il Fatto Quotidiano, 24 maggio 2020
Gallera è l’Assessore Zero
Uno pensa sempre che Giulio Gallera, assessore lombardo alla Sanità, a un certo punto della corsa si sia fermato, abbia capito di non potere più andare a briglia sciolta e abbia chiesto a qualche illuminato di affiancarlo nella comunicazione, perché peggio di così ha fatto solo Francesco Totti quando disse: “Io rispetto l’omofobia”.
Quella di Totti però era una gaffe e lui poverino voleva dire altro, mentre l’aggravante, nel caso di Gallera, è che Gallera di solito intende dire proprio quello che dice. E ne dice talmente tante che spesso, nei dibattiti televisivi, stordisce l’avversario a colpi di: “Non è vero, ho detto anche questo!”, e di solito è vero, perché ormai tra interviste, bollettini e conferenze stampa, ha detto più o meno tutto e il contrario di tutto, eccetto forse “Una volta ho visto il Big foot” e “Heil, Hitler!”. Tra l’altro, siccome adesso i temi sono più “tecnici”, Gallera è particolarmente in difficoltà. È sempre lì, su Lombardia News con lo sguardo dritto e scaltro del gatto che guarda una sparatoria in tv, e il risultato è lo spassoso monologo di venerdì pomeriggio, quando accanto a un tizio tramortito dalle sue spiegazioni, ha dato prova del fatto che l’epidemia passa, Gallera resta, e questo è ciò di cui bisogna avere davvero paura in Lombardia.
Dunque: il tema è questo. Gallera aveva dichiarato una settimana fa che i test sierologici sono inutili e inaffidabili e li sconsigliava. Aveva aggiunto che chi li fa se li paga e se è positivo si paga anche il tampone. Poi ci ha ripensato: se sei positivo ti paghi i test, ma il tampone te lo paga la Regione. Poi ci ha ri-ripensato: paga tutto la Regione – test e tamponi – e la Regione ha iniziato a diffidare alcuni privati dal fare i test. Insomma, sarebbe il caso di fare il tampone a Gallera e capire intanto se sta bene lui. Fatto sta che venerdì su fb inizia il suo monologo: “Da lunedì 11 maggio abbiamo introdotto una strada molto tempestiva della sorveglianza della salute dei nostri cittadini. Adesso se hanno la febbre, vengono messi in isolamento i familiari. È un sistema che sta riscontrando un buon favore. Per le persone che hanno avuto il Covid a domicilio e non sono state tamponate assieme ai loro contatti, abbiamo attivato il test sierologici della Regione Lombardia!”.
A parte quell’impavido utilizzo dell’aggettivo “tempestivo” parlando di un provvedimento che andava preso tre mesi fa, Gallera annuncia la novità dei test ammettendo in sostanza di aver lasciato a casa malate un sacco di persone. Bene, ho pensato. Era ora. Poi aggiunge beato: “Abbiamo già 42.681 concittadini che hanno fatto il test, compresi i conviventi di queste persone. Cosa è emerso? Queste erano in teoria le persone che avevano fatto i Covid a domicilio o che erano i contatti stretti di una persona positiva. Quelli che “Sicuramente io l’ho fatto, ho bisogno di fare un test”. Bene è emerso che di questi 41.000, SOLO 14.530 sono risultati positivi. Quindi il 34%.Vuol dire che le altre persone che ritenevano di avere avuto il Covid o i contatti diretti, quelli che “Io sono stato in casa con un parente che ha avuto il Covid quindi sicuramente ce l’ho avuto anche io”, non lo avevano avuto. Il dato non è così scontato! A Bergamo i positivi risultano essere il 58 per cento, ma ci si immaginava che tutti quelli che avevano manifestato sintomi o erano stati vicini potessero risultare positivi! A Bergamo invece solo il 58%, a Pavia il 41%, a Crema, Cremona e Mantova solo il 38%, a Brescia il 35%, a Milano il 18,4%. Quindi una realtà meno allarmante di quella che i cittadini pensavano di avere!”. Giuro, ha detto tutto questo, comprese le virgole (sbagliate anche quelle, per giunta). In pratica, la Lombardia è piena di fessi che pensavano di avere avuto il Covid e invece SOLO il 58 % dei bergamaschi sottoposti a test l’hanno avuto senza cure e tamponi! Il restante 42% ha disturbato inutilmente la Regione, e che cazzo (a Gallera sfugge inoltre che se uno ha avuto il Covid tre mesi fa potrebbe non avere più un numero significativo di anticorpi, ma vabbè). Ma non è finita qui, va avanti tipo il protagonista del film dell’orrore a cui qualcuno dice “Non andare in quella casa che c’è l’anticristo e lui ci va lo stesso di notte col temporale”:
“Su 81.000 sanitari solo il 13% ha gli anticorpi, a Bergamo il 29, a Brescia il 17, a Milano solo il 9! Questo dato inconfutabile indica che i grandi sforzi della Regione Lombardia hanno tutelato i nostri operatori sanitari!”. Quindi 10.000 sanitari contagiati sono un successo (ci sarebbero anche quelli morti, guariti o tamponati in precedenza, ma vabbè).
Infine, l’apice. Gallera deve spiegare l’rt, l’indice di contagio, ben contento che in Lombardia sia dello 0,51 (in pratica, grazie alle misure di contenimento, ormai 1 persona infetta non ne infetta neanche una). Solo che lui non ha capito cosa sia l’indice di contagio e, soprattutto, la statistica, per cui spiega: “Con lo 0,50 oggi per infettarmi devo trovare due infetti allo stesso momento, e non è così semplice”. In pratica ritiene che l’indice di contagio abbia a che fare non con la statistica, ma con la prossimità: mezza persona contagiosa più mezza contagiosa fa un contagio certo, se incontro quelle due mezze persone. Insomma, qualcuno trovi un mezzo comunicatore per Gallera. E che qualcuno tamponi se non lui, almeno le sue figuracce.