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 2020  giugno 01 Lunedì calendario

La guerra asimmetrica di Qiao Liang

L’anno è il 1999, le torri Gemelle dominano su Manhattan e nel quartier generale della Cia, a Langley, ancora solo pochi agenti sanno chi sia Osama Bin Laden. Qiao Liang e Wang Xiangsui, due maggiori generali dell’aeronautica cinese, pubblicano un libro, Unrestricted Warfare ( Guerra senza limiti. L’arte della guerra asimmetrica fra terrorismo e globalizzazione, Leg Edizioni), che qualche anno dopo, tradotto dal Foreign broadcast information service della Cia, susciterà scompiglio nei circoli militari internazionali, influenzandone il pensiero per il decennio successivo. Liang e Xiangsui ampliavano i confini della nuova guerra asimmetrica, non più centrata sul confronto militare diretto ma sui conflitti commerciali, finanziari e tecnologici, sull’influenza culturale e sul terrorismo, di cui Bin Laden era “l’interprete più efficace”, scrissero. Su queste nuove dimensioni si gioca lo scontro tra potenze, una emergente, la Cina, e l’altra dominante, gli Usa: «Un esercito evita la forza e colpisce la debolezza».
A metà maggio, Qiao Liang, che oggi ha 65 anni ed è in pensione ma resta uno degli strateghi più influenti nel Paese, è tornato a far parlare di sé. In due articoli circolati sui social cinesi e in un’intervista al quotidiano di Hong Kong, Bauhinia, ha spiegato che il “principale avversario” che la Cina si trova di fronte non è Taiwan, nemmeno Hong Kong, ma l’America. Washington, sostiene, è determinata ad arrestare l’ascesa cinese usando tutti i mezzi a sua disposizione, la guerra commerciale, le pressioni su Huawei e l’industria tecnologica, le accuse sul coronavirus. E Pechino deve prepararsi per «neutralizzare qualsiasi tentativo degli Stati Uniti di contenere i progressi della Cina come produttore». «Se sei nel mezzo di una rissa con una gang, devi prima buttare giù quello più grosso e gli altri avversari saranno intimoriti», ha scritto, tradotto dal South China Morning Post. Solo dopo la Cina potrà occuparsi della riunificazione. «Dobbiamo dare la priorità a questo formidabile avversario, non dovremmo distrarci affrontando avversari più deboli per autoconsolarci», dice lasciando intendere che a Pechino le pressioni per un intervento su Taiwan sono diverse. «Il braccio di ferro con gli Usa è la cosa meno desiderata ma la più urgente che dobbiamo fare ora». La Cina ha bisogno di un “rinascimento”, sostiene il generale, deve rinforzare la propria indipendenza economica, essere autonoma sulle materie prime e costruire un robusto mercato interno: solo così potrà tenere testa all’America. Quando arrivò alla Casa Bianca come stratega di Trump, Steve Bannon, l’uomo che forse più di altri ha influenzato la visione della Cina del presidente americano, aveva un libro in mente, un libro che “tutti dovrebbero leggere”, disse: Unrestricted Warfare, il testo che a Pechino molti considerano una degna eredità del più grande teorico della guerra, Sun Tzu.