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 2020  maggio 27 Mercoledì calendario

In difesa della tauromachia

«Sono taurino». Idelfonso Falcones non perde un attimo per dichiarare la sua appartenenza: «Oggi abbiamo molte preoccupazioni – dice l’autore della Cattedrale del Mare e del Pittore delle anime (Longanesi) – ed è chiaro che il destino delle corride non è la prima, però come per il calcio, c’è bisogno di simboli che diano una sensazione di normalità». La passione di Falcones è stata d’ispirazione: «Specie nel romanzo La mano di Fatima ho messo molto di quel mondo». Due anni fa, con un discorso alla Real Maestranza de Caballería, inaugurò la stagione di Siviglia e oggi spera di tornare sugli spalti.
Il mondo del toro in Spagna è in grande allarme. È davvero in pericolo?
«Il problema economico è grande, pensiamo agli allevamenti: gli animali che non sono stati “toreati” non posso più essere venduti, perché non hanno più l’età giusta. Non sono automobili. Quindi capisco l’allarme».
Il coronavirus può uccidere definitivamente le corride?
«Prima di tutto c’è il rischio che il coronavirus possa portarsi via gli spettatori... Dopodiché se, come sembra in questi giorni, le cose torneranno lentamente alla normalità una delle prove sarà la riapertura delle “plazas de toros"».
Il campionato di calcio si disputerà senza spettatori, non si può fare con le corride?
«No. La comunione tra il torero e il pubblico è parte dell’arte. Vederlo alla televisione non ha molto senso, a me non dà nessuna soddisfazione. È come vedere Goya al Prado o sullo schermo di un computer».
Il settore per resistere ha bisogno di sovvenzioni, ma gli spettacoli con i tori sono cultura?
«Il fatto che la tauromachia sia parte integrante della cultura spagnola non può essere in discussione. Dopodiché si può anche abolire, ma negare che sin dal Medioevo si praticavano questi spettacoli è assurdo. Come appassionato spero quindi che arrivino gli aiuti necessari per sopravvivere».
In molti però criticano questi spettacoli, che provocano molta sofferenza negli animali.
«È cambiata la sensibilità, e io lo rispetto».
Le corride sono un simbolo dell’unità nazionale, come dicono alcuni toreri?
«Paragonarlo alla monarchia, o alla bandiera mi sembra eccessivo, anche perché anche in questo la Spagna mostra la sua disunione. Solo in alcune regioni c’è la cultura dei tori».
Per ragioni politiche?
«Soprattutto per ragioni geografiche. La Galizia ha delle caratteristiche agricole che rendono complicato l’allevamento del toro, che invece in Andalusia, con le sue distese di terreni, è molto facilitato».
La Catalogna ha proibito le corride, perché?
«Un errore. Qui i combattimenti con i tori ci sono dal 1400».
I toreri protestano contro il governo progressista: la tauromachia è di destra?
«No, ha un pubblico trasversale. È vero che qualcuno la utilizza politicamente».
La corrida è davvero tema così importante ?
«Se non lo fosse non se ne parlerebbe così tanto».
Le nuove generazioni sembrano meno attratte. È così?
«Il problema vero sono i costi. È troppo caro l’abbonamento». – f.oli.