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 2020  giugno 02 Martedì calendario

Parte Immuni. Funziona così

Ecco Immuni, finalmente. Aiuterà? Vedremo. Da ieri sera l’app di tracciamento dei contatti, che avrebbe dovuto essere una colonna portante della Fase 2 e arriva solo alla vigilia delle riaperture dei confini regionali, è disponibile sull’App Store di Apple e su Google Play per gli smartphone Android e comincerà a registrare gli incontri, in forma anonimizzata, fra chi la scarica. A disposizione di chi ha dubbi o problemi ci sono un sito (immuni.italia.it) e un numero verde (800912491). 
Immuni può essere già scaricata in tutta Italia, ma a partire da lunedì 8 giugno saranno solo gli operatori sanitari di Liguria, Marche, Abruzzo e Puglia a chiedere a chi risulterà positivo al tampone, ed è dotato dell’app, un codice alfanumerico generato dall’app stessa. Quel codice consentirà di inviare una notifica a tutti coloro nei quali il soggetto positivo si è imbattuto nei 14 giorni precedenti, stando a meno di due metri di distanza per almeno 15 minuti. Secondo la tabella di marcia dei ministeri di Innovazione e Salute, che hanno selezionato il progetto della casa di sviluppo milanese Bending Spoons in aprile e aderito poi al sistema di Apple e Google, il resto d’Italia verrà coinvolto dalla settimana dopo. 
Ieri, invece, è arrivato l’ultimo sì del Garante per la privacy che chiede trasparenza sul trattamento dei dati e sul fatto che le notifiche potrebbero non corrispondere a un rischio effettivo. La palla adesso passa alle Regioni: la Liguria ha sottolineato la necessità di formare il personale che sarà coinvolto, dai medici di base agli uffici di prevenzione, mentre il governatore del Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga ha ritirato la disponibilità a partecipare al test perché Immuni non permette di contattare direttamente chi è a rischio. Questo perché solo i codici degli incontri dei positivi vengono caricati sul server centrale di Sogei, mentre quelli di chi li ha incrociati rimangono sugli smartphone. Nessuno sa chi ha ricevuto la notifica e se deciderà o meno di contattare il medico, come gli viene consigliato. Il server sa però quante notifiche vengono inviate o i giorni in cui sono avvenuti gli incontri a rischio: informazioni che potranno aiutare gli epidemiologi a mappare eventuali ripartenze del virus. 
Da sciogliere il nodo dell’adozione: i ricercatori di Oxford avevano auspicato il 60% e il virologo Andrea Crisanti aveva fatto notare che anche così avremmo tracciato solo il 9% degli incontri con i positivi. A Singapore l’app è stata scaricata da circa il 20% della popolazione, mentre non si possono fare paragoni con i Paesi europei perché siamo fra i primi ad adottare una soluzione del genere. Ora spetta ai cittadini, mentre è di nuovo delle Regioni l’onere di far convergere il tracciamento manuale dei contatti (amici, parenti e colleghi indicati dal positivo) con la gestione di chi si fa avanti dopo aver ricevuto la notifica di Immuni, oltre che con la capacità di fare tamponi tempestivi e mirati. A livello nazionale, secondo una stima fatta al Corriere, possono servire fino a 20 mila tracciatori. E una ricerca coordinata dal docente dell’Università di Pavia e membro della task force del ministero dell’Innovazione, Stefano Denicolai, e da Chiara Farronato, docente dell’Harvard Business School, evidenzia come cinque Regioni non siano ancora in grado di far fronte a tutti i tamponi che sarebbero necessari: Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Lazio e Liguria. 
Tornando a Immuni, resta da capire come ci può tutelare anche quando viaggiamo in Europa e dialogare con le app degli altri Paesi: l’eHealth network della Commissione europea sta lavorando a un progetto pilota che dovrebbe essere operativo a metà dell’estate. Insomma, siamo partiti, ma c’è ancora un po’ di strada da fare.