Il Sole 24 Ore, 24 maggio 2020
Oltre 1.050 commi nel decreto Rilancio
Fiumi di parole. Sono quelli che sgorgano, con una veste solitamente giuridica, a volte essenzialmente tecnica e in più di un caso non del tutto identificabile, dagli oltre 1.050 commi incastonati nei 266 articoli del decreto Rilancio. Ma sono anche un po’ il “leitmotiv” della diciottesima legislatura. Perché dall’ultima ricognizione del Servizio studi della Camera sulla produzione normativa, aggiornata all’11 maggio, emerge che le 110 leggi approvate fino a quel momento dalle due Camere (111 ad oggi) risultavano composte da quasi 800mila parole, per la precisione 775.958. Vere e proprie raffiche di termini, quasi a soffiare sulle promesse e sugli annunci di semplificazione arrivati dal Governo, che negli ultimi mesi segnati dall’emergenza Coronavirus fanno da eco al continuo rincorrersi dei decreti legge. Con il rischio di paralizzare, oltre che monopolizzare, i lavori parlamentari. In calendario i due rami del Parlamento hanno ben 8 provvedimenti urgenti da esaminare e il pericolo-ingorgo è qualcosa di più di una semplice opzione. Anche perché tra pochi giorni alla già lunga lista si dovrebbe aggiungere un nono Dl, quello sul rifinanziamento delle missioni internazionali di pace con cui verrà data attuazione alla deliberazione preliminare del Consiglio dei ministri di giovedì scorso.
Il traffico, dunque, è destinato presto addirittura ad aumentare nonostante sia appena arrivato il via libera definitivo del Senato al decreto n. 19/20 con cui era stata sostanzialmente tratteggiata la cornice giuridica per il lockdown.
Il carico di misure urgenti è di fatto tutto riconducibile al filone Covid. Anche il Dl sulle consultazioni elettorali per il 2020 (n. 26), ora al vaglio di Montecitorio, e quello sulla conclusione dell’anno scolastico (n. 22), maturità inclusa, all’esame di Palazzo Madama, nascono dall’emergenza Coronavirus. Così come i decreti n. 28 e n. 29, entrambi materia di lavoro per i senatori, che contengono misure sull’ordinamento penitenziario e sulla detenzione domiciliare.
Ma i cosiddetti “pesi massimi” restano il decreto liquidità (n. 23), ormai alle battute finali nel suo cammino alla Camera prima di approdare al Senato, e la maxi-manovra anti-crisi (n. 34) con cui da domani si dovranno cimentare i deputati. Gli altri due Dl, quello sugli studi epidemiologici (n. 30) e sulla “fase 2” (n. 33) hanno da poco cominciato il loro iter al Senato. Una lunga scia di interventi da convertire in legge, alla quale, oltre al “Dl Missioni”, a giugno si dovrebbe aggiungere, come già annunciato dal Governo, un ulteriore provvedimento urgente: quello sulle semplificazioni per favorire lo sblocco dei cantieri.
In tutto dall’inizio della legislatura sono stati già varati ben 57 decreti legge (27 dal “Conte 2”) che, insieme alle leggi di bilancio, hanno occupato la maggior parte degli spazi di discussione parlamentare. Considerando anche le ratifiche di trattati internazionali, delle 111 leggi fin qui approvate dalle Camere il 70% ha una matrice governativa.
Un trend destinato ad accentuarsi. Con una ricaduta diretta sulla montagna di commi. Basti pensare, come si sottolinea nel dossier degli esperti della Camera, che al 10 maggio risultavano già approvati 6.790 commi (inclusi quelli delle leggi di conversione dei decreti), non senza un cospicuo restyling da parte del Governo e dei gruppi parlamentari operato con ben 2.682 emendamenti. Un dato, quest’ultimo, al netto della rivisitazione dei decreti ora all’esame delle commissioni e della Aule parlamentari, che non potrà che lievitare sensibilmente. Soprattutto per effetto della battaglia che potrebbe aprirsi sull’ultimo maxi-decreto: il “rilancio” dei gruppi parlamentari sugli oltre mille commi del testo è infatti già cominciato.