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 2020  giugno 06 Sabato calendario

La figlia è morta, l’Asl chiede 30 euro di ticket

«Quella lettera in cui mi si chiedono 30 euro per prestazioni non urgenti al Pronto soccorso è stata come una pugnalata al cuore. La mia bambina di un anno e mezzo, dopo 24 ore da quell’accesso al Pronto soccorso pediatrico di Aosta, giudicato da codice bianco, è entrata in coma. Poi è morta». A parlare è Yves Chapellu, il papà di Valentina, di 17 mesi di Aosta, morta lo scorso 17 febbraio all’ospedale Regina Margherita di Torino dopo essere stata ricoverata in condizioni giudicate ormai disperate. La bambina, dal 20 gennaio all’11 febbraio, era stata portata al Pronto soccorso pediatrico di Aosta quattro volte. In tutte le occasioni era stata visitata e dimessa, secondo i medici presentava sintomi influenzali. Ora l’Azienda Usl valdostana, con una lettera di sollecito, chiede al padre di pagare il ticket di 30 euro per l’accesso al Pronto soccorso dell’11 febbraio, in quanto considerato una visita non urgente, da codice bianco. «Oltre al danno la beffa - continua Yves Chapellu, con tono pacato, solo a tratti rotto dalla commozione nel ricordare la sua bambina - ma un po’ me lo aspettavo. L’ultima volta che siamo andati in ospedale ci hanno fatti accedere come codice bianco, quindi soggetti al pagamento di un ticket. Speravo che operassero con un po’ di coscienza. E’ stato di cattivo gusto e superficiale. Valentina dopo 24 ore è entrata in coma ed è morta».
L’odissea di Valentina è iniziata il 16 gennaio. «Stava male da giorni - continua il papà - per cui siamo andati al Pronto soccorso. E’ stata visitata e mandata a casa, ci hanno detto di somministrarle la tachipirina. Le cose non miglioravano, ci siamo recati in ospedale altre tre volte. Sempre la stessa cosa. Ci dicevano di prendere la tachipirana, e di andare a casa. L’11 febbraio stessa cosa. Questa volta in più ci hanno detto di fare l’aerosol. Il giorno dopo la bambina era peggiorata. E’ andata in arresto respiratorio». Poi la corsa in ambulanza fino all’ospedale. «La piccola piangeva - racconta ancora il papà -, la volevano intubare quindi è stata sedata. Noi siamo usciti dalla stanza in cui la stavano visitando, eravamo fiduciosi dell’operato dei medici. Valentina non si è più ripresa. E’ stata portata all’ospedale Parini di Aosta per essere stabilizzata e alle 6 del mattino trasferita all’ospedale Regina Margherita di Torino. Dove è morta. Cinque giorni interminabili, la nostra vita da allora è finita». 
Nonostante il dolore, i genitori di Valentina acconsentono alla donazione degli organi. «Ora c’è un’inchiesta in corso - conclude Yves Chapellu -, noi non puntiamo il dito contro nessuno, non accusiamo nessuno. Chiediamo solo giustizia. Quello che ci lascia basiti è che tutte le volte che siamo andati al Pronto soccorso perché la nostra bambina stava male nessuno abbia fatto ulteriori accertamenti per capire perché la febbre non passava, perché non si riprendeva. Sembrava sempre di dare fastidio. Dall’Azienda sanitaria aostana a parte una lettera di sollecito a un pagamento non abbiamo ricevuto altro». La procura per la morte della piccola ha indagato quatto pediatri per omicidio colposo.
Per il commissario dell’Usl della Valle d’Aosta, Angelo Michele Pescarmona, quella lettera «è stata semplicemente una richiesta ordinaria. Era un codice bianco, quindi chi ha fatto il sollecito per il pagamento del ticket ovviamente non era a conoscenza di ciò che è successo dopo. La richiesta dal punto di vista amministrativo è giusta, ma è inopportuna. Adesso la annulleremo e chiederemo scusa alla famiglia».