Novant’anni sono un bel traguardo. Come si sente?
«Me ne ero quasi dimenticato! (ride) Ormai, dopo tutti questi anni, i compleanni con le candeline e tutto il loro corredo non sono più al centro della mia attenzione. Uno dopo l’altro, gli anni passano in fretta. Come mi sento? Diciamo che mi sento ancora vivo. Ed è la cosa più importante».
E continua a lavorare.
«Certo, cos’altro dovrei fare? Mi piace girare, stare sul set mi diverte ancora, esattamente come quando ero giovane e facevo film anche complicati, difficoltosi, per i quali serviva una buona dose di incoscienza, penso ad esempio a Assassinio sull’Eiger. Continuo a lavorare e, come ormai ripeto da tempo, sono convinto che morirò sul set di un film».
La scorsa stagione è stato in sala con "Richard Jewell". Sta preparando qualcosa di nuovo?
«Al momento no. Però sto leggendo tanti copioni, e uno che mi interessa ci sarebbe… Vedremo. Il problema è che ho lavorato l’estate scorsa, e anche quella precedente e ogni volta dicevo basta, questa è l’ultima, non ho mai un’estate libera per farmi una bella vacanza, per stare in pace da qualche parte o fare tutte le cose che continuo a rimandare».
Ha fatto praticamente un film ogni anno...
«Per questo stavolta volevo tenere libera l’estate, ma chi poteva immaginare che ci saremmo ritrovati in questa emergenza che ci costringe a stare a casa e ci impedisce di fare qualsiasi cosa… Quindi, sto fermo perché obbligato, altrimenti so già che sarebbe finita come le altre volte: un progetto che mi piace, e addio vacanza».
Ha citato "Assassinio sull’Eiger", il film del 1975 diventato leggendario per i rischi che avete corso durante le riprese sul versante nord dell’Eiger, in Svizzera. Lo farebbe di nuovo?
«Ci sono tornato, qualche tempo fa, e visiterei ancora quella zona ma senza scalare, forse solo per sciare lì sotto, a Grindelwald. Ormai per me i giorni delle scalate sono finiti».
Come sta vivendo questo periodo in casa?
«Per fortuna sono qui a Carmel, e quando guardo fuori dalla finestra e vedo l’oceano capisco quanto sono fortunato a non dover vivere in un appartamento senza un balcone o giardino. Ho il privilegio di poter uscire e fare una passeggiata nella natura senza nessuno intorno, al sicuro, nella mia proprietà».
Non si annoia?
«Mi manca poter frequentare i miei amici, andare al bar o al ristorante, sono tutti chiusi ed è un peccato. Ma è davvero un periodo duro per tutti. Anche per un novantenne come me».
Usa la mascherina quando esce?
«Certo, e per favore lo faccia anche lei».