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 2020  maggio 26 Martedì calendario

Analisi della curva dei decessi in Lombardia

Il tragico 21 marzo. Il sollievo del 26 aprile. La sorpresa di domenica: «Zero decessi». I 34 morti di ieri. Giorno per giorno, bollettino dopo bollettino, l’analisi della curva delle vittime in Lombardia, dal 21 febbraio a oggi, ci porta a una considerazione: «Il numero dei morti è in ritardo su per giù di un mese rispetto all’andamento dei casi di contagio e ai ricoveri – riflette l’epidemiologo Vittorio Demicheli —. Sia nel raggiungere l’apice sia nel toccare il fondo. Forse, adesso finalmente ci siamo». Solo capendo bene come si comporta quel «su e giù», in cui riponiamo sofferenze ma anche speranze, possiamo interpretare nel modo migliore il dato del report quotidiano più doloroso, ma anche quello che meno fotografa la diffusione del virus in tempo reale. L’andamento dei morti è regolato da un principio: «Al di là di possibili oscillazioni giornaliere (che non devono più sorprenderci), durante un’epidemia il numero delle vittime è l’ultimo a crescere, ma anche l’ultimo a diminuire», ripete Demicheli. Così sarà anche per il futuro: un’eventuale ripresa dell’epidemia farà risalire la curva in modo importante solo dopo tre/quattro settimane. Nella Lombardia dai 15.874 decessi, il numero più elevato di vittime risale al 21 marzo. Il momento più drammatico: in un giorno muoiono 546 persone. È trascorso un mese esatto dalla scoperta del «Paziente 1» e nella notte il premier Giuseppe Conte annuncia la chiusura di tutte le attività produttive ad eccezione delle essenziali. La curva dei ricoveri è in impennata da settimane. La sua inversione si stabilizza il 6 aprile con, per la prima volta, un saldo negativo di 95 casi in meno rispetto al giorno precedente. Da lì in avanti la pressione sulle strutture sanitarie si allenta: e la percentuale di ospedalizzazioni inizia a vedere il segno meno. Lo stesso avviene di lì a poco per le Terapie intensive. Ma il numero di vittime non dà tregua e continua a essere tra i 200 e i 300 al giorno fino al 23 aprile. Il primo zero in percentuale nella crescita dei morti (da 13.269 a 13.325) arriva il 26 aprile, anche in questo caso a distanza quasi di un mese dalla discesa dei ricoveri. «Dobbiamo immaginarci due curve con la stessa forma – spiega Demicheli – ma sfasate di 20-30 giorni». Dal 26 aprile, a parte casi eccezionali, la crescita in percentuale delle vittime da un giorno all’altro non è mai più salita sopra l’1% (nei momenti topici dell’epidemia – non dimentichiamolo – è andata sopra il 40%). E domenica, la sorpresa, anche se durata solo un giorno: zero morti anche in numero assoluto. «L’effetto del lockdown ora è tangibile anche sul numero delle vittime – sintetizza Demicheli —. Lo sfasamento temporale, ovviamente, è legato all’esordio e al decorso della malattia, con ricoveri che durano in media tre settimane. Lo stesso vale per la Rianimazione. I dati adesso dovrebbero stabilizzarsi. Se non abbassiamo la guardia».