Il Sole 24 Ore, 2 giugno 2020
La crociata di Del Vecchio per la stabilità di Mediobanca
Entro fine luglio, ma probabilmente anche prima, Delfin potrà decidere quando e in che misura avviare l’ascesa in Mediobanca per diventarne il primo socio con una quota che potrebbe sfiorare il 20%. Leonardo Del Vecchio, come confermato in una nota ufficiale dalla holding lussemburghese, lo scorso 29 maggio ha «depositato presso la Banca d’Italia istanza per l’autorizzazione ad incrementare la partecipazione detenuta da Delfin e dal Cavaliere Leonardo Del Vecchio, rispettivamente in via diretta ed indiretta, in Mediobanca – Banca di Credito Finanziario S.p.A. al di sopra della soglia del 10% del capitale sociale e fino all’ulteriore soglia autorizzativa del 20%». Il procedimento autorizzativo – ricorda la stessa nota diffusa dalla holding – salvo sospensione, ha una durata massima di 60 giorni lavorativi dalla data dell’avviso di ricevimento della notifica da parte della Banca d’Italia.
Detto, fatto, quindi. Dopo un attento esame durato sei mesi e al termine di interlocuzioni costanti con Bankitalia, Del Vecchio ha bussato alla porta della Bce per raddoppiare quel 10% in Piazzetta Cuccia costruito a suon di acquisti sul mercato tra settembre e novembre scorso. C’è chi racconta che un primo pacchetto del 5% di Mediobanca potrebbe essere stato già “prenotato” da un socio storico di piazzetta Cuccia, ma oramai in uscita: si tratta del finanziere francese Vincent Bolloré, azionista al 5,7% della banca milanese. Su questo mancano tuttavia conferme ufficiali e c’è chi ricorda, in proposito, gli ottimi rapporti tra Bolloré e il numero uno di Mediobanca Alberto Nagel.
Certo è che la richiesta alla Bce, preparata con l’aiuto di Vittorio Grilli di Jp Morgan e dell’avvocato Sergio Erede, presenta a Francoforte il fondatore di Luxottica come investitore “finanziario”, definizione che sarà approfondita dalla Bce sotto molteplici aspetti per capire le reali intenzioni dell’imprenditore di Agordo, ancora poco chiare. Alcune fonti riferiscono che la parola chiave che Del Vecchio ama ripetere per sintetizzare l’obiettivo della partita che sta giocando su Mediobanca sia “stabilità”. In una banca senza soci forti e sempre più vicina al modello di public company, soprattutto dopo l’uscita di UniCredit e Vincent Bolloré dal patto di consultazione, Delfin potrebbe diventare il perno intorno al quale costruire un nocciolo duro di azionisti che garantisca la difesa della galassia Mediobanca-Generali da possibili attacchi esteri. Un assetto tricolore, capace di sostenere nel tempo una strategia volta a costruire le basi per la crescita della banca e della sua prima partecipazione, e cioè Generali, in cui lo stesso Del Vecchio ha una quota diretta vicina al 5%.
Un disegno amichevole, dunque, quello che trapela negli ambienti vicini a Delfin, ma il cui punto di caduta resta fumoso. Intanto perché, si apprende, finora le occasioni di dialogo tra Del Vecchio e il management di Mediobanca sono state limitate a un solo incontro che risale alla presentazione del piano industriale Mediobanca dello scorso novembre. Una riunione, a cui ha partecipato Del Vecchio, i suoi fedelissimi Francesco Milleri e Romolo Bardin,e il figlio Leonardo Maria che ha poi portato la prima linea di Delfin a benedire pubblicamente il piano industriale triennale presentato dall’ad di Mediobanca Alberto Nagel. Questo quando solo un mese prima, altrettanto pubblicamente, l’imprenditore, dopo un’attenta analisi preparata da Bardin su Piazzetta Cuccia, era arrivato a tutt’altre conclusioni e aveva auspicato che Mediobanca tornasse a fare di più la banca d’affari, meno dipendente dal credito al consumo di Compass e dai dividendi delle Generali.
Resta da capire, quindi, in che misura Mr Luxottica vorrà contare nella gestione della banca milanese. L’impressione, negli ambienti finanziari, è che se non nell’immediato ma in prospettiva si vada verso la ricerca di un accordo. A ottobre scade il consiglio di amministrazione di Piazzetta Cuccia e l’appuntamento sarà oggetto di confronto tra il management e il nuovo azionista, che esso sia ancora al 10 o sia già salito al 20%. Del Vecchio non presenterà alcuna lista alternativa a quella del management, si dice, ma è logico supporre che vorrà avere rappresentanti nel board. Non è escluso che nell’ambito di una dialettica che si fatica ancora a trovare, altri temi possano essere sollevati. Risulta, per esempio, che ci siano alcune questioni su cui il fondatore di Luxottica sia molto critico. Non si darebbe pace, per esempio, dopo quel no di Mediobanca al grande progetto di ampliamento dello Ieo preparato dalla sua Fondazione insieme a UniCredit. Se ne potrà ridiscutere? E ancora: argomento molto presente nelle chiacchierate dell’imprenditore con i suoi fedelissimi, si racconta, è il ruolo centrale di Unipol e il forte legame della compagnia di Carlo Cimbri con Mediobanca, socio al 2% della banca e in piena sintonia con Nagel su diversi tavoli. Un link pieno di conflitti di interesse, secondo l’imprenditore, rispetto all’attività assicurativa della partecipata Generali.