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 2020  maggio 26 Martedì calendario

Navigator, tre mesi di lavoro da casa

In tre mesi di lockdown, con i centri per l’impiego chiusi, i navigator hanno lavorato da remoto, utilizzando lo smartphone e il tablet fornitogli da Anpal servizi, soprattutto per gestire la presa in carico dei 966mila percettori del reddito di cittadinanza considerati “occupabili” e tenuti alla sottoscrizione del patto per il lavoro. 
Nel frattempo la pattuglia di 2.980 navigator si è sfoltita di circa 130 unità, che hanno trovato un’occupazione stabile ben più appetibile rispetto al contratto di collaborazione fino ad aprile del 2021, remunerato con circa 28mila euro lordi annui, destinato per questa nuova figura professionale. Tra i 130, buona parte è riuscita a superare i concorsi banditi dalle regioni per le assunzioni a tempo indeterminato proprio nei centri per l’impiego nei quali, dalla scorsa estate i navigator forniscono l’assistenza tecnica a supporto dei dipendenti regionali nella gestione delle politiche attive del lavoro destinate ai percettori del Rdc. Questi ex navigator, continueranno a lavorare nei centri per l’impiego, con un posto stabile da dipendente regionale e non più con un contratto precario. Dalla prossima settimana è prevista la graduale riapertura dei centri per l’impiego (qualcuno già ha riaperto i battenti), secondo un timing stabilito dalle regioni. La fetta più consistente di navigator è in servizio presso i Cpi campani (471) e siciliani (429), seguiti da Lombardia (329), Lazio (273), Puglia (248), Piemonte (176), Calabria (170), Emilia Romagna (165), Toscana (152), Veneto (142) e Sardegna (121). Cosa hanno fatto nei tre mesi di chiusura dei Cpi i navigator, la cui assunzione come Cococo è stata finanziata con circa 200 milioni? Dall’Anpal servizi spiegano che hanno redatto anzitutto una mappatura delle politiche attive regionali, per avere un quadro dell’offerta formativa e degli incentivi disponibili, necessario per offrire una panoramica completa ai percettori del Rdc. Un altro filone d’intervento riguarda la gestione delle convocazioni, della presa in carico, con le informazioni da riportare sulla scheda anagrafico professionale, e i colloqui d’orientamento a distanza. 
Ma guardando ai numeri c’è un grande ritardo da colmare. I beneficiari del RdC tenuti alla sottoscrizione del Patto di servizio erano 966.169, quelli convocati, al primo appuntamento sono stati 622.810 (64,5% della platea), ma si sono presentati in 500.541 (80,4% dei convocati). In 74.230 sono stati esonerati (14,8%), in 17.373 sono stati rinviati ai Comuni per il Patto per l’inclusione, in 18.725 sono risultati soggetti alla condizionalità. Complessivamente sono stati sottoscritti 316.486 patti di servizio: poco meno di un terzo dei beneficiari avviati ai Cpi. E soprattutto, nonostante i circa 80 milioni tra impegnati e spesi da Anpal ancora manca un sistema informativo unitario, per condividere a livello nazionale le informazioni necessarie per favorire l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro.