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 2020  giugno 06 Sabato calendario

Centomila casi al giorno sembrano pochi?

Il coronavirus accelera nel mondo, a una velocità mai registrata prima: dal 21 maggio a oggi, più di 100 mila casi al giorno sono diventati quasi la norma (mentre ad aprile solo una volta si era superata quella soglia): la maglia nera spetta al 3 giugno, con il record di 130.400 nuove infezioni. I dati della Johns Hopkins University mostrano dove l’epidemia cresce di più: America Latina, Caraibi, Medio Oriente, Africa, ma anche Paesi asiatici molto popolati come Bangladesh e Pakistan. L’impennata può essere solo in parte dovuta all’aumento dei test effettuati. L’onda della pandemia che ha viaggiato verso Ovest dall’Estremo Oriente alle Ande non ha perso forza. E si temono risacche pericolose dove il peggio sembrava passato. Ecco una piccola ricognizione dei punti più a rischio.
Oltre 6,6 milioni di casi, più di 393 mila vittime in almeno 188 Paesi (più di un quarto negli Usa). La Cina oggi ha annunciato le dimissioni degli ultimi tre pazienti dagli ospedali di Wuhan. Ma il bilancio di 4.600 morti, dato da Pechino, appare ampiamente sottostimato. Anche in Europa e nel Nord America si è superato il picco. Ma in Paesi come Libia, Iraq, Uganda, Mozambico e Haiti, i nuovi casi accertati raddoppiano ogni settimana. In Brasile, India, Cile, Colombia e Sudafrica fanno il bis ogni due.

Vicini europei
Se la Spagna registra un solo decesso e 177 nuovi casi, per il Portogallo ieri è stato il giorno peggiore da un mese (377 nuovi contagi). Mentre l’Irlanda da lunedì lancia la fase 2 (spostamenti entro 20 km da casa), la Gran Bretagna supera quota 40 mila vittime con 357 decessi nel giro di 24 ore.

Dall’India al Perù
Il governo Modi apre templi e centri commerciali, alberghi e ristoranti, ma comunica un nuovo picco di positivi (9.851) con 273 morti. I contagi (probabilmente sottostimati) hanno raggiunto quota 235 mila, con oltre 6.300 decessi. Anche il Perù riapre, mentre si continua a morire: con più di 5 mila vittime è la seconda nazione più colpita dell’America Latina (dove i morti sono oltre 60 mila).

Il Brasile supera l’Italia
Con buona pace del presidente negazionista Jair Bolsonaro il Brasile da ieri è al terzo posto (dopo Usa e Gran Bretagna) per lutti: ieri 1.473 vittime (34.021 morti in tutto). Bolsonaro corre ai ripari, imponendo che il bollettino del coronavirus passi in seconda serata, dalle ore 19 alle 22 (saltando i telegiornali più seguiti).

Russia e Egitto
I governi (più o meno autoritari) che hanno dichiarato vittoria prima della battaglia sono quelli più in difficoltà. La Russia di Putin (popolarità ai minimi) è costretta a registrare 144 decessi e 8.726 nuovi casi in un giorno. Nell’area mediterranea, attenzione all’Egitto di Abdel Fattah al-Sisi (101 milioni di abitanti). Il suo ministro della Sanità ammette che il bilancio potrebbe essere di 117 mila malati (contro i 30 mila ufficiali). Una manifestazione contro il Faraone (cosa rara) arriva dai medici del Cairo, che protestano per la mancanza di strumenti di protezione.

Africa
Sulla carta conta meno del 3% del totale (163 mila casi), ma con soli 1.700 test per ogni milione di abitanti. Il Sudafrica ne ha fatti più di tutti e risulta il più colpito (un quarto degli infetti): ieri nel Paese di Mandela è stato il giorno più buio, con 3.267 nuovi casi. L’epicentro (più della metà dei contagi) è la provincia di Città del Capo. L’emergenza Covid-19 ha rallentato anche le vaccinazioni di base (non solo in Africa): l’Unicef teme che cinquemila bambini al giorno possano morire presto di malattie come il morbillo, per cui un vaccino esiste eccome.