La Lettura, 31 maggio 2020
L’elenco telefonico scritto da Manganelli
Questo libro, Concupiscenza libraria, era entrato un attimo in classifica. Peccato. Giorgio Manganelli in classifica dovrebbe starci a vita. Seduto sulla sua sedia «vagamente notarile», Manganelli, lettore «accanito, lievemente maniacale... come un fumatore di tre pacchetti al giorno, un bevitore di whisky all’alba», lesse tutti i libri. Concupiscenza libraria ne raccoglie le recensioni, patrimonio nazional-culturale salvato da Salvatore Silvano Nigro. Va letto come un romanzo di avventura ma anche come una storia rosa. Il delizioso 84 Charing Cross Road di Helene Hanff (lo pubblicò Rosellina Archinto) sedusse Manganelli «non molto diversamente da quelle fanciulle che si lasciavano sedurre da virulenti romanzi d’amore». Lecito anche usarlo come elenco telefonico. Fate uno squillo per sapere di Philip Marlowe? Il centralinista vi risponderà che è «un dannato consapevole in una bolgia di dannati stupidi». Aggiungerà che è «una invenzione da Graham Greene» (splendida intuizione). E chiuderà così: «Io preferisco Chandler». Altra telefonata, stavolta su Giorgio Bassani, il maestro di Il giardino dei Finzi-Contini (tra l’altro, il più bel libro sul tennis mai scritto, più di Open di Agassi). Manganelli vi risponderà che Bassani è uno scrittore a cui piace raccontare storie «dal punto di vista della morte». Chiamate per Pasolini? Risposta fulminea: «Uomo senza riso». Oppure volete sapere dei suoi parenti, come il cugino acquisito Vincenzo Cerami, autore di Un borghese piccolo piccolo? Risposta: «Scrivere un libro su Roma senza metterci un gatto è già una scelta di vita». Manganelli fu anche un grande umorista. Siete di quelli che si dilaniano su questioni tipo: si deve mettere o no la «i» nei plurali da parola che finisce in -cia e –gia? Allora sappiate che faccende simili hanno «spinto più di una avveduta intelligenza alle dubbie gioie dell’alcool (con due “o”)». Continuerei, purtroppo lo spazio è finito. Nessun voto, qui è questione di fede.