Il Sole 24 Ore, 27 maggio 2020
La bond mania contagia il mondo
Non solo BTp Italia. La bond-mania fra chi emette debito e chi è pronto a investirvi contagia l’intero mondo obbligazionario compreso quello legato ai corporate bond, i titoli societari. L’attività fra gli investment grade, quelli con merito di credito più elevato, procede infatti a ritmo frenetico con nuovi collocamenti sul mercato primario quasi ogni giorno. Da inizio anno, se si esclude il breve periodo di «congelamento» all’avvio del lockdown legato alla pandemia, l’offerta di questa tipologia di bond sfiora i mille miliardi di dollari negli Stati Uniti e si attesta a 310 miliardi di euro anche in Europa, dove secondo M&G Investments si superano di un terzo i volumi del 2019 e addirittura dell’84% quelli dell’anno precedente.
Anche gli emittenti italiani, sia finanziari che industriali, sono riusciti proprio di recente ad aggiungersi al flusso prima con le operazioni targate Eni, che ha raccolto 2 miliardi, poi con il bond Ferrari da 650 milioni della scorsa settimana. La tendenza sembra avere le carte in regola per proseguire «soprattutto se le condizioni saranno più favorevoli rispetto al recente passato», conferma Mario Romano, direttore Investimenti di Sella Sgr, sottolineando che «la grande liquidità presente sul mercato attende di essere impiegata e le aziende italiane possono costituire una buona alternativa».
Come si è visto per il BTp Italia, i rendimenti che si spuntano nel nostro Paese sembrano insomma far gola all’investitore anche quando si parla di debito societario. Il discorso si allarga però anche al resto d’Europa, visto che per rendere attraente la valanga di «carta» rovesciata sul mercato (e tenendo anche conto della crisi scatenata da Covid-19) gli emittenti hanno dovuto offrire condizioni più favorevoli rispetto al debito già presente sul mercato. «Il premio di nuova emissione può essere sostanzioso, specialmente nei periodi di turbolenza e a marzo 2020 in media è stato di 25-40 punti base negli Stati Uniti come in Europa: una concessione significativa nell’ambito degli investmentgrade», conferma Wolfgang Bauer, gestore obbligazionario di M&G Investments.
Non è dunque tutto oro ciò che luccica (proprio come per il BTp Italia) e le controindicazioni si fanno sentire anche sul secondario «dove- aggiunge Bauer – le valutazioni più allettanti sui mercati primari esercitano una notevole spinta al rialzo sugli spread del credito che penalizza i detentori delle obbligazioni societarie esistenti». Esiste poi un tema più generale, che va oltre le mere valutazioni di convenienza e al quale chi investe nel credito non può guardare senza un certo timore, perché chi attinge a piene mani alla possibilità di immettere debito sul mercato aggiunge in fondo leva finanziaria e diventa quindi più vulnerabile. Il discorso vale a maggior ragione nella fase attuale, perché «le società hanno bisogno di prendere denaro in prestito per rafforzare il profilo di liquidità e compensare il tracollo delle entrate dovuto al coronavirus», fa notare Bauer, avvertendo come questo non sia «un modello di business sostenibile che può andare avanti per sempre».
Se quindi da una parte l’esistenza di un mercato primario che funziona a pieno regime e consente alle società di reperire capitale per coprire le spese di gestione e rifinanziare il debito esistente è una condizione indispensabile per superare la crisi attuale e la recessione globale incombente, dall’altra è inevitabile come nel medio periodo molte di queste aziende si troveranno a fare i conti con un onere debitorio rilevante. E la mano della Bce, che continua ad acquistare titoli investment grade, non sarà eterna. «Alcune riusciranno ad agganciare la ripresa economica post-crisi e ridurre la leva rapidamente, mentre altre – avverte Bauer – arrancheranno con livelli di debito debilitanti e pagamenti di interessi che assorbiranno una quota significativa dei ricavi futuri soffocando il potenziale di crescita».
Considerazioni simili valgono da avvertenza anche per chi, fra i risparmiatori, pensa di cavalcare con rischi contenuti la nuova ondata di emissioni. Non sono per la verità molti i corporate bond disponibili in via diretta alla platea dei retail perché, come ricorda Romano, «per la loro tipologia di emissione e gli importi minimi la gran parte dei titoli sono destinati al mercato degli investitori professionali, mentre i clienti privati possono accedere a strumenti di risparmio gestito in grado di garantire la corretta diversificazione e la necessaria gestione del portafoglio titoli». Maneggiare con cautela, adesso più che in passato, resta forse l’avvertenza più utile.