La Stampa, 2 giugno 2020
Il ruolo dei suprematisti nelle rivolte americane
Erano passate da poco le cinque del pomeriggio di domenica, quando un’autocisterna si è lanciata contro i manifestanti, che protestavano pacificamente sul ponte dell’autostrada I-35W. Per un puro miracolo, nessuno è morto. La folla ha bloccato il mezzo e tirato fuori il conducente, salvato dal linciaggio solo dal rapido intervento della polizia.
Il guidatore si chiama Bogdan Vechirko, ed è un bianco di 36 anni. Vive in Minnesota, a Otsego, e lavora per la compagnia dell’Ohio Ken Advantage. È stato arrestato e ricoverato in ospedale, dove la polizia sta cercando di capire le ragioni del suo gesto. In passato aveva avuto problemi con la giustizia, perché era stato denunciato per violenze domestiche e poi condannato, e nell’ottobre del 2019 aveva fatto tre donazioni politiche: 100 dollari al Trump Make America Great Again Committee, 115 dollari e poi altri 100 dollari al Republican Committee.
Il dramma nel dramma
Questo episodio dimostra come qualunque incidente potrebbe trasformare le proteste in uno scontro ancora più sanguinoso. Immaginate se qualche bambino, e ce n’erano nella manifestazione pacifica, fosse stato ucciso, e magari Vechirko aveva legami con gruppi estremisti o suprematisti.
Questo è il dramma nel dramma per gli Usa, sempre più lacerati sul piano ideologico, culturale e razziale, ormai su tutto, dal coronavirus alle violenze dei poliziotti contro i neri.
Il presidente Trump, che potrebbe trarre vantaggio elettorale dai disordini, se i moderati si stringessero intorno a lui per avere sicurezza, punta il dito contro gli antifa e i radicali di sinistra. I manifestanti denunciano invece le infiltrazioni dei suprematisti, che come ci ha detto il capo di Black Lives Matter a New York, Hawk Newsome, potrebbero avere due obiettivi: «Uno scontro armato con noi, oppure provocare incidenti che distruggano la nostra reputazione».
Il governatore del Minnesota, il democratico Walz, ha sottolineato questo rischio, dicendo che il 20% degli arrestati sono persone venute da altri Stati. Paul Schnell, commissario del Department of Corrections, ha denunciato apertamente infiltrazioni di suprematisti nelle manifestazioni: «Sono agitatori, vogliono provocare guai».
Il suprematismo bianco ha radici profonde in America, che risalgono a prima della Guerra Civile. L’emergenza però si è accentuata negli ultimi anni, al punto che durante un’audizione del luglio scorso davanti al Senato, il capo dell’Fbi Christopher Wray ha parlato così: «La maggioranza dei casi di terrorismo domestico che abbiamo investigato sono motivati dalla violenza del suprematismo bianco». Secondo il Southern Poverty Law Center, alla fine del 2019 negli Usa c’erano 3.718 gruppi suprematisti di vario genere, con California e Texas in cima alla graduatoria.
Guerra civile
A Minneapolis sono stati denunciati episodi specifici. Una persona che il 27 maggio ha partecipato all’incendio di un negozio di Autozone è stata denunciata. Aveva la maschera antigas, si copriva con un ombrello, e per qualche giorno è girata la voce che fosse in realtà l’agente della polizia di St. Paul Jacob Pedersen. Il sospetto è diventato così serio, che il Saint Paul Police Department lo ha interrogato e poi scagionato.
J.J. MacNab, studiosa del George Washington University’s Program on Extremism, ha denunciato dozzine di gruppi privati su Facebook, che seguono il movimento «Boogaloo», termine usato dalla destra estrema per inneggiare alla guerra civile. MacNab ha studiato le fotografie dei manifestanti scesi in strada a Minneapolis, e tra di loro ha identificato diversi «boogaloo bois» armati: «Vogliono cooptare le persone che partecipano alle proteste, per cominciare la loro guerra. Si considerano dalla parte dei manifestanti, ma soprattutto li ritengono utili per provocare l’anarchia». Secondo la studiosa anche «Three Percenters», milizia responsabile dell’attentato contro la moschea Dar al-Farooq Islamic Center del Minnesota nel 2017, ha vuole infiltrare le proteste.
Megan Squire, professoressa di informatica alla Elon University che segue l’estremismo online, ha denunciato di aver identificato tra i manifestanti almeno quattro membri del gruppo di estrema destra Proud Boys. Il rischio che le provocazioni degenerino è reale.