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 2020  maggio 28 Giovedì calendario

Le bancarelle di libri usati sulla Senna spariranno?

I bouquinistes, i rivenditori di libri usati e antichi lungo le rive della Senna, a Parigi, con le loro tradizionali bancarelle fanno parte della capitale francese dal XVI secolo e ora stanno per diventare patrimonio dell’Unesco. Tuttavia, a minacciarli ora è il dopo Covid-19. Sui 227 titolari di concessione non tutti hanno riaperto alla fine del confinamento, l’11 maggio in Francia, e, tra quelli che l’hanno fatto alcuni hanno richiuso qualche giorno dopo la riapertura perchè il giro d’affari non era sufficiente a far tornare i conti.E pensare che questa attività storica risulta codificata dal 1577. Sarebbe un peccato se dovesse sparire, cancellata dall’e-commerce e dalla disaffezione del pubblico per la lettura. Alcuni di loro per riuscire ad arrivare alla fine del mese hanno ceduto alla tentazione di trasformarsi in venditori di souvenir, di lucchetti d’amore e di tour Eiffel in miniatura Made in Chine a detrimento della vendita di libri antichi, incisioni, stampe e di un piccolo mercatino delle pulci. Un male necessario a giudizio di Jérôme Callais, presidente dell’associazione culturale dei bouquinistes di Parigi intervistato da Le Figaro. Musicista, suona il contabbasso classico, si è riconvertito a questo lavoro di bouquiniste e si è installato nei pressi del Pont-Neuf. La sua categoria, ha raccontato, è stata duramente colpita dalla crisi sanitaria causata dalla pandemia di Covid-19. Il coronavirus ha assestato loro un’altra batosta dopo le penalizzazioni già subite a causa delle manifestazione di protesta contro il governo organizzate dai gilet gialli durante i weekend e anche dallo sciopero dei trasporti pubblici. E pensare che a febbraio 2019 il ministero della cultura ha dato il via libera all’inserimento dei bouquinistes nel registro nazionale, tappa obbligatoria per l’iscrizione di questo antico mestiere tipicamente parigino nel patrimonio immateriale dell’Unesco. Un marchio che darebbe loro una boccata d’ossigeno. Ma c’è chi pensa che possa essere, invece, una sorta di limitazione nel tentativo di dinamizzare il mestiere con metodi più moderni come la presenza sui social network e i laboratori di rilegatura.