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 2020  maggio 27 Mercoledì calendario

Alitalia «nuova» per 1.642 volte

«La crisi dell’Alitalia ha qualcosa di funestamente satanico», spiegò una decina di anni fa al sito cattolico pontifex.roma.it il decano mondiale degli esorcisti, padre Gabriele Amorth, «Quando accadono divisioni, confusione, crisi, il Grande Tentatore è sempre presente. Lui se la ride e inevitabilmente crisi e dissesti economici hanno influenze anche sulla sfera personale. Creano allontanamento e frattura, esattamente quello che vuole Satana». Se il Demonio abbia avuto una parte pure nella scelta del governo di salvare ancora una volta la compagnia di bandiera buttando nell’«affarone» altri 3 miliardi di euro non si sa. La certezza che esista un diavoletto dedito a sbeffeggiare chi dell’Alitalia si è occupato negli ultimi 30 anni è però assoluta. Basti contare quante volte siano state usate nell’archivio dell’Ansa, in una irresistibile sfida al ridicolo, le parole «nuova Alitalia». La prima fu il 19 maggio 1989, quando a Palazzo Chigi c’era Ciriaco De Mita, al tesoro Giuliano Amato, ai Trasporti il dc Giorgio Santuz, insegnante al Convitto Nazionale “Paolo Diacono” di Cividale. Ma da allora, nel corso di 31 anni durante i quali la compagnia aerea ha cambiato 12 presidenti più 4 commissari, l’ammiccante formuletta è stata usata 1.642 volte. Un delirio. E mai nessuno che si sia sentito imbarazzato a ripetere quella stessa tiritera che ha perso ogni credibilità, al punto che ogni persona normale, al solo risentirla, sbuffa infastidito: «Ancora “nuova Alitalia”? Almeno cambiate disco!» Per non dire della credibilità perduta da un’altra formula magica, quella del «prestito ponte». Non ci crederete, ma negli stessi archivi dell’Ansa se ne parla in 172 titoli (centosettantadue!) e in un totale di 1.641 lanci. Il primo fu nel maggio 2004 quando il portavoce della commissaria europea ai Trasporti Gilles Gantelet, ricordò che Alitalia avrebbe più potuto «in nessun modo beneficiare di ulteriori aiuti di Stato» anche se tra le ipotesi possibili c’era «quella di un prestito-ponte che possa accompagnare un piano di ristrutturazione». Da incorniciare il commento in quella occasione del Financial Times, convinto che il prestito ponte fosse «solo un modo per non affrontare i problemi più gravi della società». Un errore gravissimo giacché Alitalia era «di fronte al collasso», nel caso in cui non fossero state «adottate decisioni radicali». Sedici anni dopo, di prestito ponte in prestito ponte, siamo ancora lì...