Corriere della Sera, 29 maggio 2020
«Mascherina sul podio». Intervista a Daniele Gatti
È il primo concerto in Italia dopo il lockdown. «Sono onoratissimo, sebbene abbia già eseguito un concerto per la Festa della Repubblica, nel 2000, tornare il primo giugno ai giardini del Quirinale, nell’emergenza del virus, ha un significato forte per tutto il mondo della musica», dice Daniele Gatti, direttore musicale dell’Opera di Roma.
L’appuntamento di Rai Cultura è alle 18.45 in diretta su Rai1. Dopo l’Inno e prima del concerto ci sarà un discorso del presidente Sergio Mattarella, unico spettatore in platea che potrà assistere all’esibizione.
Daniele Gatti, dirigerà con la mascherina?
«Sì, c’è anche il senso di un invito nel continuare a indossarla. E così dovrebbe essere per i 15 strumentisti ad arco (più un cembalo) dell’Orchestra dell’Opera. Avere un numero limitato di musicisti è intonato al momento».
E l’Inno nazionale?
«Ho fatto una trascrizione per archi, l’unica cosa che potevo fare. Una novità assoluta. In alternativa c’era l’inno registrato. L’ho pensato in senso non bellico. Non ci saranno le battute iniziali a fanfara, tipiche di uno squillo di ottoni. Come tutto il tema del concerto, c’è un senso di commiato per chi ci ha lasciato, di speranza per il futuro e una intrinseca dolcezza che spero si sia ritrovata in questi giorni. In più c’è il mio personale ringraziamento».
Rivolto a chi?
«A chi ci governa, non è un discorso di colore partitico, se altre forze avessero messo, com’è stato, la tutela della vita come priorità, avrei detto la stessa cosa. Io mi sono sentito tutelato. Ho vissuto il lockdown a Parigi, non ho avuto paura, ho seguito le indicazioni del governo italiano. Però non siamo in guerra, come qualcuno ha detto. I miei genitori l’hanno subìta, le bombe sono un’altra cosa».
Il concerto quest’anno ha due significati opposti: la festa nazionale e il lutto.
«Sì, perché sarà dedicato alle vittime del Coronavirus. Il programma è stato studiato nel dettaglio, sono brani accorati, di breve durata, per una tv generalista: dall’Adagio e fuga di Mozart passando per un brano scritto per un monaco ortodosso di Arvo Pärt, Vivaldi, l’elegia Crisantemi di Puccini, Webern e l’Aria sulla quarta corda di Bach».
E l’acustica?
«Stavolta viene dopo. La priorità è dire: la musica riparte. Parleremo al cuore anche se non si è nelle migliori condizioni musicali. È come se un pittore non avesse colori ma soltanto una matita e un pezzo di carta. Però dipinge».
Col distanziamento cosa succede con i leggii?
«Giusto. In orchestra si è in due con lo stesso leggìo, quando è il momento, uno volta pagina e l’altro continua a suonare per garantire fluidità. Qui invece ognuno avrà il proprio leggìo. Trattandosi di pezzi brevi, bisogna avere lo spartito su tre facciate per evitare di girare la pagina,».
Cosa vuol dire far musica senza pubblico?
«Non avremo applausi, mancherà l’afflato, ma se il vasto pubblico da casa farà uno scatto mentale pensando che stiamo facendo qualcosa per loro, in quel momento, saremo tutti ripagati di queste manchevolezze. Accadrà la stessa situazione nei miei prossimi concerti, a Torino con l’Orchestra della Rai, e a Parigi con l’Orchestre Nationale de France trasmessi in streaming».
Crede nello streaming alternativo ai concerti live?
«È come per il calcio, da quando le partite vengono trasmesse in diretta, la gente ha continuato a andare allo stadio. Poi Radiotre trasmetterà i miei concerti con la LaFil, l’orchestra di Milano che riunisce prime parti delle migliori compagini italiane e giovani di talento».
Per i teatri al chiuso si entra in 200: se resta questa norma come si farà l’opera?
«Se continua il trend positivo presumo ci saranno modifiche, vanno considerate le diverse cubature delle sale».
E come sarà a luglio il «Rigoletto» al Circo Massimo?
«Con il regista Michieletto lavoriamo a uno spettacolo in funzione dello spazio, l’invenzione di un artista prenderà il sopravvento. L’orchestra sarà ridotta ma non ci saranno tagli, e per non mettere a rischio i coristi, forse canteranno fuori scena, e in scena le comparse mute. Mancheranno chiaroscuri e sottovoci, ma vale il discorso del Quirinale: mandiamo il segnale che la musica riparte».