La Stampa, 29 maggio 2020
Cnn, 40 anni in prima linea
C’erano tre bandiere quel giorno a sventolare, «Old Glory», le stelle e strisce americane, il vessillo statale della Georgia, ancora con le sbarre diagonali del vecchio Sud schiavista e, a sorpresa, la bandiera azzurra con ramoscelli d’ulivo e mappamondo delle Nazioni Unite. Sotto la brezza, il primo di giugno 1980, parla ai reporter un businessman di 41 anni, baffo a spazzola da duro, fama di Don Giovanni che gli è costata l’espulsione dall’Università di Brown, beccato con una ragazza in dormitorio. Ted Turner si rivolge con nobili accenti alla stampa «Il nostro Cable News Network nasce oggi, speriamo che, con notizie da tutto il mondo, 24 ore su 24 e analisi serie, possa portare il paese e le altre nazioni a capirsi meglio, a lavorare insieme, creando fratellanza, amicizia, gentilezza e pace».
Un discorso da Papa dei media che l’avventurosa vita di Turner, due matrimoni, seguiti nel 1991 dalle nozze clamorose con l’attrice femminista Jane Fonda, «divorziammo nel 2001, filosofie di vita opposte, mi spezzò il cuore, da allora ho quattro fidanzate, una non basta per sostituirla», non lasciava prevedere. E che, infatti, i cronisti irridono, considerando Cnn, rete tv che si illude di tenere i telespettatori davanti al video a ogni ora, un sicuro fallimento, «La tv si fa a New York non ad Atlanta», «Il padre di Turner ha fatto i soldi con i cartelloni stradali, che ne sa lui di tv?», «Un network internazionale investendo 100 milioni? Spiccioli!». Cnn viene presa in giro come «Chicken Noodle Network», Rete Pastina in Brodo, Turner sa di essere parvenu dei media e ai redattori assunti dalle testate minori ammette: «Nulla so di giornalismo, spero che voi ci capiate un poco».
Turner non demorde, in parte per il carattere ribelle, «le tv ufficiali son peggio dei nazisti», e lancia approfondimenti che sorprendono i canali generalisti. Bill Schneider, già ricercatore ad Harvard University, importa nel dibattito politico dati, sondaggi, riflessioni culturali che i talk show non sanno seguire. Al mattino il simpatico gourmet Burt Wolf anticipa la moda degli chef maître à penser, con il bel programma di cucina «That’s cooking for today».
Appaiono volti nuovi, la divertente Jeanne Moos, che si butta nei servizi come un’acrobata al circo, il solenne anchorman afroamericano Bernard Shaw, ultimo dei mezzobusti, la raziocinante conduttrice Bobbie Battista, Christiane Amanpour, elegante inviata di esteri, Wolf Blitzer, i cui genitori scamparono ad Auschwitz.
Turner e la sua banda di pirati tv Cnn stanno incrociando verso l’Isola del Tesoro Mass Media, che i rivali aristocratici non vedono sulle mappe. Nel 1980 il pubblico ha mutato cultura, la massima dello studioso McLuhan, «il mezzo è il messaggio, ogni cosa che passa in tv diventa tv», non vale più, perché l’offerta si arricchisce con le tv via cavo, i programmi radio dedicati, le stazioni locali. I quotidiani perdono copie, secondo Hal Varian di Google già dal 1972, una generazione prima del web i lettori han smania di notizie immediate, pur senza cellulare in tasca e Cnn è lesta ad approfittare della novità.
Nel 1986, quando lo Shuttle Challenger esplode in diretta, uccidendo i sei membri dell’equipaggio e l’insegnante Christa McAuliffe, la prima «maestra nello spazio», Cnn è lì sola, con le sue telecamere, a far piangere una nazione.
E quando il candidato repubblicano George H.W. Bush e il democratico Michael Dukakis si disputano nel 1988 l’eredità del presidente Reagan, sarà decisiva una domanda di Bernard Shaw, foriera della degenerazione tv violenta 2020, «Governatore Dukakis sarebbe contrario alla pena di morte anche se stuprassero sua moglie?». Dukakis, gentleman della politica, replica con garbo, sa che la consorte, sofferente di depressione, lo ascolta, e viene massacrato nei sondaggi.
Cenerentola Cnn domina ormai e la notte del 17 gennaio 1991, quando il presidente Bush per liberare il Kuwait dall’invasione del rais iracheno Saddam Hussein, bombarda Bagdad, è lo stesso Shaw ad annunciare dall’Hotel Rasheed «Il cielo della capitale si illumina», mentre i traccianti della contraerea attraversano gli schermi. Con Shaw, l’inviato veterano Peter Arnett e John Holliman, umile cronista esperto di questioni agricole, finito, per un caso di turni in redazione, a raccontare la Storia.
«Cnn è il microfono del mondo» mi disse sorridendo, quando la intervistai a Atlanta, Bobbie Battista, pugnace anchor scomparsa purtroppo lo scorso marzo, «Eravamo ribelli, un po’ dannati, ora dominiamo, ma rimpiango i primi tempi, soli contro tutti».
40 anni han cambiato ogni cosa. La redazione si è trasferita a Columbus Circle, New York, davanti al Central Park, Turner ha ceduto la proprietà al colosso Warner Media e pensa alla fidanzate, il sogno di obiettività e «pace nel mondo» cede il passo allo scontro con i rivali conservatori di Fox, nell’eterno referendum sul presidente Trump. I pirati del 1980 sono assediati a loro volta dai social media, ma, finché ha funzionato, il «Citofono del mondo» rimpianto da Bobbie è stata davvero una rivoluzione.