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 2020  maggio 26 Martedì calendario

Cattoliche tedesche in rivolta

«Gesù Cristo non ha voluto escludere le donne dal potere nella Chiesa», ritiene il cardinale Reinhard Marx, intervistato nell’ultimo numero da Der Spiegel. Lunedì è uscito il suo ultimo saggio Freiheit, libertà, che non sarà molto gradito a Papa Francesco. Vescovo di Monaco, e presidente della Conferenza episcopale tedesca, è un teologo scomodo, ma rispettoso, ed ha annunciato di non voler rinnovare il mandato, «per ragioni di età». A 66 anni, pieno d’energia, sembra in grado di rappresentare la Chiesa tedesca. Probabilmente non vuole entrare in aperto contrasto con Roma. È favorevole alle donne sacerdote e alla fine del celibato per i preti. Già ci sono eccezioni, ricorda, ad esempio per gli ortodossi. Ma su questi punti, Papa Francesco non è disposto a concessioni.
Il cardinale ha risposto anche a domande sul coronavirus. Wolfgang Schaüble, presidente del Bundestag, nelle settimane scorse ha dichiarato che la difesa della vita non è sopra ogni cosa. La chiusura totale non può essere sostenuta a oltranza, con danni all’economia e quindi ai bisogni delle famiglie. Lo Stato, sostiene Marx, non può sconfiggere la morte, ma deve garantire a tutti la tutela della salute, ricchi e poveri. E difendere la vita anche degli anziani, qualunque età abbiano.

Il libro del cardinale è una lettura attesa dai cattolici tedeschi. Sono arrabbiati, perfino in Baviera, la Vandea della Germania. «Ci vorrebbe un nuovo Lutero», scrivono i lettori alla Süddeutsche Zeitung, il quotidiano di Monaco, il più importante alla pari con la Frankfurter Allgemeine. E furenti sono soprattutto le fedeli. Avevano sperato che Papa Francesco fosse più moderno e disposto alle riforme, invece alla fine ha detto no: niente donne prete. Francesco delude tutti: i conservatori che lo accusano di essere un argentino populista, e quanti speravano in riforme coraggiose.

«Così la Chiesa andrà a fondo come il Titanic. Celibato e dittatura maschile. Senza speranza», è il breve messaggio di Susanne Nakajima. Dobbiamo tirare le conseguenze, si augura Gisela Plath: «Dovremmo sperare che tutte le donne, che ancora fanno parte della Chiesa, facciano un pensiero… possono essere utili nel servire la Chiesa ma stiano al loro posto». Siamo ancora al tempo delle caccia alle streghe, ricorda la lettrice, quando la Chiesa ammoniva che «niente è paragonabile al male delle femmine».

Avere delle donne sacerdoti sarebbe un arricchimento per la Chiesa di oggi, e un buon segno per il domani e il dopodomani, ritiene Ulrich Zurkuhlen, di Münster, in Westfalia, dove insegnò da giovane Papa Ratzinger, allora amato dai giovani studenti. Poi si spaventò per le proteste del ’68, e cambiò idea. «Prendiamo coraggio, e cominciamo a ignorare Roma», incita Michael Lohr. «Le ultime dichiarazioni del Papa dimostrano come la Chiesa cattolica sia attaccata a vecchie regole non più sostenibili, teologicamente, moralmente e socialmente. I protestanti che rispettano la Bibbia come noi, hanno pastori sposati e donne come pastori. E hanno ragione loro. I vescovi tedeschi dovrebbero alla fine avere il coraggio di ignorare la Chiesa di Roma, e abolire il celibato in Germania provocando una reazione in tutto il mondo. Mi rallegro all’idea di vedere la prima vescova di Colonia, ci sarà prima o poi, sempre che la Chiesa cattolica sopravviva».

«Sarebbe necessario un secondo Lutero, in dieci anni non ci sarà più alcun prete, dove si trova lo Spirito Santo nella Chiesa e specialmente nel Vaticano», si augura Helga Droste. Un nuovo scisma?

I cattolici oggi sono 23 milioni, il 27,7%. I luterani 21 milioni, il 25,7%. Ma i fedeli nell’una e nell’altra chiesa continuano a diminuire, nel 2006, i cattolici erano ancora 25,7 milioni. Il calo è stato forte anche in Baviera: trent’anni fa, erano i due terzi dei fedeli, oggi poco più della metà. I fedeli diminuiscono anche a Berlino, nella capitale le chiese sono vuote. I luterani hanno perso dal 2016 oltre 36 mila fedeli, il 34%. I cattolici 26 mila, ma il numero rimane pressoché costante grazie agli immigrati dall’est Europa, in particolare dalla Polonia.