Il Sole 24 Ore, 4 giugno 2020
Tiffany, in bilico la vendita: Lvmh vuole lo sconto
Lvmh chiede lo sconto nell’acquisizione da oltre 16 miliardi dollari dell’americana Tiffany. Secondo indiscrezioni il colosso francese del lusso, che con la conquista del prestigioso marchio intende allargare la sua presenza sul mercato statunitense e sul fronte dei gioielli, sta adesso considerando opzioni per rinegoziare i termini finanziari pattuiti. L’operazione è stata annunciata lo scorso novembre ma non è ancora formalmente completata, in attesa del via libera delle autorità di regolamentazione.
Una possibile battaglia: in mancanza di compromessi e se i vertici del gruppo transalpino insisteranno, potrebbe finire in tribunale. Da quanto emerso Lvmh, nel chiedere condizioni più vantaggiose per il merger, potrebbe cercare di far leva sulla crisi economica causata dalla pandemia da coronavirus e sulle tensioni esplose negli Stati Uniti per le proteste razziali. Timori sarebbero affiorati anche sul debito del gruppo Usa. Il consiglio di amministrazione di Lvmh si è riunito già martedì per considerare il da farsi.
L’incertezza ha pesato su Tiffany in Borsa. Il titolo ha perso il 9% martedì e un altro 2% ieri, in attesa che si chiarisca il diverbio. Alcuni analisti hanno giudicato credibile che vengano riesaminati i costi del merger alla luce delle mutate condizioni. Pressioni tuttavia potrebbero esistere su entrambe le aziende per mantenere alla fine un accordo.
C’è chi ha indicato che una marcia indietro di Louis Vuitton potrebbe costare particolarmente cara a Tiffany a Wall Street, ipotizzando tagli del target per il titolo da 135 dollari – il prezzo in contanti concordato nel merger – fino a 65 dollari, in un segno delle difficoltà del gruppo a restare indipendente. Lvmh da parte sua ha ragioni strategiche per continuare a volere in portafoglio la società statunitense, che non sono venute meno con le crisi in atto, stando agli analisti di Sanford C. Bernstein. L’arrivo di Tiffany, con la sua storia di 183 anni alle spalle, le consentirebbe di sfidare ad armi pari, per la leadership nella gioielleria su scala globale, la rivale Richemont che controlla Cartier.
La fusione Lvmh-Tiffany non è la sola a essere nella bufera nel clima attuale. Tra le combinazioni saltate, la cessione della quota di maggioranza in Victoria Secret da parte della L Brands al private equity Sycamore Partners. Il sipario sul deal di Louis Vuitton, per dimensioni e alto profilo dei protagonisti, darebbe però un segnale preoccupante per le prospettive di fusioni e acquisizioni.