la Repubblica, 2 giugno 2020
L’azzardo di Xi
La nuova Guerra Fredda incomincia dai semi di soia. Mentre l’America brucia, la Cina la colpisce dove fa piu’ male: nel portafogli. La decisione di Pechino, sussurata da fonti ben informate a Bloomberg, di bloccare le importazioni di miliardi di dollari di semi di soia e maiale – due dei (pochi) beni che la Cina compra dagli Usa – sembra robetta, notizia da giornali di settore, specialisti di mercato e appassionati di cucina. Ma è parte di una strategia ad ampio raggio da parte del leader cinese Xi Jinping per destablizzare la prima superpotenza del pianeta. In Cina, la chiamano la diplomazia dei “lupi guerrieri” – gli eroi di una serie di film in cui i commando cinesi distruggono dei mercenari pagati dall’Ovest.
Dopo decenni di silenzi, ammicamenti e messaggi sibillini (vi ricordate la famosa, e apocrifa, frase: “È troppo presto per giudicarla”, del premier maoista Zhou Enlai quando gli chiesero della rivoluzione francese?), Xi e i suoi vanno all’attacco. Il simbolismo è perfetto: il presidente Usa Donald Trump è costretto a rifugiarsi nel bunker della Casa Bianca per proteggersi dalla rabbia di un paese lacerato da tre virus – il Covid 19, il razzismo e la diseguaglianza economica. E Xi risponde con una bordata inaspettata al commercio estero americano, da aggiungersi all’imboscata sui diritti civili di Hong Kong della settimana scorsa. E, quasi a sottolineare la nuova aggressività cinese, gli organi di Pechino deridono “l’ipocrisia” di un’America che ha appoggiato i manifestanti di Hong Kong ma che manda la polizia, l’esercito e la Guardia Nazionale contro chi protesta a Minneapolis, Chicago e New York. “Non riesco a respirare”, ha scritto Hua Chunying, portavoce del ministro degli Esteri cinese in un Tweet diretto a Morgan Ortagus, il portavoce del Dipartimento di Stato. Le ultime parole di George Floyd, trasformate in veleno diplomatico da uno dei lupi- guerrieri.
E pensare che, prima della battaglia dei semi di soia, i mercati erano stati soddisfatti dalle parole (relativamente) calme di Trump in risposta alla stretta di Pechino su Hong Kong. Gli operatori avevano paura che l’impetuosità del presidente Usa avrebbe fatto deragliare l’accordo commerciale firmato con tanta fatica a gennaio. Non avevano pensato che sarebbe stato Xi a far degenerare la situazione.
La strategia di Pechino è chiara, anche se rischiosa: mentre gli Usa e il resto dell’Occidente sono stati messi in ginocchio dal Covid 19, la Cina ha la possibilità di prendere le redini dell’economia mondiale. «È il risultato della convinzione che la Cina è in ascesa mentre l’Occidente è in declino», ha spiegato al Financial Times Jude Blanchette del Center for Strategic and International Studies.
Gli Usa e l’Europa non abdicheranno facilmente. Gli attachi di Trump a Huawei, il gigante tecnologico cinese, come anche regole più dure per le aziende cinesi che vogliono raccogliere capitali sui mercati americani e le minacce di ritorsione contro Hong Kong, sono solo alcune delle molte mosse a disposizione dei leader occidentali. Il semplice fatto che l’Occidente compri molti più beni dalla Cina di quanti gliene venda conferisce a Washington e ai suoi alleati poteri enormi sul futuro delle relazioni con l’amico-nemico.
Ma è anche vero che la Cina possiede più buoni del Tesoro Usa di ogni altro Paese, una posizione che potrebbe, in teoria, utilizzare per indebolire il dollaro, aumentare il costo del debito americano e minare l’economia Usa. In realtà, la simbiosi finanziaria tra i due blocchi rende impensabile un’escalation eccessiva. Ma, come anche dopo il crac del 2008, l’Occidente deve comprendere che la controparte non è più né docile, né passiva.
Anzi. Xi offrì uno scorcio della sua antipatia per Europa e Usa nel 2009. «Noi non esportiamo la rivoluzione, povertà o fame nel mondo, e non vi creiamo nessun problema. Ma di che vi lamentate?», disse Xi, che all’epoca era vice-presidente, in un discorso in Messico.
La testa, i numeri e l’economia dicono che, in un modo o nell’altro, la Cina e gli Usa si accorderanno sui semi di soia e su tante altre questioni. Ma i negoziatori occidentali si dovranno ricordare un’altra massima di Zhou Enlai: «La diplomazia è la continuazione della guerra con altri mezzi».