Credo che dipenda dall’amore con cui lavoro, non bluffo mai». Lessico inimitabile, Leosini domenica torna su Rai 3 con due nuove puntate di Storie maledette in prima serata, «Purtroppo» spiega «con l’emergenza coronavirus non abbiamo potuto più fare niente.
È stata gestita con saggezza: una pandemia nelle carceri sarebbe stata una tragedia enorme».
Il progetto quante puntate «Quattro. Le altre le realizzerò la prossima stagione. Mi dispiace perché sono mesi di studi che saltano: per ogni vicenda esaminata mi tuffo negli atti; la storia maledetta è il grande romanzo della vita. La sintesi di un delitto è l’ultimo atto di un percorso».
«ll rapporto tra l’omicida e la vittima, ricerco il “guasto” che porta al gesto estremo. Indago la psicologia, mi irrito quando dicono: “era una persona normale”. Che vuol dire? I delitti non si giustificano ma si interpretano, penso a quelli privati, non tratto camorra e mafia. I gesti efferati spesso non somigliano alla persona che li compie. Mi metto nei panni della vittima e in quelli dell’omicida: nella vita dovremmo sempre cercare di capire le due sponde».
Dice che non giudica, ma un’opinione se la farà anche lei....
«I tre verbi che frequento sono: capire, dubitare e raccontare.
Lascio le certezze agli imbecilli, noi del programma cerchiamo di non averne. Studio gli atti parola per parola. Quando incontro una persona ho preso talmente tante informazioni che ne so più io di lei».
Di quali casi si occuperà?
«Il primo è quello del dentista Francesco Rocca, ambientato a Gavoi nel cuore della Sardegna.
È stato condannato all’ergastolo, definitivamente, con l’accusa - che lui rifiuta - di essere il mandante dell’omicidio della moglie, uccisa nel garage di casa. Si era innamorato dell’assistente di studio. Dopo cinque anni una lettera anonima ha riaperto il caso.
Al centro della seconda storia c’è una donna, Sonia Bracciale, condannata a 21 anni con l’accusa di essere la mandante del pestaggio del marito, che ha portato alla morte dell’uomo. In generale la differenza è che l’uomo esegue il delitto, la donna si macchia la coscienza ma non si sporca le mani».
Agatha Christie insegna che una pistola col calcio di madreperla può trasformare una signora in killer...
«Questo è vero, con una certa eleganza».
Non si è stancata di occuparsi di delitti?
«No. Faccio Storie maledette dal 1994 e ci ho messo in mezzo Ombre sul giallo , che peraltro andò molto bene. Però ho parlato col neo direttore di Rai 3 Franco Di Mare di un altro progetto».
Cambia registro? Cucina, giardinaggio?
«In tv mi sembra che si cucini anche troppo. A me incuriosisce l’essere umano, più le vite sono complesse, più mi interessano».
Cosa trova nel crimine?
«Purtroppo il crimine è il grande romanzo della vita, ha mille sfaccettature. In ogni vicenda noir ci sono contesti interessanti e diversificati. Anche l’ambientazione di una storia ha la sua importanza: non dico che i luoghi determinino i comportamenti, ma spesso sono complici».