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 2020  giugno 04 Giovedì calendario

Intervista a Adam Gopnik

Quanto a grazia tra unicorni e rinoceronti non c’è partita. Il problema dei primi, però, è che esistono solo nelle fiabe. Nella vita vera meglio appassionarsi dei secondi che, a dispetto delle gambe tozze, andranno decisamente più lontano. Ne è convinto Adam Gopnik, uber-firma culturale del New Yorker che affronta un monumentale classico di teoria politica ne Il manifesto del rinoceronte (Guanda). Dove il liberalismo sarebbe il mammifero umile e tracagnotto ma capace di cambiare in meglio le esistenze delle persone, alternativa realistica alla seduzione spesso inconcludente della sinistra radicale.
Pensato come lettera aperta alla figlia per aiutarla a digerire lo shock dell’elezione di Trump, il saggio è una circumnavigazione del pensiero liberale da John Stuart Mill ai giorni nostri, passando per Montaigne e Philip Roth, prediligendo lo ieri rispetto all’oggi. E dando un singolare rilievo, rispetto alla storiografia classica, alla vita sentimentale dei personaggi perché «volevo restituire la dimensione appassionata di un movimento di idee troppo spesso ritenuto astratto o arido». Abbiamo raggiunto Gopnik via Skype nel suo studio in cui la grande muraglia di librerie bianche sembra proteggerlo, meglio di qualsiasi mascherina, dalla pandemia.
Lei scrive che la "simpatia sociale", ovvero la capacità di provare empatia per persone fuori dalle proprie cerchie, fondamentalmente diverse da noi, è il più importante pilastro liberale. Perché?
«Liberalismo è diventato una brutta parola, sinonimo di debolezza. Ma ciò che quel complesso di idee fa è prendere ciò che sappiamo della vita, le nostre prassi di convivenza e applicarlo a una teoria politica. Il saper entrare in sintonia con l’altro ne è la premessa. Gli altri elementi costitutivi sono la tolleranza e il pluralismo, sia individuale che istituzionale».
La principale causa della cattiva reputazione del liberalismo è il neoliberismo economico. Cosa hanno incomune?
«Friedrich Hayek sosteneva che il socialismo implica schiavitù e non si poteva avere liberalismo senza libero mercato. Poi è arrivata la socialdemocrazia in Europa e le libertà individuali non sono affatto diminuite. D’altrocanto in Cina c’è il capitalismo ma non  i diritti. Le due cose non sono quindi consustanziali. Aggiungerei che nonconoscoquasinessunochesi definiscaneoliberista:laThatcher,per dire,sidicevaconservatrice.È un terminecheserveessenzialmenteper infangareilbuonnomedelliberalismo umanistacuimiriferisco».
Il titolo originale del libro è "A thousand little sanities", un migliaio di cose sensate. E l’apprezzamento delle piccole cose riformiste in alternativa a una grande idea trasformativa è una sua costante. Che c’entrano le fogne di Londra del 1866?
«Racconto del filosofo George Lewes e della compagna George Taylor che furono decisivi nel far realizzare il sistema fognario che permise di debellare il colera. È un esempio splendido, a partire dall’umile idraulica, del liberalismo procedurale che mi piace. Gli uomini gettano i tubi che, a loro volta, salvano gli uomini».
Quale sarebbe oggi un gesto liberale di comparabile rilevanza?
«Ilcoronavirushacolpitotutti.Mail Canada,dovesononato,harisposto moltomegliodegliStatiunitigrazieaun sistemasanitariopubblico incommensurabilerispettoalnostro chelucrasulleoperazionichirurgiche.
Ecco,ilgovernatoreAndrewCuomosta cercandodicambiareilsistema, uniformandolo:seaBuffalocisono mascherineineccessodevono condividerlaconNewYorkdove mancano,ecosìvia.GermaniaeCorea delSudstannovincendolasfidanon perunasingolacuramiracolosa,maper centinaiadicosefattemegliodialtri.
Ripensareilsistemasanitariopotrebbe esserel’equivalentedellefognenel 2020».
In ragione del medesimo realismo lei sostiene che le elezioni si vincono al centro. Ma Trump, che tanto la preoccupa, non è in alcun modo un centrista…
«Sebbeneciòchestoperdiresembriun alibi,Trumpnonhavintoperilvoto popolare,doveerasottodi3milioni,ma perl’assurditàdelsistemaelettorale americano.Certoècheleprossime presidenzialisarannolepiùrilevanti di sempreeTrumpnonrisparmierà nessunacartaperrestarealpotere,non importaquantagentedovràmorire nellapandemiaoquantivotidi minoranzeandrannosoppressi.Le tenterannotutte».
Tornando alla dicotomia massimalismo/minimalismo, gli Stati Uniti sono nati grazie a una rivoluzione. Dove fissa il confine tra utopia e realtà?
«Nellibrocitol’emblematicoBayard Rustin,ilbracciodestrodiMartin LutherKing,l’omosessuale organizzatoredellamarciasu Washington,messainpiedi prendendosicuraanchedeipaniniper sfamareidimostranti.Avevagrande fiducianeicambiamentiincrementali ederailnemiconumerounodi MalcolmX,checonsideravaun nichilistaammantatodiviolenza romantica.Nonhodubbisuchiavesse ragione».
Nell’ampio catalogo di pensatori che affronta spunta il romanziere Roth...
«Hoavutoilprivilegiodifrequentarlo negliultimianni,quandoavevasmesso discrivere. Ehoassistitoacasasuaalla cerimoniadiinaugurazionediTrump.Il suoprofondopatriottismoderivava dall’attaccamentoaNewark,labrutta cittàindustrialeincuiè natoecresciuto. Unpatriottismodelluogoedella personapiùchedellaclasseedella causa».