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 2020  maggio 31 Domenica calendario

Parte l’assalto di Del Vecchio a Mediobanca

Leonardo Del Vecchio va avanti con il progetto di diversificazione delle sue attività. E attraverso Banca d’Italia inoltra alla Banca centrale europea la richiesta di autorizzazione per salire fino al 20% di Mediobanca. Mr Luxottica è il primo imprenditore italiano nella classifica di Forbes ed ha già rilevato il 9,9% di Piazzetta Cuccia, la più grande banca d’affari tricolore, nonché lo storico garante delle Assicurazioni Generali (di cui Mediobanca ha il 13%). Del Vecchio, 85 anni di cui 70 passati al lavoro, ha costruito dal nulla il maggiore gruppo al mondo degli occhiali e delle lenti, la EssilorLuxottica (che alla Borsa di Parigi capitalizza 56,6 miliardi) e negli anni ha diversificato le sue attività: prima nell’immobiliare di Covivio (27,3%), poi nella finanza con Generali (4,85%), Unicredit (2%) e ora Mediobanca (9,9%). Tuttavia tutte le attività finanziarie insieme valgono un quinto rispetto a quelle industriali.
Lo scorso settembre, sapendo che i primi due azionisti di Piazzetta Cuccia (l’imprenditore francese Vincent Bolloré e Unicredit) erano pronti ad uscire da Mediobanca, Del Vecchio ha studiato l’investimento insieme ai suoi consulenti, Vittorio Grilli di Jp Morgan per la parte finanziaria e l’avvocato Sergio Erede per quella legale. E ha deciso di colmare il vuoto che si sarebbe creato per ricostruire un polo italiano della finanza tricolore. E così l’istituto fondato da Raffaele Mattioli e Enrico Cuccia nel Dopoguerra, che doveva essere super partes rispetto a banche e imprenditori e portare avanti le privatizzazioni del Paese, presto potrebbe trovarsi sotto l’egida di un solo socio forte. Mediobanca negli anni ha fatto spazio nell’azionariato alle migliori famiglie del capitalismo italiano, dagli Agnelli ai Pirelli. Ancora oggi ha nel libro soci famiglie come i Berlusconi, i Benetton, Doris, Della Valle e Gavio, ma in tempi più recenti il management guidato da Alberto Nagel ha cercato di traghettarla verso un modello più vicino a una public company e nell’ultimo biennio si è trovata senza “patto di sindacato” e azionisti di peso. A eccezione di Del Vecchio, appunto, che a differenza dei partner storici non è stato invitato a investire su Mediobanca, ma ha deciso di farlo in autonomia.
Fin da subito Del Vecchio ha precisato di non avere intenzioni ostili, di aver investito perché era convinto del valore e delle potenzialità dello storico istituto fondato nel 1946. Nonostante le rassicurazioni di Del Vecchio, il mercato aveva subito scommesso sulla scalata e Nagel (subentrato a Vincenzo Maranghi, come direttore generale, nel 2003) era tornato a fare leva sui punti di forza della banca che è sempre stata indipendente dagli azionisti e non ha mai chiesto aiuto ai soci. Del Vecchio ha impiegato diversi mesi per studiare il modo migliore per presentare la richiesta alla Bce. E avrebbe concluso l’iter proprio venerdì. Interpellata al riguardo Delfin, la holding dell’imprenditore, ha preferito non commentare. La Bce adesso ha 90 giorni per autorizzare Del Vecchio a salire fino al 20% di Mediobanca. Ma dato che l’iter è stato avviato attraverso via Nazionale potrebbe essere anche più celere. E così, una volta ricevuto il via libera, l’imprenditore potrebbe arrotondare la quota, senza fretta, sfruttando le opportunità di mercato e spingendosi dove nessun azionista di Mediobanca ha mai osato: a controllare 1 azione su 5.
Infine conoscendo le disponibilità finanziarie di Del Vecchio, pare che nelle scorse settimane qualche banchiere abbia sondato la sua disponibilità a investire su Ubi, in attesa di capire come evolverà la situazione della banca che è oggetto di un’Offerta pubblica di scambio da parte di Intesa Sanpaolo. Ma Del Vecchio avrebbe declinato l’offerta, spiegando di non essere interessato a questo tipo di investimenti e di voler continuare a tirar dritto per la sua strada puntando su un polo finanziario italiano con al centro Mediobanca e Generali.