La Lettura, 24 maggio 2020
Il plastico sull’epidemia dell’esercito svizzero
Il Covid-19 è stato paragonato all’attacco di un nemico invisibile. Avanza, dilaga rapidamente all’interno di un Paese sfruttando luoghi di aggregazione, assi stradali, trasporti. Per studiarne le mosse in Svizzera si sono affidati alle forze armate: l’esercito ha realizzato una grande mappa, con località, strade, siti importanti. Una sorta di plastico dispiegato sul pavimento di un salone per riprodurre il fronte, analizzare movimenti e punti critici. Gli esperti hanno aggiunto dettagli cruciali, dalla presenza di ospedali ai centri specializzati, rappresentati da piccoli cubi con simboli.
Il plastico è uno strumento prezioso applicato con precisione dagli strateghi che preparano un’offensiva o dagli ufficiali chiamati a guidare un piccolo team. Si impiega materiale ad hoc oppure lo si «inventa», con lattine, fili di lana, scatole, bottiglie... Ogni cosa può diventare una parte del mosaico. La Cia arruola personale al quale affida poi il compito di realizzare modellini molto accurati. Tra i più famosi il rifugio in Pakistan dove viveva Osama Bin Laden: i pianificatori del blitz lo mostrarono al presidente Obama per spiegare quanto sarebbe avvenuto. Un diorama poi trasformato in un’esatta replica, a grandezza naturale, in una base. Nel 1970 le forze speciali Usa ebbero a disposizione una copia in scala del campo vietnamita di Son Tay, parte di un piano per liberare alcuni prigionieri. Anni dopo, alla vigilia dell’invasione dell’Iraq del 2003, il generale Jim Mattis ordinò ai suoi aiutanti di acquistare quasi 6 mila mattoncini di Lego per riprodurre le manovre durante il gigantesco assalto della sua unità, circa 20 mila marine e 5 mila mezzi. Un primo test venne eseguito in un poligono della California, poi fu creato con l’aiuto dei bulldozer un plastico di dimensioni gigantesche nel deserto. Una soluzione citata nei manuali. I cinesi ne hanno realizzato uno – probabilmente il più grande – 900 chilometri a ovest di Pechino per riprodurre un’area contesa con l’India, ma anche i talebani hanno diffuso immagini di uno elaborato in vista di una presa d’ostaggi a Kabul.
È un tipo di addestramento antico, perfezionato dai prussiani e diventato metodo comune nel secondo conflitto mondiale, prima di Pearl Harbour e dello sbarco in Normandia. Durante un’esercitazione della Folgore in Bulgaria un ufficiale ci ha sottolineato l’importanza di questi scenari riprodotti nelle basi di partenza, ma anche dietro le linee nemiche. I parà imparano a vedere quale sarà il teatro di intervento, la presenza di alture, boschi, paesini, sentieri. È un aiuto visivo che integra la ricognizione aerea e che permette di «toccare» il terreno. I soldati, per rendere più realistica la creazione, talvolta usano piccoli giocattoli; sul web sono in vendita mini-kit che stanno nella tasca dello zaino. Cose artigianali rispetto alle nuove tecnologie, con soluzioni digitali e tablet dove si crea e si disfa con un passaggio della mano.