27 maggio 2020
Tags : François-Henri Pinault
Biografia di François-Henri Pinault
François-Henri Pinault, nato a Rennes, in Francia, il 28 maggio 1962 (58 anni). Miliardario • Detto «FHP» da dipendenti e collaboratori • «Il re del lusso» (Domenico Quirico, La Stampa, 1/4/2009) • Uno degli eredi del patrimonio della famiglia Pinault • Suo padre, François senior, iniziò nel 1962 con un’impresa di legname e, grazie alla speculazione finanziaria e a una fortunata serie di acquisizioni tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta, riuscì a diventare uno degli uomini più ricchi di Francia • Incaricato della gestione dei beni di famiglia dal 2003, François-Henri ha concentrato le attività del gruppo, investendo nel mercato del lusso, e rendendolo così la terza multinazionale del settore dopo LMVH e Richemont • È presidente, amministratore delegato e principale azionista di Kering S. A., che controlla i marchi Gucci, Saint Laurent, Bottega Veneta, Balenciaga, Alexander McQueen, Brioni, Boucheron, Pomellato, Dodo, Qeelin, Ulysse Nardin, Girard-Perregaux, Kering Eyewear • Assieme al padre, gestisce la holding di famiglia, Artemis, con cui controlla, tra le altre cose, la casa d’aste Christie’s, una società di private equity, quattro aziende vinicole in Francia e una nella Napa Valley (California), la compagnia di navi da crociera Ponant, la Puma, le riviste Le Point e Le Point de vue, la squadra di calcio di Rennes, il palazzo della Borsa di Parigi, palazzo Grassi e Punta della Dogana a Venezia • Stando alla rivista Forbes, il patrimonio della famiglia si aggira attorno ai 33 miliardi di euro • Cavaliere della Legion d’onore • Famoso anche per aver sposato in seconde nozze l’attrice Salma Hayek la quale, la prima volta che lo vide, lo scambiò per Daniel Craig. «La somiglianza – capelli biondi tagliati corti, occhi azzurri, spalle da pugile – non è solamente fisica. Come l’agente 007, François-Henri Pinault ha sempre amato le belle ragazze, le automobili sportive, lo sport e i gadget elettronici. Come lui, fa parte del bel mondo, anche se si lascia raramente mettere in trappola dai paparazzi: “Quelle cose, bisogna gestirle” dice. Perché, nonostante la sua notorietà mondiale, il presidente, come l’eroe di Ian Flemming, è un uomo discreto. Difficile da delineare. Enigmatico» (Christine Kerdellant, L’Express, 18/2/2008) • Ha detto: «In quanto essere umano, tu respiri, mangi, sogni. Non si può non sognare. È per questo che esiste il lusso».
Titoli di testa «Il mio pranzo con François-Henri Pinault al ristorante dell’Hotel Lancaster a Parigi inizia e finisce con un momento di imbarazzo – prima mio, poi suo. Ecco com’è iniziato: io allungo la mano per stringere la sua, ma mi rimane fissa a mezz’aria; lui voleva baciarmi sulle guance. Mi sono sentita un’idiota. Lui si è messo a ridere» (Vanessa Friedman, Financial Times, 4/5/2007).
