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 2020  maggio 25 Lunedì calendario

Il designer De Silva racconta la sua piccola auto elettrica

Walter De Silva, uno dei più celebrati car designer di tutti i tempi (dal gruppo Fiat a capo del centro stile Volkswagen), l’unico capace di vincere il titolo di “Car of the Year” con ben cinque sue vetture differenti (le Alfa Romeo 156 e 147 e le Volkswagen Passat, Polo e Golf), crede che la mobilità vada affrontata adesso con nuovi parametri sin dallo sviluppo creativo che da quello ingegneristico perché le amministrazioni cittadine non vogliono più le automobili, ma chi si sposta non è pronto ad accettare palliativi scomodi, insicuri e comunque a due ruote.
Serve, a suo dire, un compromesso capace di coniugare entrambe le esigenze: adesso la gente si sente più protetta su un mezzo di proprietà, ma non si può insistere con veicoli da due tonnellate e mezzo, con 700 chili di batterie per spostarli e una sola persona a bordo.
Per questo De Silva si è rimesso a fare il lavoro di una vita, ritornando sulla scena con una proposta rivoluzionaria come nella sua tradizione, l’Alba City Car.
Che cosa bisogna offrire al mercato, oggi?
«Un mezzo pratico, di dimensioni contenute, molto flessibile, con un prezzo avvicinabile e soprattutto esteticamente molto attraente, ricercato, godibile.
Insomma cool, perché altrimenti nessuno lo vorrebbe. Perfetto oltre che per la città, anche per i centri turistici, i resort, le Marine e i campi da golf».
Che cosa è cambiato con la clausura?
«Abbiamo imparato a convivere con un nemico invisibile, aggressivo, spietato e mortale.
Abbiamo cambiato le abitudini in tempi brevissimi ragionando con più attenzione su igiene, medicina, informatica, psicologia, ergonomia e abitudini, fino a considerare profondamente come sarà il futuro prossimo, domani, tra una settimana, tra sei mesi, tra un anno.»
E con la riapertura?
«La mobilità fisica e mentale tornerà ad essere centrale e fondamentale per l’equilibrio del nostro corpo e non più intesa come ”wellness“ a cui dedicare un frammento della giornata ma “a tutto tondo”, a una relazione con il mondo in cui viviamo. Il futuro prossimo sarà “analogico e post digitale”, non inteso come un ridimensionamento della digitalizzazione, ma con un uso più efficace, corretto, etico e consapevole, dove specialmente la realtà aumentata sarà molto più intonata con la realtà di tutti i giorni».
Quindi?
«Nell’utilizzo privato, dovremo passare dal vecchio concetto del possesso e di proprietà a quello di privatezza e sostenibilità. Il settore automotive ripartirà da veicoli basici mono abitativi, semplici e a conduzione intuitiva che avranno spazio nel mercato perché cambieranno i comportamenti, meno orientati al collettivo e al pubblico, con quest’ultimo che dovrà forzatamente trovare nuove regole e soluzioni».
In tutto questo il design?
«Tornerà centrale, e imprescindibile per l’automobile, se saprà coniugare tutte le conoscenze informatiche, ingegneristiche, aerodinamiche ed ergonomiche con nuovi scenari strategici, quali: sostenibilità e ambiente, privacy, igiene, salute fisica e mentale, psicologia e empatia, per un mondo più reale e perché no, più bello».