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 2020  giugno 06 Sabato calendario

I dati sorprendenti sul lavoro negli Usa

Il mercato del lavoro degli Stati Uniti dà insperate dimostrazioni di riscossa, anche se la strada verso un recupero dell’economia potrebbe rimanere ardua. In maggio sono stati creati 2,5 milioni di posti di lavoro, un record che ha smentito previsioni di ulteriori perdite di 8,3 milioni di buste paga. Una simile flessione avrebbe portato a oltre 30 milioni gli impieghi bruciati dall’inedita crisi innescata dalla pandemia e il tasso di disoccupazione vicino al 20 per cento. Sull’onda delle progressive riaperture negli stati americani di attività ferme da marzo per precauzioni sanitarie, il tasso dei senza lavoro è invece sceso al 13,3% dal 14,7 per cento.
Donald Trump ha celebrato i dati, definendoli in un tweet «al di là dell’immaginabile» e in dichiarazioni della Casa Bianca il prologo d’un ritorno a una robusta espansione, quest’anno e il prossimo. Trump, assediato da critiche per la gestione del coronavirus e delle recenti rivolte anti-razziste, in vista delle elezioni di novembre ha promesso «la più grande rimonta nella storia». Che potrebbe deragliare solo a causa delle politiche di maggiori tasse e spesa perseguite dal partito democratico.
Maggior ottimismo è trapelato tra gli analisti: Citigroup ipotizza «un cammino più breve e diretto» di ripresa, nonostante possa richiedere almeno un anno. Berenberg anticipa ulteriori guadagni nel lavoro nei prossimi mesi. E qualcuno ha risfoderato una ripresa a “V”. Ma, se maggio evidenzia che un recupero è scattato prima del previsto, arrivano anche inviti alla cautela, in attesa di verificarne la tenuta, di valutare quanti e quali posti di lavoro torneranno davvero tra i circa 20 milioni che tuttora mancano all’appello. In gioco è il peso di incognite che vanno dal futuro del coronavirus all’impatto delle tensioni sociali. Il tasso di senza lavoro degli afroamericani è aumentato a maggio, al 16,8% dal 16,7% rispetto a un declino di 1,8 punti per i bianchi al 12,4 per cento. 
Il mese scorso l’occupazione ha riguadagnato quota in alcuni tra i settori più traumatizzati dalla paralisi per il Covid-19. Ospitalità e tempo libero hanno generato 1,2 milioni di assunzioni nette, dopo cadute di 7,5 milioni in aprile. La ristorazione ne ha create 1,4 milioni, reduce da perdite di 6,1 milioni il mese precedente. Le costruzioni hanno creato 464.000 nuove buste paga, istruzione e sanità 424.000. Il retail ha aggiunto 368.000 impieghi dopo averne cancellati 2,3 milioni in aprile. Il manifatturiero, dove l’auto ha cominciato a riaprire i cancelli dal 18 maggio, ha riportato 225.000 nuovi impieghi dopo averne persi 1,3 milioni. È stato paradossalmente incoraggiante un declino dell’1% nei salari orari, perchè un brusco rialzo del 4,7% in aprile rifletteva in realtà la sproporzionata eliminazione di posti a basso stipendio. 
Sintomi di continuo malessere sono al contrario giunti dal pubblico impiego, che ha eliminato 585.000 impieghi davanti a budget locali schiacciati da mancate entrate fiscali e spese per la lotta al virus. Una disoccupazione al 13,3% resta inoltre storicamente molto elevata. Ed è sottostimata da problemi di classificazione: includendo la categoria degli “occupati temporaneamente licenziati” lo stesso Dipartimento del Lavoro segnala che sarebbe del 16,4 per cento. Il tasso allargato di disoccupati, lavoratori scoraggiati, costretti al part-time o con impieghi marginali è inoltre ancora più alto: del 21,2% rispetto al 22,8% di aprile.
«Il Paese al momento svolta da pandemia e recessione – ha indicato Chris Rupkey di Mufg –. Ma tutti i lavoratori che hanno perso lo stipendio avranno difficoltà a riconquistare la loro posizione nella società, con molti impieghi che saranno svaniti». I disoccupati che si considerano momentaneamente sospesi dal lavoro il mese scorso sono diminuiti al 73% dal 78,3% del totale, segno di accresciuti rischi di perdite permanenti di impieghi.