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 2020  maggio 30 Sabato calendario

Quel gran cane di Cechov

Quasi tutti i nostri giudici-lettori hanno in casa un animale, ed ecco la ragione della scelta di questa settimana, quattro libri che in un modo o nell’altro parlano soprattutto di cani.


• Autori Vari Il cane sportivo e altri racconti, Elliot
• Susan Bulanda Amici per sempre, Piemme
• Leonardo Caffo Il cane e il filosofo, Mondadori
• Dacia Maraini Storie di cani per una bambina, Bur Risultati e classifica: AA.VV. — Bulanda 5 a 3 Caffo — Maraini 3 a 2 AA.VV — Caffo 3 a 4 Bulanda — Maraini 4 a 3 AA.VV. — Maraini 6 a 3 Bulanda — Caffo 1 a 6 Classifica (tra parentesi i voti ricevuti): Caffo 6 (13) AA.VV. 4 (14) Bulanda 2 (8) Maraini 0 (10) Ed ecco i giudizi dei lettori.


LEONARDO CAFFO
Lo strano caso di opinioni del tutto opposte sullo stesso libro. Anna Maria Lopez, di Pavia, età imprecisata, madre di un bel ragazzo e padrona di un cane: «Non mi ha colpita questo romanzo, già destinato a ingrossare le fila di quei libri di cui smarrisco presto la memoria. L’ho trovato noioso e presuntuosetto». Barbara Monteverdi, nonna cremonese di 65 anni, che si addormenta simpaticamente davanti alla tv, scrive invece: «Ironico, paradossale, sentimentale. E molto ben scritto: chiaro, romantico, evocativo, fresco». La storia è quella di Edo, 15 anni, a cui viene regalato un cucciolo meticcio di nome Pepe. Pepe prende la vita con allegria, Edo — emigrato da Catania a Milano — mentre cresce si incupisce. Il libro riferisce i punti di vista dei due, e questa è la trovata. Il cane, nelle ultime pagine, muore. Il padrone si convince che la felicità vera l’ha già incontrata e però, purtroppo per lui, non se n’è accorto. Sottolineatura della lettrice Dominque Fiorentino, catanese come Edo e che come Edo vive a Milano: «Le seconde occasioni sono un lusso che non appartiene ai viventi». Letizia Buccini, 52 anni, ispettore del lavoro a Loreto e melomane: «Chi è il vero filosofo? Il ragazzo sempre proteso al futuro (anche da adulto) o il cane, che vive in un eterno presente?». Parecchi lettori si sono appuntati questo pensiero: «Che cos’è la gioventù? Me lo ha insegnato Pepe: è l’esatto contrario di una dentiera».


AUTORI VARI
Non basta scegliere un tema popolare come quello dei cani e mettere insieme grandi firme (Cechov, London) per fare un libro ineccepibile. Lorenza Govoni, giornalista della provincia di Bologna: «Una raccolta di racconti abbastanza noiosi. Ad eccezione di due, firmati da fuori classe come Cechov e London, di fatto gli unici che si salvano. London, in particolare, con la storia di un uomo che muore congelato nella neve sotto gli occhi indifferenti del suo cane. Praticamente una metafora del lettore che muore assiderato dalla noia al termine del libro. Poi pensi a Il mio cane stupido di Fante e ti prende la nostalgia. Insomma, per me, un mezzo disastro». Forti critiche pure da Valchiria Assente (è uno pseudonimo, la signora, che si colloca in quel 5% di sinistra-sinistra, non vuole apparire): «Mi dà l’impressione di una operazione commerciale, buona per vendere un libro in più agli amanti dei cani. Diffidare dalle raccolte, c’è sempre qualche inganno». Il libro, tuttavia, è arrivato secondo, qualche valore deve esserci ed è facile individuarlo, oltre che in Jack London, nel Kaštanka di Cechov: «Bellissimo. La cagnetta si confronta con uomini e con altri animali (un gatto, un maiale, un’oca grigia, tutti osservati con lo sguardo carico di pietas tipico del grande autore russo) e li supera tutti per l’intensità dell’amore che riesce a dare e a generare» (Alessandra Zangrandi).


