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 2020  maggio 20 Mercoledì calendario

Cronaca di una messa domenicale a numero chiuso

Prima messa domenicale «cum populo», parrocchia di San Giacomo in Augusta. Fuori dal portone, via del Corso è gremita di persone che passeggiano e si affollano attorno ai musicisti di strada. L’ingresso della chiesa barocca nel cuore di Roma è diviso in due: da una parte si entra, dall’altra si esce. In mezzo una catena per impedire incroci pericolosi. «Avevo timore di venire, poi dalla finestra ho visto la mia vicina incamminarsi verso San Giacomo e mi sono fatta forza», racconta Paola Franchi, pensionata con guanti, mascherina e rosario al collo. Davanti a un dispenser automatico, un volontario chiede di sanificare le mani e un altro accompagna ai banchi, distanziati tra loro un metro e mezzo. 
Si sta chiusi eppure sembra di stare all’aperto per la corrente che permette un continuo ricambio dell’aria: porte e finestroni spalancati sotto un soffitto alto venti metri. Confessioni solo durante la settima, in uno stanzone, e il sacerdote, a tre metri, indossa la visiera. «Abbiamo sofferto per la necessaria lontananza, ora viviamo la gioia di stare insieme - afferma dall’altare il parroco, don Giuseppe Trappolini -. In questi mesi ci siamo sentiti, ma non visti. È stato importante restare in contatto, però ritrovarci qui non è la stessa cosa». Ci si riconosce dallo sguardo, si scansa la mascherina solo per dire amen e mettere l’ostia in bocca. «La gente si saluta, si dà la pace con gli occhi - evidenzia il parroco -. Mi sono commosso: dopo la benedizione è esploso spontaneamente un applauso liberatorio». I primi posti ad essere occupati sono quelli più interni, chi arriva tardi siede in fondo senza dover sfilare davanti agli altri. 
La capienza consentita è ridotta a un terzo: 78 fedeli invece di 250. Raggiunto il limite stabilito di presenze, non si può entrare e un cartello chiede scusa per l’esclusione. Due fedeli ai bordi di ciascun banco, distanziati da una segnaletica. Tra le tre file un nastro stradale bianco-rosso vieta di attraversare l’unica navata. Al momento di fare la comunione ci si alza uno per volta. Proibito incolonnarsi. Il sacerdote e due ministri dell’Eucarestia indossano all’ultimo istante mascherina e guanti e allungano il braccio: lo stesso fa il fedele per ricevere l’ostia in mano. Presbiterio e sacrestia non sono accessibili, appena terminata la Messa una segnaletica indica l’uscita dove c’è un cestino per le offerte. Si esce una fila per volta mantenendo la distanza di sicurezza. «Rispetto al solito, meno anziani e bambini: molti di loro rimangono a casa. Ci sono coppie e persone sole di mezza età. Raggiunti i 78 partecipanti, per gli altri c’è la Messa di fronte, nella chiesa di Gesù e Maria - commenta don Trappolini -. È bello aver ricominciato proprio con la festa dell’Ascensione. È come nel Vangelo: siamo i discepoli ammaccati e dubbiosi ai quali Gesù ridà fiducia. Le letture liturgiche sono affidate tutte a un’unica persona e il celebrante parla dall’altare perché c’è un solo ambone. Dopo ogni funzione il microfono viene sanificato con uno spray battericida. Le ostie consacrate sull’altare sono messe a lato, dietro il leggio, in una ciotola coperta su un corporale, per evitare che il prete le contamini parlando. «Ho detto Messa da solo per tre mesi, ma con la gente è tutta un’altra cosa, anche se non possiamo scambiare quattro parole. Ci riconosciamo guardandoci negli occhi», conclude il parroco.
All’uscita l’effetto è surreale. Fino all’ultimo passo i fedeli si attengono alle regole scolpite nei cartelli parrocchiali poi, sceso lo scalino della chiesa, si ritrovano sulla principale via romana del passeggio e dello shopping dove quasi nessuno rispetta il divieto di assembramento. «Il sacrificio di rinunciare alla Messa lo abbiamo fatto, però un conto è essere credenti, un altro è essere creduloni. Solo per noi vale il dovere di dimostrare responsabilità?», allarga le braccia guardandosi intorno uno dei 78 partecipanti alla funzione appena conclusa a San Giacomo. La parrocchia, tra segnaletiche interne, catene anti-coda e percorsi guidati sembra un’oasi di rigore in una distesa di irregolarità.