Il Sole 24 Ore, 4 giugno 2020
I numeri della discriminazione razziale negli Usa
Gli Stati Uniti sono un Paese drammaticamente diviso tra una società bianca e una nera. Abusi della polizia, discriminazione sul lavoro e a scuola, nella politica e nelle urne, diffusa diseguaglianza, povertà e segregazione residenziale, sono alla radice di dure proteste. In una parola: il razzismo profondo. Non gruppi di facinorosi e le loro cospirazioni, né mass media di parte che infiammano le tensioni.
La conclusione è della Kerner Commission, che in 708 pagine denuncia il profondo malessere dell’America. Una denuncia in realtà del 1968, redatta su incarico dell’allora presidente, il democratico Lyndon Johnson,in risposta a rivolte razziali che scuotevano la nazione. Ma che trova eco oggi,segno d’una sfida irrisolta. Un’immagine di allora, una copertina di Newsweek al Museo di storia afroamericana, parla attraverso i decenni: ritrae le mani di una persona di colore, una stretta a pugno, l’altra aperta e protesa verso l’alto. Verso l’inafferrabile sogno americano. (…)
Studi McKinsey, dell’Ufficio federale del Censimento e di centri di ricerca indipendenti danno valutazioni simili quando si tratta dell’eredità pesante delle divisioni razziali. La differenza di aspettative di reddito tra afroamericani e bianchi nella vita raggiunge il milione di dollari. Il lavoratore nero medio guadagna il 28% in meno di un bianco. Il reddito annuale tipico è 71.000 dollari per i bianchi, 41.000 per i neri. La disoccupazione, aggravata per tutti dalla pandemia, era in aprile al 16,7% per gli afroamericani, al 14,2% tra i bianchi.La famiglia mediana di colore ha patrimoni di oltre dieci volte inferiori, 17.150 dollari contro 171.000 – solo il 44% dei neri possiede una casa contro il 72% dei bianchi e il 37% dei neri possiede zero o meno di zero. La povertà è al 20,8% per i neri, quasi il triplo dei bianchi. Una chiusura dei gap potrebbe aggiungere forse il 6% al Pil entro il 2028.
Ancora: il 65% degli afroamericani vive in 16 stati con scarso accesso a sanità e opportunità. Privi di copertura medica sono il 9,7% degli afroamericani contro il 5,4% dei bianchi. E se i neri sono il 13% della popolazione, sono oggi il 23% delle vittime del coronavirus. Soffrono abitualmente di mortalità infantile doppia, decessi per parto 3,3 volte superiori, inferiore aspettativa di vita, maggiori malattie croniche e carenze alimentari.
I neri sono il 23% delle vittime degli agenti e un terzo dei carcerati. Nella scuola il deficit di spesa tra neri e bianchi è di 2.226 dollari a studente. Posizioni di potere sono spesso sbarrate: solo quattro Ceo delle 500 principali aziende Usa sono neri.
Minneapolis, dove è stato ucciso Floyd, è un microcosmo delle disuguaglianze. Il reddito medio dei neri è il 44% dei bianchi; e il Minnesota detiene record di disparità nelle condizioni abitative e nell’istruzione. Tanto che risuonano altri moniti, antichi e sempre attuali. Martin Luther King, assassinato proprio in quel lontano 1968, era noto per il “sogno” di eguaglianza. Ma disse anche che «la rivolta è il linguaggio di chi non viene ascoltato».