Vita Figlio di François Pinault e di Louisette Gautier. I suoi sono separati. Il padre, all’epoca, non possiede che la Pinault Distribution, un’impresa di medie dimensioni specializzata nel settore del legname. Non è ancora uno degli uomini più ricchi di Francia. Conosce già Jacques Chirac, è vero –per fargli un favore, ha comprato una falegnameria a Millevaches, nel dipartimento della Corrèze, di cui lui è presidente – ma diventeranno amici solo nel 1986 • «I suoi figli, Laurance, François junior (il futuro François Henri) e Dominique, crescono a Rennes con la madre. Crescono di fronte allo stadio cittadino. A 12 anni, l’erede fa il raccattapalle e sogna di diventare Giresse o Platini. Sicuramente, non il proprietario della squadra» Christine Kerdellant, L’Express, 18/2/2008) • François non ha un’infanzia troppo diversa da quella di tanti altri ragazzi di provincia. Poi, quando ha 17 anni, suo padre lo manda a Parigi. Lo iscrive al Collège Stanislas, dove fa i corsi preparatori per entrare nelle grandes écoles. È felicissimo quando, nel 1982, lo prendono alla HEC • Racconta il giornalista Emmanuel Chain, compagno di studi di François. «All’epoca era solo il figlio di un tizio che aveva una grossa segheria in Bretagna» • Gli anni dell’università sono utilissimi per François. Nel campus di Jouy-en-Josas impara i rudimenti della gestione aziendale, milita nella squadra di rugby e in quella di calcio e diventa tesoriere dell’associazione dei rappresentanti degli studenti. Si fa le amicizie giuste. Gli piace fare festa, ma studia seriamente. Racconta ancora Chain: «Era l’unico di noi che, dopo le nostre scorribande notturne, riusciva ad andare a lezione il mattino. Era il suo punto d’onore». Nel 1985, al momento del diploma, è uno dei migliori del corso • Come primo lavoro fa lo stagista per Hewlett-Packard, all’epoca uno dei giganti american dell’informatica. «Ha mai pensato di non entrare nell’impresa di famiglia? “Certo. Ho fatto colloqui per un sacco di posti: Colgate-Palmolive, Procter & Gamble, Price Waterhouse. La compagnia di mio padre era abbastanza diversa all’epoca. Non fatturava ancora così tanto e tutto il lavoro consisteva nel legname e nel costruirsi una rete commerciale. Ma mi sono reso conto che in un posto come P&G sarei potuto diventare al massimo assistente di questo, o capo regionale di quest’altro; nell’azienda di mio padre avrei potuto prendermi sulle spalle la piena responsabilità, questo era quello che volevo”» (Friedman) • François fa il servizio militare nell’ufficio commerciale del consolato francese a Los Angeles. Ha casa sulla spiaggia di Santa Monica e guida una vecchia Corvette. Nel 1987, finalmente, è pronto a entrare nell’azienda del padre • Pinault figlio comincia a lavorare nell’impresa del padre nel 1987. Entro il 1997 è capo della Fnac. Suo padre, preoccupato per la propria salute e che il figlio non sia pronto a succedergli, mette in piedi un comitato di dieci dirigenti: nel caso muoia prima dei 63 anni saranno loro a decidere a chi debba andare la guida del gruppo. «Una volta all’anno, per i sette anni seguenti, Pinault andò a pranzo con ciascun membro del comitato separatamente e, alla fine di ogni anno, organizzava una cena per incontrarli tutti assieme. “Mio padre girava attorno al tavolo e chiedeva a ognuno di loro cosa pensassero di me” […] Eppure, quando il momento arriva, la decisione la prende Pinault padre per conto suo. “Gli ho chiesto: ‘Sei sicuro?’ Fu una conversazione strana perché mio padre si preoccupò quando mi vide preoccupato. Ma la filosofia di mio padre è che non bisogna essere in due a prendere una decisione» (Friedman) • Pinault padre dice a Pinault figlio: «Hai 41 anni. Ne hai ancora venti per agire nel pieno delle forze. Ora tocca a te!» • FHP decide di cambiare il nome al gruppo, che da Pinault-Printemps-Redoute (PPR), diventa Kering. «La parola ker in bretone significa “casa” e il suono Kering ricorda l’inglese caring, che significa prendersi cura di qualcosa o qualcuno» (Enrico Matzeu, Il Post, 3/12/2015). Cambia anche il logo dell’azienda, che diventa un gufo stilizzato. Spiega: «Il gufo è un animale discreto e protettivo» • Nel frattempo, si sbarazza delle partecipazioni nella grande distribuzione (Printemps, Conorama, Fnac, La Redoute), vende tutto e usa il ricavato per concentrare le sue attività nel mercato del lusso. Riesce a far diventare il suo un gruppo internazionale: nel 2008 il 55 per cento dei ricavi veniva dal mercato francese, nel 2015 il 95% viene dal mercato estero. Nel giro di pochi anni completa la trasformazione del vecchio gruppo del padre – che aveva dentro di tutto, dal legname, ai materiali edili, dal commercio al dettaglio alla grande distribuzione – in «un agile vascello per i sogni dei consumatori» (Molly Fischer, New Yorker, 13/4/2015) • «Ci sono molti più ricchi nel mondo oggi rispetto a dieci anni fa. Penso che il mercato possa crescere ancora almeno del doppio. Stiamo entrando in un’era di irrazionalità, di ritorno della fantasia. Siamo all’inizio di una fase sociale che potrà durare per anni […] L’unica domanda a cui dobbiamo rispondere è: quanto potranno diventare grandi questi marchi? La risposta non la so» (nel 2007).
