ItaliaOggi, 27 maggio 2020
Periscopio
Mi sento come quei vecchi tranvai che sballottolano e rumoreggiano, ma, in fondo, seguono la strada segnata. Edoardo Boncinelli, genetista (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Perché credi che Roma sia l’unica capitale d’Europa, dico l’unica, dove un islamico non ha messo una bomba, non ha sparato a un concerto, non ha sgozzato qualcuno, non ha travolto i passanti con un camion? Aldo Cazzullo, Fabrizio Roncone, Peccati immortali. Mondadori, 2019.
Non ho frequentato i salotti romani anche per un precetto di uno dei miei filosofi di riferimento, Arrigo Sacchi, maestro di pensiero prestato al calcio: «Non perdere mai di vista la differenza fra conoscenza e conoscenze». Nella decadenza di Roma, le seconde oscurano la prima, quasi fosse una colpa. Carlo Verdelli, Roma non perdona. Feltrinelli, 2019.
Il giornalismo mi ha insegnato a vivere. Cosa vuole che mi abbia insegnato? Poi io sono fuori dal giornalismo ormai, scrivo delle stupidaggini qualsiasi che non sono giornalismo, perché il giornalismo vero (che è quasi scomparso) è far bene la cronaca nera che oramai non esiste più e quando è fatta, è fatta malissimo. Non racconta le persone, racconta solo i fatti. Il giornalismo per me è invece quello. Raccontare le persone e saperlo fare bene. Poi, tutto il resto, parlare di stupidaggini tipo qual è la nostra politica, beh, a quello son buoni tutti, perché si leggono i comunicati stampa dei partiti. Quindi è facile. Natalia Aspesi, giornalista (Giuseppe Fantasia). Huffington Post.
Sarò anche l’unico scrittore italiano a dirlo, ma il mondo che abbiamo alle spalle era semplicemente meraviglioso, perché mai prima tanta gente ha avuto tanto benessere, tante libertà di intrapresa, e così tante opportunità. Andrea Di Consoli. il Giornale.
Mi sento ancora sposato con Gabriella. Tant’è che porto la fede nuziale al dito. È come se fosse qui in questo istante. Chiudo gli occhi e la vedo. Don Angelo Curti, diventato prete dopo essere rimasto vedovo (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Il sardo Antonello Soro è un altro che marca visita. Non sapete chi è? E ci credo: è un mese che noi parliamo dell’app Immuni, che è come infilarci un guardone nel telefonino, incerti se accettarla contro il coronavirus. Ma lui zitto. Eppure ne avrebbe di cose da dire, poiché guida l’Autorità garante dei dati personali. Una delle agenzie succhiasoldi sorte come malerbe negli ultimi decenni. Chi se non lui dovrebbe chiarirci i dubbi: scoprirà gli altarini, è un trojan, un salvavita, lascerà tracce future? Soro da Orgosolo, che la legge designa protettore dei nostri boudoir, si è invece astenuto dal dibattito. Sardo muto, come Francesco Cossiga prima maniera, si è limitato a sentenziare: «L’invasività nel privato dei cittadini sia la minore possibile». Parere ponderato a fronte di un appannaggio ponderoso: 240 mila l’anno. Lordi, of course. Giancarlo Perna. LaVerità.
Bologna si è sempre divisa tra due chiese, il Pci e i cattolici. Troppi dimenticano che la città, nei primi decenni del Quattrocento, divenne per ben due volte sede della corte papale. Negli anni sessanta molti di noi oscillavano, un po’ qua e un po’ là. Poi cominciarono le ansie: il terrorismo spense gli entusiasmi. L’angoscia che stiamo vivendo in questi giorni mi ricorda quella lì. Chi ha vissuto giornate in cui, da un momento all’altro, potevano arrivare notizie terribili adesso si ritrova, ci si riconosce a vicenda, basta uno sguardo, non servono dettagli anagrafici. Fulvio Caroli, storico dell’arte (Roberta Scorranese). Corsera.
Roberto D’Agostino non se l’è passata tanto male coi domiciliari, anche perché dice che non è più un essere umano. «Sono un computer con due gambe e la panza, e pensa, sono passato da due a tre milioni di visitatori. Se le case editrici sono chiuse, e i giornali vivacchiano, Dagospia va alla grande». Massimiliano Parente. il Giornale.
Il futuro continuerà a essere globale, ma occorre sicuramente una valorizzazione delle comunità locali. E del resto lo stiamo già facendo semplicemente riscoprendo i negozi di vicinato o gli spostamenti a piedi nelle nostre città. Letizia Moratti, ex sindaco di Milano (Giannino della Frattina). il Giornale.
Mi manca una pizza sul lungomare. Vorrei essere più poetico e dire l’aria, il mare, uno spettacolo musicale. Mi mancano, ma uscire per una pizza è il sapore della libertà. Maurizio De Giovanni, scrittore napoletano (Candida Morvillo). Corsera.
Quel momento, la fine della tempesta estiva in montagna quand’ero bambina, mi ricorda questo nostro primo uscire di casa. Cauto: come le donne che vedevo affacciarsi alle finestre, a spiare la ritirata delle nuvole nere. E, rasserenate, rimettevano allora sui davanzali i vasi di rose. Marina Corradi, scrittrice. Avvenire.
Di Porci con le ali mi ha stupito la sua longevità. La cosa interessante è che ha continuato a vendere fino ad ora. I giovani lo leggono ancora, credo si divertano. Si riconoscono nel racconto dell’adolescente, nella scoperta del sesso, dell’amore, dei rapporti con gli altri. Dal 1976 sono passati 44 anni, tre generazioni si sono riconosciute e tutte trovano ogni anno sempre più esotica la politica. Lidia Ravera, scrittrice (Arianna Finos). la Repubblica.
Ho dedicato la vita a questo pensiero della musica mediterranea, in Francia sono più protettivi, anche in Germania hanno finanziato per anni le prove dei musicisti. Sono stata quattro mesi a Barcellona, ho visto come fanno, studiano le loro tradizioni, il flamenco, la loro musica indipendente è diventata musica pop commerciale. Io voglio fare la ri-evoluzione mediterranea. Gianna Nannini, cantante (Gino Castaldo). la Repubblica.
Il ristorante stellato sarà emozione, condivisione, relax. Quindi anche le guide dovranno cambiare: una cantina da 800 etichette non sarà più immaginabile, un ragazzo che versa l’acqua a ogni cliente non ci potrà più essere. E lo dice una che si è sempre impegnata per le stelle, la ristrutturazione che ho fatto un anno fa guardava alla seconda... ma poi mi sono resa conto di avere una brigata militare con un maître di sala che terrorizzava tutti. L’ho cacciato, e a dicembre ho rimescolato di nuovo il personale: ho messo due commis in sala, faccio girare i cuochi tra i tavoli... Ho fatto della diversità e del rispetto il centro del mio lavoro. Quando riapriremo abolirò i ruoli: saremo in sei per volta al posto di 16, tutti faremo tutto, anche il lavaggio piatti. Viviana Varese, chef del ristorante Viva, una stella Michelin dentro Eataly Smeraldo, a Milano (Alessandra Dal Monte). Corsera.
Preferisco uccidermi che annoiarmi. Roberto Gervaso. il Giornale.