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 2020  giugno 03 Mercoledì calendario

Periscopio

Siamo pur sempre il Paese dove il commissario addetto al reperimento delle mascherine, Domenico Arcuri, si è indignato (con lo specchio, immagino) perché non si trovano le mascherine. Massimo Gramellini. Corsera.
Gli italiani odiano gli zingari che li alleggeriscono nelle stazioni del metrò, ma se non ci fossero i ricettatori italiani, non ci sarebbero gli zingari. Aldo Cazzullo, Fabrizio Roncone, Peccati immortali. Mondadori, 2019.

Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, neoeletto (53 anni, nativo di Crema), non risparmia sferzate al governo, che si è infischiato delle esigenze degli industriali. Risorse zero, fisco invariato, indifferenza verso la necessità di investimenti... Bonomi ha subito capito che con le chiacchiere non si va da nessuna parte. Con la frusta, forse sì. Cesare Lanza. Alle 5 della sera.

Quanto mi è mancato il mercato di quartiere con le sue bancarelle: dove si incrociano in pace voci lombarde e straniere, e gli ambulanti tunisini chiamano «sciura» le clienti. Volto di un’Italia popolare, fragrante, e ancora stranamente sorridente: a volte accade che un ambulante intoni una vecchia canzone di Morandi. Poi, alle due, ricaricano le loro casse e se ne vanno, su vecchi furgoni. Di che avranno vissuto, mi domando, in questi mesi? Gioia di ritrovarli, con il loro gaio e rumoroso disordine, nell’era dell’e-commerce: pezzo superstite e gentile di ciò che eravamo. Marina Corradi, scrittrice. Avvenire.

Su Huffington abbiamo provato a sentire, sulla vicenda Palamara, il pd Andrea Orlando, ex ministro della Giustizia, e Giovanni Legnini, vicepresidente del Csm, sempre del Pd. Il primo storicizza (gulp!) perché magari altre volte se ne sono viste di peggiori, comunque è ora di affrontare la questione in modo sistemico, Salvini strumentalizza, Legnini ha fatto il suo, tanti saluti. Il secondo (Legnini, appunto) assicura sull’impeccabile se stesso, e riconosce giusto che l’uso del trojan (il mostruoso virus inoculato nei telefonini per intercettare ventiquattro ore su ventiquattro, anche a telefonino spento) forse è leggermente da ripensare, ora che ci è finito in mezzo lui (ne parli col suo segretario Zingaretti, magari, o coi suoi alleati a cinque stelle, che insieme lo hanno approvato tre mesi fa, e non riescono a produrre una legge sull’utilizzo e la diffusione delle intercettazioni). Mattia Feltri. Huffington Post.

Io sono profondamente genovese e profondamente italiano. Ma sono anche europeo, di natura e di fatto, da sempre. Un europeo mediterraneo che nel ’68 è emigrato a Londra, poi ha aggiunto alla cittadinanza italiana quella francese. Guardando il mosaico da lontano vedo un disastro, non tanto per i quattrini, ma per la mancanza di solidarietà. Cosa ci vuole a capire che l’Europa è un’immensa, unica città? Con i suoi boschi, i laghi, i fiumi, le montagne; ma senza nessun deserto. Abbiamo ancora molto cammino da fare. Renzo Piano, architetto e senatore (Aldo Cazzullo). Corsera.

Pende sulla parete dello studio di Mario Cervi una foto in bianco e nero di lui e Indro che ridono allegri. «La vera amicizia e intimità di pensieri con Montanelli», dice Mario, «è venuta con i libri che abbiamo scritto insieme». È stato dopo la fondazione del Giornale. Prima, al Corriere, i due appartenevano, per così dire, a un diverso universo giornalistico. Il più anziano, Indro, era nel gruppo degli eccelsi. Mario era già importante ma non nell’empireo. Sono tredici i libri a doppia firma, Cervi e Montanelli, gli ultimi della chilometrica Storia d’Italia, iniziata da Indro negli anni 50. Giancarlo Perna. Libero.

La mia presidenza della Regione Lombardia ha coinciso con il rafforzamento dei medici sul territorio favorendone, con una legge del 2012, l’associazionismo, soprattutto nelle grandi città perché dieci medici che lavorano assieme e hanno migliaia di assistiti si accorgono molto prima dell’insorgenza di una pandemia. Questa legge, votata anche dalla Lega, fu poi ignorata dalla successiva giunta a guida leghista (Maroni) che invece prevedeva un forte indebolimento della medicina territoriale. Per raggiungere questo scopo, Maroni ruppe con i suoi collaboratori, alcuni assessori si dimisero, e quando presentò il testo definitivo, ci fu un coro di no. Tanto che la legge non fu votata dal consiglio regionale, ma venne varata con un atto di giunta. Roberto Formigoni, ex presidente della Regione Lombardia (Giuseppe Guastella). Corsera.

Donna Giuseppina P., una vecchia vedova senza figli, di Amalfi, uscì di notte sul balcone e cominciò a gridare: «Aiuto! Aiuto!». Il vicinato accorse. Donna Giuseppina, in camicia, era fuori di sé. Tremava e gridava: «Disgraziato, mi hai fatto male in vita e mi fai male anche da morto». Raccontò di aver ricevuto, mentre dormiva, uno schiaffo in faccia dal marito. Faceva vedere la guancia e, in effetti, appariva ancora rossa. «Si vedono le cinque dita». Al mattino, il paese sapeva tutto. Era un venerdì. I due banchi del Lotto scrivevano bollette su bollette; terno secco 18-14-37, tre numeri ricavati dalla Smorfia: 18 la vedova, 14 lo schiaffo, 37 il marito che picchia. I tre numeri uscirono con grande soddisfazione di tutti. In effetti, cos’era successo? Donna Giuseppina, quella sera, aveva mangiato pesante e si era addormentata con la mano sotto la guancia e aveva sognato uno dei soliti litigi col marito. Svegliatasi di soprassalto, confuse sogno e realtà. Gaetano Afeltra, Desiderare la donna d’altri. Bompiani, 1985.

Vittorio Feltri continua a lavorare senza problemi: «La mia vita non è cambiata. Mangio e dormo a casa mia, a Milano, e il resto della giornata, come al solito, lo trascorro a Libero. Mi è mancato un ristorante dove ogni tanto recarmi a cena per svago. Mi è mancato anche il Bar Basso, dove al sabato e alla domenica mi facevo uno spritz con mia moglie. Per il resto, nessun problema. La mia vita come tutte le vite è una catena di banalità». Massimiliano Parente. il Giornale.

Praticamente ho già finito gli Episodios nacionales di Galdós. Un’opera gigantesca, in un linguaggio accessibile e divertente. Descrive il caos, le contraddizioni, l’arbitrarietà di quelli che dirigono i giochi. Mario Vargas Llosa, scrittore peruviano, premio Nobel per la letteratura.

Noi viviamo sotto il brutale imperio delle masse. Le città sono piene di gente. Gli alberghi pieni di ospiti. I treni pieni di viaggiatori. I caffè pieni di consumatori. Le spiagge piene di bagnanti. José Ortega y Gasset, 1929.

«La notte è fatta per dormire». Lo dice chi non soffre d’insonnia. Roberto Gervaso. il Giornale.