Vita privata È stato sposato con Dorothée Lepère dal 1996 al 2004. Due figli: François (n. 1998), detto «François il piccolo», e Mathilde (n. 2001) • Un figlio anche dalla modella canadese Linda Evangelista: Augustin James (n. 2006) • Nel 2009 sposò a Parigi con rito civile l’attrice messicana Salma Hayek, da cui aveva già avuto una figlia, Valentina Paloma (n. 2007). Hanno replicato la cerimonia Venezia, dove si erano conosciuti. Per il ricevimento hanno affittato la Fenice: tra gli invitati, Penelope Cruz (amica del cuore di Salma), Edward Norton, Woody Harrelson, Olivier Martinez, Ashley Judd, Charlize Theron, Bono, Ziyi Zhang, Anna Wintour e Jacques Chirac. Luna di miele alle Seychelles.
Impegno civico Dopo il rogo di Notre Dame del 2019 i Pinault donarono 100 milioni di euro per il restauro della cattedrale. Pochi giorni dopo, Bernard Arnault donò 200 milioni: «Dans tes dents, François-Henri!» • Impegnato per i diritti delle donne e contro i cambiamenti climatici. Sua figlia Valentina ha manifestato a sostegno di Greta Thunberg nel 2019. «È molto impegnata su questo fronte. Penso che quel che sta facendo Greta e i giovani con lei, sia molto importante. Lasciare ai nostri figli un mondo migliore per me è un elemento chiave» • Racconta la moglie: «Se non fosse già stato un femminista, un uomo con certi valori, con certi principi, non mi sarei innamorata di lui e non l’avrei sposato».
Curiosità Sa l’inglese • Grande appassionato d’arte: ha una sua galleria personale • Grande appassionato anche di calcio • Si firma François-Henri per distinguersi dal padre, ma i parenti lo chiamano François e basta • Sua sorella Laurence è diventata direttrice di teatro, suo fratello Dominique avvocato • Pare si arrabbi facilmente • Nel 2009, mentre usciva in auto da una riunione dell’azienda in rue de Javel, a Parigi, fu circondato e bloccato da un centinaio di dipendenti di Fnac e Conforama in sciopero. «Già avevano invaso i locali dove si svolgeva la riunione sventolando cartelli con la scritta: “Agli azionisti 420 milioni di euro, ai salariati Fnac 400 posti in meno”. Pinault per calmarli aveva fatto entrare una delegazione. Non è servito: È stato “sequestrato” per un’ora, livido, chiuso nel taxi, freneticamente impegnato al telefonino, costretto ad ascoltare litanie di insulti. “Pinault, sporco truffatore” era il più gentile. Poi la polizia si è decisa a intervenire. Nella persona di un astuto commissario che invece di ordinare pericolose cariche ha fatto finta di discutere con i manifestanti: e il manager ha potuto allontanarsi, senza danni. Nel comunicato aziendale la vicenda è stata miniaturizzata: “L’auto del signor Pinault ieri pomeriggio è stata un po’ ritardata”» (Quirico) • Nel settembre 2007 la rivista Fortune lo mise in copertina senza riuscire a scrivere più di sei righe su di lui (Kerdellant).
Titoli di coda «Pinault finisce il suo doppio espresso, senza toccare i petits fours (non ha toccato nemmeno pane e vino), e prova a mettere mano sul conto, ma gli spiego che devo pagare io. Un’espressione sbalordita gli si dipinge in faccia. “Ma ho ordinato un vino molto costoso” dice. […] “Non si preoccupi” dico io. Sembra quasi che ci sia rimasto male […] Più tardi, il capo del suo ufficio stampa mi chiama: dice che è tutta colpa sua, che ha dimenticato di dire a François-Henri che sarebbe stato il Financial Times a pagare, e che ora François Henri si sente un idiota. Rido. E mi viene da pensare che una bottiglia di vino molto costoso bevuta solo a metà è la miglior definizione di lusso che abbia mai sentito» (Friedman).