Corriere della Sera, 27 maggio 2020
Doug e Bob, due amici in orbita insieme
WASHINGTON Bob Behnken e Doug Hurley sono colleghi e amici da vent’anni. Si sono conosciuti nel corso per astronauti della Nasa nel 2000. Selezione durissima, superata da entrambi al primo tentativo. Stasera, quando in Italia saranno le 22.33, partiranno con lo SpaceX Falcon 9, il razzo costruito dalla società privata di Elon Musk, imprenditore miliardario dal multiforme ingegno.
L’America torna ad affacciarsi sulla leggendaria piattaforma di Cape Canaveral, in Florida, da cui partirono le missioni Apollo e quelle più sfortunate dello Shuttle. L’ultimo lancio risale all’8 luglio del 2011. Sarà una vera, spettacolare ripartenza. Il traliccio che cade, i fumi. Un lampo che spezzerà anche il buio della pandemia.
È la prima spedizione di un piano ambizioso. Nel 2010 l’amministrazione Obama decise di coinvolgere il settore privato nei programmi spaziali, accogliendo e finanziando con 2,6 miliardi di dollari i progetti di Musk e con 4,2 miliardi quelli della Boeing. È un test storico e molto importante sul piano tecnologico. Poi certo, Musk sogna di portare i turisti oltre l’atmosfera, di costruire colonie su Marte eccetera.
Per il momento, comunque, la navicella sarà nelle mani di Bob, 49 anni, colonnello dell’Air Force, e di Doug, 53, colonnello in pensione dei Marine. Due star annunciate, ma senza le rivalità, i dissapori, la competizione esasperata che hanno accompagnato le biografie dei pionieri nello spazio.
Bob e Doug sono qualcosa di più di un equipaggio tecnicamente affiatato. Nell’ultima conferenza stampa, venerdì 22 maggio, hanno duettato da remoto, alternando considerazioni scientifiche a battute. Behnken: «Sono contento di volare con Doug, penserà lui ad affrontare qualsiasi cosa ci dovesse capitare». Hurley: «Bob ha già immaginato tutto in anticipo e quindi siamo a posto». Controreplica di Bob, l’ex aviatore che si diverte a prendere un po’ in giro il Marine «secchione»: «Tra noi due, il campione di Trivial Pursuit è Doug. La sua peggiore abitudine? Ha un senso dell’igiene più rigido del mio». E così via, andrebbero avanti per ore.
Bob è un ingegnere meccanico nato nel Missouri. Guiderà lui le manovre di attracco all’International Space Station, la stazione in orbita, meta della missione. Doug, invece, viene da Endicott, nello Stato di New York. Sovrintenderà alle operazioni di lancio e di rientro sulla Terra. Sono stati selezionati per questa operazione nel 2015 e da allora sono diventati inseparabili. Bob Behnken ha cominciato come pilota collaudatore fino a partecipare a due voli con lo Shuttle, accumulando 708 ore nello spazio e sei passeggiate in orbita.
Anche Doug Hurley è stato sullo Shuttle in due occasioni. Faceva parte dell’equipaggio, quell’ultima volta nel 2011.
Gli Stati Uniti ci hanno messo nove anni per tornare protagonisti. In tutto questo tempo hanno dovuto chiedere e pagare 90 milioni di dollari ai russi per un posto nelle Soyuz dirette verso le stazioni orbitanti.
La tabella di marcia prevede che la navicella di Musk raggiunga il molo della cittadella spaziale alle 11.29 di domani, giovedì 28 maggio. Non è ancora stabilita la data del rientro. Si ragiona su un arco tra uno e quattro mesi. Nell’ultima fase dell’addestramento anche i due astronauti hanno dovuto rispettare le cautele anti-Covid 19. E per alleggerire la quarantena hanno ottenuto di essere raggiunti dalle famiglie, nei grandi laboratori della Nasa a Houston in Texas.
Nessun problema, hanno risposto dal comando. Tutti e due hanno sposato una collega, conosciuta sempre in quel corso del 2000. La moglie di Doug Hurley si chiama Karen Nyberg e ha appena lasciato il servizio attivo. Quella di Bob Behnken è Megan McArthur, specializzata in oceanografia. Le due coppie hanno fatto da testimoni nelle nozze dell’altra. Doug e Karen hanno un figlio di 10 anni; quello di Bob e Megan ha 8 anni.
Vite parallele, espressione dell’America che lavora bene e in silenzio. E che in definitiva tiene in piedi questo Paese e le sue grandi avventure.