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 2020  maggio 24 Domenica calendario

I giudici bocciano i segreti del governo

No perché no, non è un motivo per negare il controllo sull’utilizzo delle risorse pubbliche. No perché altrimenti si fa un danno alla patria, nemmeno. Dal Consiglio di Stato, che ribalta l’iniziale diniego del Tar Lazio, arriva una spinta all’accesso civico anche agli atti delle agenzie delle Nazioni Unite quando a erogare ad esse denaro sia il governo italiano: i giudici amministrativi, accogliendo l’appello dell’Asgi, hanno infatti annullato i provvedimenti con i quali nel 2019 il ministero degli Esteri si era rifiutato di esibire i documenti sull’accordo con l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), nel quale nel 2017 l’Italia si impegnava a versarle 18 milioni per finanziare il rimpatrio di migranti che accettassero di rientrare nei Paesi di origine con un piccolo capitale per avviare una microimpresa. Il Ministero aveva negato l’accesso agli atti «in considerazione delle condizioni estremamente delicate nelle quali Oim opera in Libia», e nel presupposto che quelle informazioni fossero «suscettibili di recare pregiudizio concreto alla tutela delle relazioni internazionali dell’Italia», al punto da potersi «tradurre in una sostanziale e immediata riduzione del ruolo dell’Italia nei Paesi in cui opera insieme all’Oim, in particolare in Libia».
Ma questo presupposto, osserva ora la sentenza della IV sezione del Consiglio di Stato redatta da Francesco Gambato Spisani, deve poter essere controllato caso per caso, specie se il governo non ha apposto, come avrebbe potuto, un formale segreto: scelta che «però – rimarca la sentenza – è evidente richieda un atto espresso, con assunzione della relativa responsabilità, nel caso limite del segreto di Stato, anche politica». Senza la quale, invece, «sussiste un contrario oggettivo interesse a prevenire la mala gestione di questi fondi, ricostruendo dall’origine motivazioni e destinazioni delle risorse».