ItaliaOggi, 4 giugno 2020
Periscopio
Nella foga di rincorrere il momento, tutti fanno e nessuno pensa. Renato Brunetta, deputato di FI. Il Giornale.
Vivevamo nel migliore dei mondi possibili e facevamo finta di non saperlo. Andrea Di Consoli. il Giornale.
Il distanziamento sfida la logica e la salute: devi essere distante 5 metri all’aperto, per esempio al mare; mentre al chiuso, in bus, dove il rischio è più alto, basta un metro. Il virus è di sinistra, grazia quindi i mezzi pubblici, non perdona lo svago. La divisione degli spazi segnata per terra indica una specie di regressione infantile della popolazione al gioco della campana. Marcello Veneziani. Panorama.
Già ora lo stato d’eccezione ha ridotto le nostre libertà. Ovviamente, per proteggerci. E temporaneamente. Ma è un dato che il tabù della società liberale è stato infranto. Anche la domanda che in una situazione normale è proibita, oggi si ascolta serenamente: la dittatura decide meglio della democrazia? Quando Matteo Salvini invocò i pieni poteri, scandalizzò tutti. E giustamente. Oggi, sono molti a dire che servono i pieni poteri, che non si può concepire l’idea che il capo indichi una direzione e un generale vada dall’altra parte. La retorica è: «Siamo in guerra». E in guerra comanda uno solo. La democrazia è sospesa. Walter Siti, scrittore (Nicola Mirenzi). Huffington Post.
Questo alzarsi di saracinesche, questo alacre arieggiare e ripulire, e il ritorno di facce familiari, mi fa pensare a quando, da bambina, in montagna, contemplavo l’arrivo di violenti temporali. Nello scoccare dei primi lampi dal cielo nero, tutti i vicini correvano a chiudere vetri e imposte, a richiamare i bambini dai cortili, e anche le rondini zittivano, e si rifugiavano sotto le grondaie. Poi tuoni, grandine, fulmini: come finisse il mondo. Ma ecco, la tempesta si allontanava, schiariva il cielo, si affacciava un raggio di sole. E allora tutti a riaprire gli scuri e le porte, il fabbro dall’officina ricominciava a martellare, e noi bambini tornavamo a giocare. Marina Corradi, scrittrice. Avvenire.
Dismesse le vesti matronali di ministro, la Anselmi indossò la toga virtuale di presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2. Che non si capisce a che cosa sia servita, visto che, alla fine, nella relazione di maggioranza a sua firma, lunga oltre un centinaio di pagine, i sostantivi «reato» o «reati» ricorrono soltanto sei volte su quasi 70 mila parole e mai per fatti determinati e specifici attribuibili agli adepti della loggia massonica. E infatti una quindicina d’anni più tardi Licio Gelli e gli appartenenti alla P2 furono tutti assolti con formula piena dall’accusa di complotto ai danni dello Stato. Per riassumere: niente reati, tanti sputtanati. Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto, Buoni e cattivi. Marsilio, 2014.
Vi chiederete perché questa idea semplice e dignitosa di cavarcela da soli, senza la Ue, che pure è gradita parlandone in giro, non fa breccia a Palazzo. Si dà una ragione tecnica: per sottoscrivere bisognerà intaccare i conti correnti diminuendo la liquidità bancaria con danno del sistema. Mai sentita la stessa obiezione per i rituali prelievi delle imposte di giugno o consimili. Quindi, datemi retta, la vera ragione è che se va in porto l’operazione dell’Italia, paese serio e schiena dritta, va a ramengo pure la fiaba dell’Ue nostra àncora di salvezza. Con immaginabili conseguenze. Giancarlo Perna. la Verità.
«In altri tempi avrei chiesto alla gendarmeria vaticana. Però anche loro non sono più quelli di una volta. Siamo nel mirino: lobby anticattoliche, evangelici, terroristi… E qui sembra che il problema sia diventato lo Ior. Pulizia nello Ior! Laviamo le macchie dello Ior! Anche lo spettacolo macabro di un papa populista ci è dato in sorte… quante prove ci infligge il Signore», sospirò il cardinale. Altra boccata di sigaro. Aldo Cazzullo, Fabrizio Roncone, Peccati immortali. Mondadori, 2019.
All’esame di vocazione, monsignor Pier Carlo Landucci, che ora è avviato a diventare beato, mi chiese: «Ti sono più simpatici i liberali o i comunisti?». Risposi: mio padre è falegname e io da piccolo mi vedevo netturbino, dunque... Non voleva ammettermi al sacerdozio. Gianni Gennari, 80 anni, ex prete, oggi collaboratore di Avvenire (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Chi siamo per decidere chi è normale e chi non lo è? In fondo, tutto il lavoro di mio padre è stato riconoscere all’anormalità il diritto a essere normale. La mia famiglia mi ha insegnato a non essere condizionata dal pregiudizio. Insomma a vivere e a pensare con un buon margine di libertà. Le regole c’erano eccome. Ad esempio la televisione era bandita. Prima ancora che Pasolini lanciasse il suo anatema, mio padre la riteneva una fabbrica di conformismo. Devo dire che, in certi momenti, ne ho sofferto la mancanza. A scuola le mie amiche vedevano Carosello, ascoltavano il Festival di Sanremo, condividevano slogan e canzoni. Io e mio fratello niente. Alla fine, di nascosto, andavo dalla mia amica Fulvia, figlia del portinaio, che la televisione l’aveva. Alberta Basaglia, scrittrice (Antonio Gnoli). la Repubblica.
La vita si può leggere come una scala con vari pianerottoli. È impossibile comprenderne il senso complessivo se si salta il primo pianerottolo, che per me ha coinciso con l’avventura giovanile nella Legione Straniera. Ora la ricordo non per ciò che è stata (in fondo un collegio molto disciplinato e un po’ pericoloso, non di più) ma per quello che mi ha fatto diventare, un convinto anticolonialista e terzomondista. L’insegnamento negativo di quella esperienza, durata cinque anni, ha prodotto una maturazione progressiva che mi ha segnato definitivamente. Bernardo Valli, inviato speciale internazionale (Simonetta Fiori). la Repubblica.
Campbell era un angelo nell’uniforme di una scuola privata; lui, la nobile testa, il mento Yale, l’ampia struttura e l’abito inglese da 1.800 dollari, il padre dell’angelo: un uomo di qualità. Intuiva gli sguardi ammirati, gli sguardi di invidia dei conducenti, dei pedoni, di tutti quanti. Tom Wolfe, Il falò delle vanità. Mondadori, 1988.
Ho passato la vita a cercare di capire il senso di questa avversità, ma non ho una risposta seria. Nei miei primi trent’anni di vita infatti sono stato preso solo a calci dalle donne. Poi ho conosciuto mia moglie, Angela, una donna straordinaria, ma non ho dimenticato. Ancora adesso faccio sogni in cui vengo rifiutato da una figura femminile. Edaordo Boncinelli, genetista (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Le persone noiose sono le ladre del tuo tempo. Roberto Gervaso. Il Giornale.