Il Sole 24 Ore, 26 maggio 2020
Sui bilanci delle banche europee conto da 315 miliardi
Il sistema bancario europeo ha ampi spazi, in termini di capitale e di liquidità, per assorbire le perdite potenziali provocate dalla pandemia del coronavirus e per continuare ad erogare il credito necessario a imprese e famiglie durante la più grande crisi per l’Europa in tempi di pace. Questo perché in media le banche europee sono dotate di “anticorpi” contro il Covid-19: hanno 500 punti base di capitale CET1 in eccesso delle richieste regolamentari, possono attingere ad un elevato buffer di liquidità e sono in grado di assorbire nuove sofferenze con il rapporto NPLs e totale impieghi a fine 2019 in media al 3,1% contro il 7% nel 2014. Il tutto dovrebbe garantire un’espansione del credito, rispetto all’esistente, fino a 1.300 miliardi, con 110 punti base di CET1 per fare questo.
Questa resilienza del sistema bancario europeo emerge in un rapporto pubblicato ieri dall’Eba, l’autorità bancaria europea. L’analisi di sensibilità, che non sostituisce gli stress tests rinviati al 2021, rileva che le banche europee sono entrate “bene” nella crisi pandemica: CET1 ratio in media al 15% nel dicembre 2019 rispetto al 9% del dicembre 2009. Hanno quindi 400 punti base di CET1 a disposizione per far fronte a nuove perdite ed erogare credito al tempo stesso: 300 punti base disponibili nel capitale aggiuntivo deciso dalle banche sopra i livelli richiesti dalla vigilanza ed altri 200 punti base derivanti dall’allentamento temporaneo dei requisiti sui buffer deciso dai regolatori (Pillar 2 guidance, riduzione dei buffer macroprudenziali e mancata distribuzione dei dividendi). L’Eba ha calcolato, in questa analisi, che le perdite potenziali per il rischio di credito dovute alla pandemia potrebbero ammontare a 380 punti base (3,8 punti percentuali di CET1 ratio) applicato ai bilanci 2019 e pari a 315 miliardi, tra credit risk e RWA. Uno shock che non include i rischio di mercato, operativo e di controparte né l’aumento del costo della raccolta, e non tiene conto di fattori mitiganti come garanzie dello Stato, moratoria, eventuali profitti futuri. Oltre agli ampi spazi di capitale CET1 addizionale, la crisi pandemica ha colto le banche europee con un liquidity ratio al 150% in media contro il 100% minimo richiesto dalle autorità di vigilanza: questo rapporto di liquidità non esisteva ai tempi della crisi subprime. E il leverage ratio è al 5,5%.
«Abbiamo voluto dare un’idea del capitale disponibile del sistema bancario europeo, in media, rispetto alle perdite potenziali sul rischio di credito provocate dalla crisi Covid-19 – ha spiegato Mario Quagliariello director of Economic Analysis and Statistics dell’Eba.- La stima delle perdite deriva da uno shock ipotetico e fornisce un quadro aggregato; le perdite effettive potranno essere superiori in base alla durata della recessione, alla capacità di ripresa dei singoli Paesi, e all’entità di una seconda ondata di contagi, nonché alle esposizioni delle singole banche ai settori più esposti». È la prima volta che i supervisori consentono alle banche di ridurre i buffer, che sono lì proprio per essere usati in situazioni di crisi. Ma Quagliariello ha ricordato che la crisi provocata dal coronavirus è molto diversa da quella del 2009: «Questa volta la crisi non è colpa delle banche. Per la natura della crisi pandemica, le banche vanno aiutate, messe in una condizione migliore per erogare il credito».
Ma le sfide all’orizzonte sono molteplici. Le azioni in Borsa delle banche sono crollate con la pandemia, i picchi di volatilità non hanno precedenti. Il RoE in media è al 6%, per molte banche sotto il costo dell’equity. I tassi Euribor sono ai massimi dal 2016. «La redditività, già bassa prima della pandemia, è destinata a peggiorare, le banche europee dovranno rafforzare le strategie in atto per ridurre i costi e velocizzare la digitalizzazione», ha commentato Quagliariello, valutando positivamente la reazione delle banche finora in questa crisi unica: «Le banche si sono trovate all’improvviso a dover operare in telelavoro, con molte filiali chiuse e una mole di richieste di moratoria e di prestiti senza precedenti: hanno dimostrato una buona capacità operativa, resta da vedere fino a quando questi ritmi saranno sostenibili».