Corriere della Sera, 28 maggio 2020
Contro il virus meglio la dittatura o la democrazia?
La propaganda di Pechino sostiene che nella battaglia contro il coronavirus il modello di governo autoritario (il suo) ha funzionato meglio del modello democratico. Vero? Una parola definitiva su quale sistema sia stato più efficiente non si può ancora dare: solo alla fine della pandemia e dopo averne calcolato i costi umani ed economici si potrà forse dare un giudizio fondato. Si può però già dire che la retorica del governo cinese e del presidente Xi Jinping è piuttosto forzata. Uno studio pubblicato dal Cepr (Center for Economic Policy Research) indica che nelle democrazie i cittadini hanno risposto meglio alle indicazioni dei loro governi di quanto non lo abbia fatto chi vive in regimi totalitari. Il lavoro – realizzato da Carl Benedikt Frey, Cinchih Chen e Giorgio Presidente – è stato condotto su dati di
111 Paesi che vanno dagli inizi dei lockdown in febbraio fino a fine aprile e ha misurato le differenti risposte che le popolazioni hanno dato alle decisioni dei governi. Nel periodo, le misure di restringimento sono aumentate del 34% in media nei 111 casi studiati e la mobilità è calata di circa il 14%: ma con grandi differenze tra Paese e Paese. Il primo risultato, che tiene conto delle caratteristiche specifiche di ogni società, indica che per un uguale numero di persone infette le restrizioni al movimento sono state del 17% maggiori nei regimi autocratici. Il secondo risultato dice che, a pari livello di restrizioni, i Paesi democratici hanno registrato una riduzione della mobilità geografica, cioè un rispetto delle indicazioni, del 20% superiore. In altri termini, per avere lo stesso risultato i regimi autoritari hanno dovuto essere molto più restrittivi di quelli democratici. Anche considerando le differenze di numero delle forze di polizia messe in campo, lo studio ha stabilito che «la correlazione negativa tra autocrazia e mobilità declinante rimane statisticamente significativa». Si può ipotizzare che i governi democratici riscuotano in media maggiore fiducia dai cittadini di quelli autoritari e quindi siano più ascoltati: con il risultato che le loro politiche sono più efficienti. La cosa è ancora più vera – dice lo studio – nei Paesi con cultura poco individualista ma democratici, come Corea del Sud, Taiwan, Giappone. Risultati da approfondire. Ma la narrativa di Pechino zoppica.