Corriere della Sera, 31 maggio 2020
La moglie lascia il poliziotto che ha ucciso Floyd
«Mio marito ha modi ruvidi, ma sotto l’uniforme è un tenerone». Diceva così Kellie Chauvin, reginetta di bellezza del Minnesota, in un’intervista del 2018 subito dopo l’incoronazione. Allora era sposata da otto anni al suo secondo marito, Derek Chauvin: il poliziotto che a Minneapolis, il 26 maggio, ha ucciso George Floyd arrestandolo con una violenza inspiegabile, e che per questo è in carcere da venerdì.
Poche ore dopo l’arresto, ieri, è arrivato l’annuncio di lei, tramite avvocati: Kellie Chauvin «è devastata dalla morte di George Floyd e desidera sciogliere il suo matrimonio». Licenziato, in carcere— dove il processo potrebbe lasciarlo anche per 35 anni, pena massima possibile per i reati che gli sono contestati — Derek Chauvin è ora stato lasciato solo «nella cattiva sorte» anche dalla moglie Kellie; che ora chiede soprattutto «sicurezza e massima privacy per tutta la nostra famiglia», inclusi i due figli avuti con il precedente marito.
Una doppia esigenza che in queste ultime ore si è rivelata non peregrina. Nei giorni scorsi, i manifestanti che senza tregua infiammano Minneapolis avevano raggiunto nel sobborgo di Oakdale la villetta di Derek e Kellie Chauvin (già scappati) per un picchetto, che era culminato in scritte come «Qui vive un assassino» sul selciato e lanci di secchi di vernice rossa. E sui tabloid, che hanno subito passato al setaccio la vita di Derek Chauvin, è stato riesumato tutto della vita di Kellie, persino una piccola vicenda giudiziaria: nel 2004 aveva tentato di pagare la spesa con un assegno a vuoto, 42 dollari che non aveva e grande imbarazzo, poi era intervenuto il primo marito e le aveva pagato la cauzione. Forse per lei — pure nata in Laos e vissuta per anni in un campo di rifugiati perché appartenente alla minoranza Hmong, e già vedova di un primo matrimonio combinato quando aveva solo 17 anni — la pressione è stata insopportabile. Sta di fatto che ieri ha chiesto il divorzio.
Eppure la vita di Kellie Chauvin, nata Xiong nel 1974 in un Laos in guerra e diventata nel 2018 «Mrs. Minnesota» — «Signora Minnesota», un titolo di bellezza per donne sposate e adulte che mette le vincitrici sulla strada di «Mrs. America» e poi di «Mrs. World» — era già stata non priva di difficoltà. La sua famiglia appartiene alla minoranza Hmong, un popolo che vive tra la Cina meridionale, il Vietnam e il Laos: nella guerra del Vietnam gli Hmong si erano schierati prima con i francesi e poi con gli americani, e negli anni Settanta molti dovettero fuggire. Nel 1977 Kellie aveva tre anni quando la sua famiglia scappò in Thailandia, in un campo profughi, dove «vivevamo nell’indigenza più totale: a oggi non mangio fiocchi d’avena perché era l’unico cibo che ci davano», raccontava lei in un’intervista rilasciata a un giornale locale dopo l’elezione a Miss. Nel 1980 li accolgono gli Stati Uniti: prima nel Wisconsin, poi, molti anni dopo, lei si trasferirà a Minneapolis, dove vive la più grande comunità Hmong del Paese. Educazione tradizionale, matrimonio combinato a 17 anni con un connazionale quasi sconosciuto: «I miei pensavano che dopo i 18 non mi avrebbe voluta nessuno. Mi sforzai di fare funzionare le cose». Il matrimonio, che lei racconta violento, dura 10 anni; nascono due figli, il marito muore. Nel frattempo Kellie studia e diventa tecnica radiologa dell’Hennepin County Medical Center a Minneapolis: lo stesso ospedale dove molti anni dopo è stato portato George Floyd, già in stato d’incoscienza e senza polso.
Ed è qui che conosce Derek Chauvin, nel 2009: il poliziotto aveva portato un arrestato al pronto soccorso prima di incarcerarlo. Poi era tornato, il giorno stesso, per chiederle di uscire. Le nozze l’anno seguente: è il 2010, e poco dopo Kellie Xiong, ora Chauvin, lascia il lavoro all’ospedale e ne trova uno meno impegnativo, agente immobiliare. Lei e Derek non avranno figli, ma un matrimonio sereno e non privo di dolcezze. «Da allora mi tiene ancora aperta la porta, mi infila il cappotto, è un gentleman», raccontava lei alla locale Pioneer Press nel 2018, da fresca e sorridente Mrs. Minnesota, la prima di radici Hmong nella storia del concorso. «Del resto dopo una vita come la mia ho le idee molto chiare su quello che voglio in una relazione, e su quello che non posso accettare». Un’intervista di due anni fa che letta oggi, a poche ore dall’annuncio del divorzio immediato dal marito ex «tenerone» diventato assassino in mondovisione, sembra spiegare tutto.