Affari&Finanza, 1 giugno 2020
I corridoi del turismo, una battaglia per la sopravvivenza
Regioni contro regioni. Sindaci e governatori in guerra tra loro. Stati contro stati. La caccia al turista perduto dell’estate 2020 inizia all’insegna del tutti contro tutti. Con l’Italia, complice un bilancio del contagio non proprio felicissimo, che rischia di rimanere tagliata fuori dai corridoi privilegiati Covid-free che potrebbero dividere in due il turismo in Europa nei prossimi mesi. Salvando la stagione dei "buoni" del coronavirus (Croazia, Grecia e Portogallo in primis) e dando il colpo del ko a chi - come il nostro Paese e la Spagna - fatica ancora ad archiviare l’emergenza. La politica per ora esorcizza, a parole, il problema degli accordi bilaterali tra singole nazioni destinati a ridisegnare l’industria delle vacanze. "Non accetteremo soluzioni di questo genere, saremmo fuori dalle regole Ue", ha tuonato il premier Giuseppe Conte sentendo puzza di bruciato. La realtà sul campo però è diversa. Tutti si muovono in ordine sparso, l’Europa detta solo regole non-vincolanti e la fase 2 del turismo sta per aprire all’insegna del caos, nei tempi e nei modi.
La riapertura delle frontiere
Il 15 giugno la Germania potrebbe spalancare le frontiere a 41 Paesi (tutta la Ue più Gran Bretagna, Norvegia, Islanda, Svizzera e Liechtenstein). Grecia e Spagna inizieranno ad accogliere i turisti dal 1° luglio. L’Italia darà con ottimismo il liberi tutti dal 3 giugno. Dietro le quinte però ogni singolo Paese, in barba alle raccomandazioni di Bruxelles, sta stilando la lista dei partner di Serie A - cui aprirà i confini senza condizioni "sanitarie" - e quelli di Serie B sottoposti magari a misure come la quarantena. Creando in sostanza quei corridoi "corona-free" dove si incanalerà nei prossimi mesi il fiume di denaro mosso dal business delle vacanza. Oro puro per un’Europa alle prese con le macerie economiche lasciate sul terreno dalla pandemia. La posta in gioco per l’Italia è altissima: il turismo vale il 13% del nostro Pil, i visitatori dall’estero sono il 50,6% del totale e hanno speso da noi nel 2019 oltre 44 miliardi. Il nostro Paese ha già perso tra marzo e giugno 40 milioni di presenze straniere (il 18% del totale annuale). E i prossimi mesi saranno decisivi per la sopravvivenza di molte strutture alberghiere e per la nostra economia. "Le prenotazioni stanno dando qualche timido segnale di risveglio - dice Bernabò Bocca, presidente di Federlaberghi - si muovono solo gli italiani su luglio e agosto ma è già qualcosa". Il problema dei corridoi rischia però di soffocare questi timidi segnali di speranza.
Caccia al turista
"Grecia e Croazia stanno cercando da tempo di rubarci clienti - conferma Marina Lalli, presidente di Federtusimo - e per loro i tassi di contagio sono un’opportunità. Noi abbiamo appena contattato la nostra rappresentanza a Bruxelles per vigilare sul tema". "Il problema è che mentre l’Italia continua a discutere con l’Europa, gli altri Paesi firmano intese bilaterali lasciandoci con il cerino in mano", è sicuro Bocca.
Il boccone più appetitoso, quello che tutti si contendono, sono i vacanzieri tedeschi. In Italia rappresentano più di un quarto delle presenze. E le sirene di Atene - in Grecia la pandemia ha fatto solo 174 vittime - e Zagabria (101 decessi) stanno cercando di attirare questa massa di persone e di denaro verso le loro spiagge. "Riapriremo il 1° luglio avendo come stella polare la sicurezza dei turisti e dei greci - dice da Atene il ministro ellenico al turismo Harry Theoharis - un comitato scientifico stilerà l’elenco dei Paesi da cui si può venire in sicurezza qui da noi". La Gran Bretagna, hanno già fatto capire in Grecia, non sarà in questa lista. "L’Italia? Vedremo sotto data, non dipende da noi, spero di aprire il prima possibile", mette le mani avanti Theoharis. Che però con il premier ellenico Kyriakos Mitsotakis ha in corso trattative con Germania, Austria e Paesi balcanici per creare ingressi agevolati nel Paese.
Mancanza di regole comuni
La stessa Spagna, che quanto a situazione epidemiologica non è messa molto meglio dell’Italia, ha capito che non si riuscirà ad arrivare a una regia comune della Ue sulla prossima stagione. E il premier Pedro Sanchez sarebbe pronto a studiare accordi preferenziali con i Paesi turisticamente più interessanti, pilotando magari gli arrivi verso destinazioni come le Baleari meno toccate dalla pandemia. Lo stesso schema cui stanno lavorando Croazia e Slovenia mentre il Portogallo è in trattative avanzate per evitare la quarantena a chi va o torna dalla Gran Bretagna, mercato importantissimo per Lisbona.
"È comprensibile, sono nostri concorrenti e fanno i loro interessi - dice Lalli - ma l’Europa su questo fronte dovrebbe muoversi con una voce sola e con regole uguali per tutti". Non sarà facile. Marcus Soeder, governatore della Baviera, ha già detto che farà pressione con Angela Merkel per frenare i flussi verso il Belpaese: "I numeri di Italia, Francia e Spagna sono completamente diversi dai nostri - ha detto - non possiamo prendere in giro la gente sul coronavirus e chiederò cautela al governo".
Salvare quel che si può
Il problema insomma in questo momento è provare a salvare il salvabile di una stagione che è comunque da dimenticare. "Il vero rischio è che ci sia qualche tappo e qualche frontiera chiusa tra noi e i nostri mercati più importanti", dice Lalli. Temendo forse che l’Austria faccia marcia indietro negando il transito (per ora autorizzato) dei tedeschi in viaggio verso l’Italia. "Il 70% del turismo in aree come il Lago di Garda come quello della Versilia dipende da persone che arrivano da Nord, se i confini restano chiusi non vale nemmeno la pena di aprire le strutture alberghiere", continua Bocca convinto che "il 30% degli hotel comunque resterà chiuso per tutta la stagione".
Il mercato dei viaggiatori in arrivo dagli Stati Uniti, il secondo per peso sul fronte straniero con il 7,4% degli arrivi, è dato quasi tutto per perso per quest’anno. "E non a caso gli alberghi che pagheranno il pedaggio più salato alla crisi sono quelli delle città d’affari e quelli a 4-5 stelle", per il numero uno di Federalberghi. "L’importante è avere chiare e uguali per tutte se possibile stabilite in sede Ue il prima possibile", conclude Lalli. Non è, onestamente, una pretesa campata in aria: in teoria questa settimana il mercato turistico in Italia dovrebbe ripartire e nessuno ancora sa esattamente come. E per chi deve decidere se assumere gli stagionali e investire per la riapertura di una stagione dimezzata il domani - allo stato - ha i contorni di un terno al lotto.