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 2020  giugno 03 Mercoledì calendario

Ancora nessun accordo sul debito argentino

Il tango tra il governo di Alberto Fernández e i creditori privati dell’Argentina prosegue. Al termine di un nuovo round ( due settimane di negoziati frenetici) l’accordo sulla ristrutturazione di oltre 68 miliardi di dollari di debito non è arrivato. E, poco prima della scadenza prevista ieri, Buenos Aires ha annunciato una nuova proroga – la terza da aprile –, spostando al 12 giugno il termine affinché i fondi accettino la proposta governativa. Quest’ultima, in origine, prevedeva la riduzione moderata del capitale – intorno al 5% – e un drastico taglio degli interessi, ridotti del 62%, con calo del tasso dal 7 al 2,3%. I pagamenti, inoltre, sarebbero dovuti avvenire a partire dal 2023, dopo tre anni di moratoria. Condizioni giudicate inaccettabili dai creditori ma, man mano che le trattative vanno avanti, le posizioni sembrano avvicinarsi. La settimana scorsa, il ministro dell’Economia, Martín Guzmán, rappresentante al tavolo della posizione argentina, aveva ipotizzato – secondo fonti ben informate – la riduzione da tre a due anni della moratoria e un lieve incremento del tasso di interesse, che passerebbe dal 2,3 al 3%. Due dei tre gruppi negoziali in cui si sono organizzati i fondi rifiutano di scendere sotto il 4,2% anche se hanno mostrato una certa apertura. La diffe- renza contenuta – intorno ai sei miliardi di dollari – fa presupporre che, alla fine, si troverà un compromesso. In particolare, la presenza tra i favorevoli del gigante BlackRock aumenta le chance di una risoluzione positiva. I creditori chiedono, inoltre, che l’Argentina compensi il “biennio franco” con un’emissione straordinaria di debito a lunga scadenza. Uno scoglio affatto insormontabile. Anche perché nessuna delle due parti ha interesse a un fallimento. Buenos Aires – già in default dopo il mancato pagamento di una rata da 530 milioni di dollari di passivo – non può permettersi di essere esclusa dai circuiti finanziari internazionali, specie ora che il Paese affronta le pesanti condizioni economiche della pandemia. I fondi, da parte loro, preferiscono accordarsi con il governo che sperare in una sentenza favorevole del tribunale, per niente scontata. A rafforzare la posizione argentina, ha contribuito il sostegno del Fondo monetario internazionale (Fmi) che ieri ha definito «sostenibili» gli aggiustamenti già profilati da Guzmán. In un comunicato, l’organismo ha, inoltre, avvertito la controparte che «esiste solo un margine limitato» di ulteriori incrementi. Questi ultimi, secondo quanto anticipato dal ministro dell’Economia, dovrebbero essere presentati nei prossimi giorni per arrivare alla quadra. Per Buenos Aires, comunque, la partita del debito andrà avanti ancora a lungo. Una volta conclusa la trattativa con i fondi stranieri, l’Argentina dovrà affrontare il nodo– pur più semplice di quello attuale – della ristrutturazione del passivo interno e risolvere la pendenza di 55 miliardi di dollari con il Fmi, il prestito più alto mai erogato.