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 2020  giugno 01 Lunedì calendario

Quarant’anni di Cnn

Ci fu una notte in cui tutto il mondo diventò cliente della Cnn. Era il 17 gennaio 1991 e dal terrazzo dell’hotel Al-Rashid Peter Arnett annunciò in diretta, grazie a un’antenna satellitare che oggi sembrerebbe un pezzo da museo, che la Guerra del Golfo era cominciata: «Il cielo di Bagdad è illuminato dai razzi americani che bombardano la città. È notte fonda ma il cielo è così rosso che sembra essere tornato il sole». Arnett, neozelandese dal volto rotondo incorniciato dai pochi capelli di un vistoso riporto, era un veterano di guerra, Premio Pulitzer nel 1966 per i suoi resoconti dal Vietnam per l’agenzia Associated Press. Ma la sua voce era incrinata dall’emozione: non era mai successo che l’inizio di una guerra fosse raccontato in diretta alla televisione. E la voce si spezzò anche a Bernard Shaw, un nero dai folti baffi, destinato a diventare l’anchorman di punta della Cnn, che al riparo di una scrivania nella sua stanza dello stesso albergo, sotto il diluvio dei razzi urlò una frase rimasta nella storia della televisione: «Naturalmente non ci sono mai stato, ma mi pare di essere al centro dell’inferno». Da quella notte la scritta in rosso “Breaking News” diventò il campanello d’allarme che il mondo cominciò ad ascoltare con attenzione, e con preoccupazione.
La Cnn l’aveva usata per la prima volta in un pomeriggio di undici anni prima, l’anno della sua creazione, per una sparatoria nell’Indiana. Ma già quel giorno la tecnica era stata un marchio di fabbrica, che sarebbe rimasto immutato con gli anni e con i progressi della tecnologia: reporter sul posto, cameramen incollati alla polizia, interviste in diretta ai testimoni (proprio come a Minneapolis l’altro giorno, quando in un video diventato famoso, Omar Jimenez, reporter della Cnn, è stato arrestato in diretta dalla polizia).
Quel pomeriggio del 1° giugno di quarant’anni fa, il giorno del suo primo lancio, l’audience fu di un milione e 700mila spettatori (la notte della Guerra del Golfo furono centinaia di milioni, fino a superare il miliardo per poi stabilizzarsi a 390 milioni di abbonati nel mondo intero). L’idea di una tv all news, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, era stata di un eccentrico miliardario, Ted Turner, che aveva osato sfidare i rituali informativi dei tre colossi, Cbs, Abc e Nbc, con i loro telegiornali condotti da star, da Dan Rather a Tom Brokaw. Il suo motto era: “News when it’s news, not history” (la notizia quando è ancora notizia, non storia), che voleva dire troupe in allerta 24 ore su 24 per essere là dove accadeva qualcosa prima di chiunque altro, magari anche della polizia.
Mi capitò di incontrarlo nel mitico quartier generale di Atlanta, quando il suo matrimonio molto glamour con Jane Fonda era appena andato in pezzi, la sua passione per lo sport stava evaporando (è stato proprietario degli Atlanta Hawks e degli Atlanta Braves, due marchi storici della pallacanestro e del baseball), e quando aveva già venduto la Cnn a Time Warner. Ma la fede nel valore delle “Breaking News” era rimasta immutata: «Le notizie sono la base del buon giornalismo. E le notizie non hanno né colore, né sapore. Io non ho mai voluto un giornalismo che facesse politica, ma un giornalismo che facesse ascolti perché sapeva raccontare prima degli altri e meglio degli altri».
Erano gli stessi concetti che mi vennero ripetuti quando, nel 1999 il gruppo l’Espresso-la Repubblica stipulò con la Cnn un accordo per creare CnnItalia, un sito Internet d’informazione con una redazione a Roma e una ad Atlanta, che si alternavano a seconda del fuso orario per garantire una copertura delle notizie ventiquattr’ore su ventiquattro. Fu un esperimento entusiasmante, che durò 4 anni, anche se non sempre la fusione tra i due modelli di giornalismo fu fluida e priva di momenti di tensione.
Ma il modello Cnn ha cominciato a incrinarsi sotto i colpi di un giornalismo partigiano, che piega le “Breaking News” agli scopi politici dei suoi editori. Fox News, la rete di Rupert Murdoch creata e gestita da Roger Ailes all’insegna di una spudorata partigianeria pro-Trump (fino alle forzate dimissioni di Ailes per le accuse di violenza sessuale da parte di 23 sue dipendenti), ha superato la Cnn per ascolti domestici, mentre MsNbc l’ha sfidata nell’audience dell’America liberal.Anche Cnn ha dovuto cominciare a “fare politica”, venendo meno al credo del suo fondatore Ted Turner. Il caso di Jim Acosta, il corrispondente dalla Casa Bianca cui è stato ritirato l’accreditamento per le domande “troppo scomode” al presidente, è stata la cartina di tornasole di questa politicizzazione. Ma la Cnn resta comunque il canale più famoso al mondo e la sua star Christiane Amanpour la giornalista televisiva più rispettata e ascoltata nei palazzi dei governi. Quella diretta dal terrazzo di un albergo di Bagdad non si è ancora cancellata del tutto. E comunque resterà una pietra miliare nella storia dell’informazione.