Il Sole 24 Ore, 6 giugno 2020
Esaurite le scorte di bici
La scena si ripete ovunque: nella fase due le file si sono spostate dai supermercati ai negozi di biciclette. Complici gli incentivi fino a 500 euro per il 60% del valore della bici, negozi al dettaglio e grande distribuzione hanno di fatto esaurito le scorte e le consegne sono ormai rinviate a luglio, se non all’autunno. L’industria delle due ruote sta lavorando a pieno regime da fine aprile, da quando ha potuto ripartire, ma ora si trova in affanno a tenere il passo della domanda. A frenare la capacità produttiva è la carenza di componenti, a partire dai telai, importati per la quasi totalità dal Far East, che a sua volta fatica a recuperare i mesi di lockdown. Intanto però le vendite hanno recuperato i due mesi di stop forzato: «A maggio le vendite hanno raggiunto le 500-540mila unità, un livello sostanzialmente raddoppiato rispetto a un anno fa», stima Piero Nigrelli, direttore del settore ciclo di Confindustria Ancma, che ha appena concluso un giro tra produttori e distribuzione. Anche se i beneficiari dell’incentivo sono solo i residenti in Comuni con più di 50mila abitanti, si può ipotizzare che lo stanziamento di 120 milioni di euro sia ormai in esaurimento (sempre che non sia aumentato): un incentivo medio di 300 euro copre 400mila bici.
Ma la corsa alle due ruote prescinde dal mero incentivo, non limitata ai grandi Comuni: a fare la sua parte è stata anche la consapevolezza della bici come veicolo di spostamento sicuro che mette al riparo da paure reali post-Covid. Acquisti più ragionati che lasciano sperare in un’onda lunga degli acquisti che permetta di superare gli 1,7 milioni di bici vendute nel 2019: gli incentivi del 2009 avevano permesso di superare quota due milioni. «Pur trattandosi di un’iniziativa temporanea – commenta Paolo Magri, presidente di Confindustria Ancma -, gli incentivi sono stati certamente in grado di alimentare anche un movimento culturale nella pubblica opinione e speriamo possano farlo anche nelle istituzioni per spingerle a programmare una mobilità urbana e un’infrastrutturazione ciclabile finalmente più sicura ed equilibrata».
L’associazione dei produttori delle due ruote ha iniziato a studiare per il ministero dell’Ambiente uno spostamento dell’incentivazione dall’acquisto all’utilizzo: più usi la bicicletta più ti pago. A fare da apripista è stato il comune di Massarosa, in provincia di Lucca, ma ora c’è anche una città come Bari che paga i cittadini a chilometro. Anche la Fantic Motor che, dopo il rilancio del Caballero ha debuttato con una linea di ebike, ha iniziato a sostenere i suoi dipendenti ciclisti: 25 centesimi per chilometro percorso. Ma quei 25 centesimi in busta paga raddoppiano per l’azienda, caricati di imposte. Per questo sarebbe anche auspicabile una defiscalizzazione. Ma adesso la strada per la bicicletta sembra tutta in discesa.