il Giornale, 30 maggio 2020
Folle vademecum per consultare un libro
Nel centro dell’ospedale di Montebelluna dove siamo stati rifacendo il percorso che facevano gli infetti Covid, a reparto svuotato, l’atmosfera – paradossalmente – è decisamente diversa da quella che si respira nelle biblioteche (quelle dove si può entrare, perché molte sono ancora chiuse). Il governo ha concesso gli Spritz in piazza, la gente ammassata nei supermercati che tocca frutta e verdura, la tasta, controlla se è matura, la soppesa, poi magari la lascia lì; ma con i libri non si può. I libri nelle biblioteche seguono il percorso degli infetti. Li mettono dentro dei sacchi – gialli, a volte neri – e non li puoi più vedere, non li puoi toccare, non li puoi sentire, non li puoi annusare, nemmeno guardare. I libri devono stare in isolamento.
Nella biblioteca di Mirano, un comune alle porte di Venezia, la biblioteca è chiusa al pubblico. Vietato entrare. Il comune ha stilato un prezioso vademecum per usufruire del servizio. Arrivati in biblioteca compare una scritta rossa a caratteri cubitali «Attendi qui». I libri da restituire sono depositati dentro un sacco giallo con scritto «Restituisci qui», quelli da prendere a prestito invece, per chi ne avesse ancora la voglia, sono messi dentro una cesta dove è appeso il cartello «Ritira qui». Non solo. Non è possibile sedersi per la consultazione. «Potrà accedere al servizio una persona alla volta spiega in una nota il Comune – due persone solo in caso di minori accompagnati da un adulto. Gli utenti dovranno essere dotati di mascherina e guanti e attendere il proprio turno all’ingresso della biblioteca distanziati di almeno un metro». Il prestito, poi, è preferibilmente su prenotazione: telefonando o inviando una mail. L’importante è non toccare i libri. «Il numero di prestiti è ridotto a cinque per ciascuna tessera». Ah: i libri e i volumi restituiti saranno posti in quarantena per quattordici giorni prima di renderli nuovamente disponibili. Se devi consultare quel libro per studio o per lavoro, non si può. Tutti gli altri servizi della biblioteca ovviamente sono sospesi. Quindi consultazione, sale lettura, aule studio...
Non va meglio in altre biblioteche d’Italia. A Treviso la biblioteca di Borgo Cavour è chiusa. Davanti è affisso un cartello dove si indica che, dal 20 maggio fino a nuove disposizioni, questa biblioteca, quella di San Liberale e quella di Sant’Antonino sono chiuse. Le altre due comunali, Demattè e Zanzotto, sono aperte ma «Non sarà possibile trattenersi in biblioteca per leggere», il tempo massimo consentito in sala, per quattro alla volta, è di 15 minuti ed è consigliabile prenotare il prestito da casa. La Marciana di Venezia invece, una delle più belle biblioteche d’Italia, è chiusa. Solo i dipendenti lavorano all’interno dal 18 maggio scorso. Come ci spiegano al telefono, forse riapriranno il 5 giugno, ma con una diversa riorganizzazione. Da una cinquantina di posti, si passa a nemmeno un terzo. «Nella sala lettura che aveva 50 posti spiega al Giornale una bibliotecaria abbiamo dovuto ridurli a nove. Se su prenotazione 18. Avevamo previsto addirittura una persona per tavolo». Poi ancora si passa da sedici posti a quattro nella sala manoscritti e due per la consultazione di microfilm.
Anche la Biblioteca Venezia di Milano è temporaneamente chiusa. Quando chiamiamo, una voce di donna al registratore ci comunica che «Dal 26 maggio le biblioteche entrano nella Fase 2, la biblioteca Sormani e altre sedi rionali riaprono con orari ridotti. Per aggiornamenti e informazioni dettagliate consultare il sito milano.biblioteche.it». Comodamente da casa.