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 2020  giugno 01 Lunedì calendario

Biografia di Christo Vladimirov Javacheff

Christo Vladimirov Javacheff (1935-2020). Artista americano, di origine bulgara. Tra i più grandi esponenti della Land Art. Nel 2016 aveva realizzato l’opera The Floating Piers sul Lago d’Iseo. «Con la sua arte modificava e ridisegnava il paesaggio. In più di cinquant’anni di carriera, trascorsi in gran parte con la compagna della vita Jeanne-Claude, scomparsa nel 2009, ha imballato e impacchettato il mondo. Da Porta Pinciana a Roma, nel 1974, al Reichstag di Berlino (1995), passando per il Pont Neuf di Parigi (1985). Il primo edificio imballato, nel 1968, è la Kunsthalle di Berna. Da allora il suo stile diventa inconfondibile. Il suo vero obiettivo era realizzare le visioni che aveva in testa. Cambiare l’immagine del mondo, anche solo per il tempo della durata della sua installazione.  Della sua opera diceva “Non voglio usare chiavi politiche, letterarie o religiose per parlare del mio lavoro. Il mio lavoro è la cosa in sé. Se vogliamo, è politica in sé. Avete idea di cosa può voler dire ottenere i permessi per impacchettare il Reichstag? Convincere Mister Kohl e tutto il Bundestag? Costringerli a votare qualcosa che non esiste ancora, se non nell’immaginazione? Questa è vera dimensione politica, non illustrazione della politica, ma pura visione politica”» [Rep]. «All’inizio del secolo, Marcel Duchamp aveva ribaltato i linguaggi e il destino dell’arte prelevando un oggetto qualunque (scolabottiglie, ruota di bicicletta) e collocandolo in un museo, assegnandogli così de iure il valore e la visibilità di opera d’arte. Christo fa esattamente il contrario: l’oggetto diventa opera quando sparisce, quando viene sottratto alla vista e all’uso normale ma resta fisicamente, brilla nella propria presenza invisibile. Ecco allora i primi pacchetti, presentati a Parigi nel ’58» (Martina Corgnati). «Giovane e squattrinato, a Parigi, avvolgeva nella tela e legava bottiglie, lattine, bidoni. All’epoca nessuno capiva quello che faceva. Pochi lo collezionavano, tanto che per sopravvivere era costretto a fare ritratti, compreso quello di Precilda de Guillebon, madre di Jeanne-Claude. E così incontrò la donna con cui non ha mai smesso di vivere e lavorare» (Fiamma Arditi). Dichiarò Jeanne-Claude: «La mia formazione artistica si può raccontare brevemente. Quando Christo e io ci incontrammo, a Parigi, avevamo entrambi ventitré anni. Siamo nati lo stesso giorno, alla stessa ora. Christo era già un artista, io no. Io sono diventata artista solo per amore. È stato Christo a farmi conoscere dapprima il Louvre, che io non conoscevo per i suoi quadri, ma per la pista di pattinaggio a rotelle. In seguito mi condusse alle gallerie d’arte moderna, d’arte contemporanea e d’avanguardia. La prima opera realizzata in coppia è del 1961». Quest’anno avrebbe dovuto impacchettare l’Arco di Trionfo a Parigi. Il progetto è stato rinviato per la pandemia e riprogrammato all’autunno 2021.