la Repubblica, 27 maggio 2020
Il vitalizio della camorra ai killer di Siani
Un vitalizio di camorra per ricompensare il silenzio dei killer. Sono passati 35 anni dalla sera del 25 settembre 1985, quando il cronista del Mattino Giancarlo Siani fu ucciso in agguato mentre tornava a casa, nel quartiere napoletano del Vomero. E anche se, da allora, gli equilibri criminali sul territorio si sono modificati profondamente, le cosche non hanno mai smesso di versare lo “stipendio” alle famiglie di Ciro Cappuccio e Armando Del Core, condannati all’ergastolo con sentenza definitiva come esecutori materiali del delitto.
Somme che, scrive la pm Mariella Di Mauro, rappresentano anche «il compenso per la loro omertà sui nomi dei mandanti dell’omicidio». Il retroscena emerge dalle indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli sui clan che si sono avvicendati sul territorio di Marano, la città della periferia settentrionale di Napoli dove negli anni ‘80, quando Siani sulla sua Mehari andava alla ricerca di notizie in un territorio avvelenato da collusioni e complicità incoffessabili, dettava la famiglia Nuvoletta, legata da giuramento di sangue a Cosa nostra siciliana. «Le notizie sono due – commenta Paolo Siani, deputato del Pd e fratello di Giancarlo – la prima, lo Stato vince perché arresta capiclan; la seconda, lo Stato perde perché in 35 anni non è riuscito a farsi carico delle famiglie di chi era in carcere. Il welfare criminale funziona di più e meglio del welfare dello Stato».
I processi istruiti dal pm Armando D’Alterio, oggi procuratore generale a Potenza, hanno individuato il seme dell’omicidio in un articolo scritto dal giovane cronista precario il 10 giugno del 1985. Siani ipotizzò che l’arresto avvenuto a Marano di Valentino Gionta, boss di Torre Annunziata, il comune della zona vesuviana di cui il giornalista era corrispondente, potesse essere stato favorito da un tradimento degli storici alleati dei Nuvoletta. Questo, hanno ricostruito le sentenze, spinse i “maranesi” a impartire l’ordine di assassinare il ventiseienne cronista e l’incarico fu affidato a Cappuccio e Del Core. Dopo le condanne, anche i nuovi capiclan hanno sostenuto le famiglie dei killer senza discutere. Anzi, racconta il pentito Roberto Perrone, secondo il boss Giuseppe Polverino tra gli “stipendi” versati agli ex affiliati ai Nuvoletta solo due «avevano una valida giustificazione: quelli consegnati ai detenuti all’ergastolo per l’omicidio Siani».