SUSAN BULANDA
Che vi sia un versante canino nell’immane tragedia dell’Olocausto non era mai venuto in mente a nessuno. Ma ci ha pensato Susan Bulanda, andando a intervistare ebrei che all’epoca erano bambini e che vissero quegli eventi con un’angoscia doppia, quella personale e quella relativa al proprio animale domestico abbandonato (in un caso si tratta di un gatto). La Bulanda ha scritto ciascun episodio in prima persona e tentando di ricreare una voce bambinesca. Con risultati giudicati in genere deludenti: «Un linguaggio troppo asettico, che non riesce a suscitarmi né l’orrore per la morte né la gioia per il ritrovamento del proprio animale» (Gabriele Alfredo), «catturate fra l’istanza cronachistica e quella didascalica, queste vicende non sanno entrare in una dimensione autenticamente letteraria» (Silvia Gazzola), «senza bellezza nella composizione delle frasi non c’è letteratura » (Erica Gugliermina). E però la Valchiria Assente, che abbiamo già incontrato, ha invece preso il libro così: «Forse perché sono cresciuta, come bambina e come lettrice, con libri commoventi, La piccola Dorrit, Il lampionaio, Cuore, Senza famiglia, Sara Crewe... sono i libri che mi hanno accompagnato e fatto amare la lettura. Mi è rimasto un debole per i libri che fanno piangere, di tristezza, di compassione, ma anche di gioia. Ecco questo è uno di questi libri. Sono racconti drammatici, pieni di sofferenza, e sconforto, ma in mezzo a tutto questo buio, paura, tristezza, è il cane rimasto a casa, la luce che non fa perdere la speranza». Non troppo Valchiria, si direbbe.


DACIA MARAINI
La spiegazione del sorprendente ultimo posto della Maraini sta forse tutta in questa recensione: «La Maraini mi sembra quasi sciatta. Scrive come fosse un asettico art. di giornale». Deduciamo dall’indirizzo di posta elettronica che l’autrice di questo giudizio lapidario si chiama Clementina Penna. Si descrive così (di questo testo abbiamo rispettato anche i simpatici refusi): «Io ho 76 anni sposata. 2figli. 4 nipoti un gatto a casa. Amo leggere, il cinema, cucinare, gli animali In campagna ho cane gatti anatre e tartarughe.
Leggo quotid. il vostro giornale che apprezzo. Ma quando prendete qualcuno di punta non lo mollate più. Non sempre è positivo. Mi piace molto questa iniziativa di robinson».
Il libro della Maraini è fatto di dodici racconti non solo dedicati ai cani e pensati per essere letti la sera a una bambina che si vuole addormentare. E tuttavia «la raccolta non possiede il ritmo e la freschezza che ci vogliono per catturare l’attenzione dei piccoli lettori. Inoltre, l’autrice fornisce una descrizione leziosa delle vite canine e priva così i racconti della potenza emozionale necessaria al lettore adulto, soprattutto a causa di un linguaggio intenzionalmente semplice ma che tuttavia risulta banale» (Raffaella Lo Nigro, chimica di Catania del tutto priva del senso dell’orientamento, «al liceo mi perdevo persino passando da un plesso ad un altro»). Aggiunge Armanda Pallotti, che dice di esser zitella («single fa troppo audace»), però «né incattivita né acida né bruttina»: «In quasi tutti i racconti ho trovato una scrittura triste e cupa», poco adatta a una bambina ma anche, è ovvio, a una donna di 52 anni che vive a Imola in un sottotetto con tre gatti.


Carla Focardi, 73 anni, fiorentina, a suo tempo consulente del lavoro, nostra lettrice da sempre, mi scrive: «È stato più difficile scegliere fra due libri di racconti che fra due romanzi e non ho neppure capito come entrino questi Autori Vari nel torneo di Robinson. Il torneo mi ha già dato due dispiaceri: l’eliminazione di Natalia Ginzburg e di Vasco Pratolini (mi ha fatto sentire sorpassata). Natalia Ginzburg è la mia scrittrice preferita in assoluto, ma forse per me i suoi scritti sono un tutt’uno con la sua persona e se seguissi il suo consiglio di badare solo al testo e di dimenticare l’autore il giudizio sarebbe diverso. Quando andavo a scuola per prepararmi al compito d’italiano leggevo Lessico famigliare e curiosamente una volta alla radio ho sentito Cristina Comencini dire che faceva anche lei la stessa cosa. Metello era uno dei non molti libri che c’erano in casa ed è stato il primo libro da adulti che ho letto (a 11 anni!). Il suo personaggio lo accomunavo a mio padre che era sindacalista, subito dopo la guerra. Spesso non tornava a casa la notte perché non c’erano mezzi dalle campagne e veniva pagato con le cambiali, ma aveva una fiducia totale nel futuro e in casa anche con pochi soldi c’era un’atmosfera bellissima». I nomi e le scelte di tutti i giurati, con le loro motivazioni, si trovano sul mio blog ( http://torneoletterariodirobinson. blogautore.repubblica.it/).
Ricordo che ho cominciato a organizzare il grande torneo nazionale per scegliere il più bel libro di narrativa del 2019. Procedo facendomi aiutare dai circoli di lettori che, a centinaia, sono sparsi in tutta Italia. Chi vuole partecipare mi scriva a torneoletterariodirobinson@giorgiodellarti. com.