La Stampa, 24 maggio 2020
Caso Palamara, l’Anm va in pezzi
L’onda tellurica del caso Palamara non si placa. Ora tocca alla giunta dell’Associazione nazionale magistrati. Le ultimissime rivelazioni, con messaggini compiacenti e compiaciuti tra l’ex presidente e tanti suoi colleghi, anche insospettabili, anche di correnti diverse dalla sua Unicost, che per la prima volta coinvolgono anche esponenti di Magistratura democratica e Area (le correnti dei magistrati progressisti) ha fatto saltare gli equilibri interni. E anche i nervi. Così da ieri sono dimissionari un presidente, Luca Poniz (Area), e un segretario, Giuliano Caputo (Unicost). Tutto perché le due correnti non sono riuscite a trovare un accordo su un documento che dicesse qualche parola di vera autocritica sull’andazzo che ormai imperversa in magistratura.
Un passo indietro: gli ottomila magistrati avrebbero dovuto andare al voto in questa primavera per rinnovare gli organi dirigenti dell’Anm. Causa Covid-19, le elezioni sono slittate a ottobre. Era già cominciata la campagna elettorale. E per molti di loro, questo è un impegno totalizzante. Peccato però che da una settimana, con la chiusura delle indagini a Perugia e con il clamoroso alleggerimento della posizione giudiziaria di Luca Palamara (non più indagato di corruzione in atti giudiziari), tutti gli atti siano stati depositati e siano cominciati a uscire sui giornali nuovi stralci di comunicazioni. Il quadro, per la magistratura tutta, è tornato plumbeo. Già, perché di colpo si sono squadernati comportamenti al limite del codice deontologico: quello che si «prenota» il posto, quell’altro che cerca raccomandazioni, quell’altro ancora che garantisce collocazioni al ministero. Si mescolano cose minime, come la ricerca di un biglietto dello stadio per il figlio, con atteggiamenti gravi, quali la spinta alla carriera dell’amico. S’è dovuto persino dimettere il capo di gabinetto del ministro, Fulvio Baldi, che al suo amico Palamara certificava che avrebbe sistemato chiunque «perché sennò i nostri che c.... li mettiamo a fare?».
Un quadro deprimente, che ieri faceva dire a un ex Guardasigilli quale Andrea Orlando, Pd: «Le correnti non hanno più nessun tipo di coagulo ideale o culturale, sono aggregati di persone che si sostengono reciprocamente nella loro azione di carriera. Quindi il loro potere credo debba essere limitato».
Alla fine della giornata, non c’è più una maggioranza dentro l’Anm. In Giunta, fuori sia Area sia Unicost, sono rimasti quelli di Davigo. Ci saranno ora 24 ore di riflessione per capire come gestire questa difficile fase elettorale. Le correnti si sono date nuovo appuntamento domani.