la Repubblica, 24 maggio 2020
Hertz in bancarotta
L’ondata di fallimenti da coronavirus miete vittime sempre più illustri nell’economia americana. Uno dei “cadaveri eccellenti” è Hertz, la numero uno mondiale nel business del rental car, l’autonoleggio. Da ieri ha avviato la procedura di bancarotta negli Usa e in Canada. La Hertz ha visto crollare la propria attività in seguito ai lockdown che negli Stati Uniti e nel mondo hanno ridotto drasticamente la mobilità. È una delle aziende più grosse dall’inizio della pandemia a fare ricorso alla legge Chapter 11, che regola nel diritto americano la messa in liquidazione. La Hertz ad aprile era già diventata insolvente, non essendo riuscita a pagare un rateo di lease ai propri creditori. Di fronte al rifiuto delle banche di concederle altre dilazioni, non ha avuto alternativa alla bancarotta. Complessivamente ha accumulato 19 miliardi di dollari di debiti, di cui 4 miliardi in obbligazioni e il resto sotto forma di lease garantiti dalla sua flotta di autoveicoli. La notizia del suo fallimento aggiunge altri problemi anche per l’industria dell’auto vista l’importanza delle grandi aziende di autonoleggio come clienti. È di ieri anche la notizia che General Motors non riesce a produrre certi modelli nella quantità desiderata, perché mancano componenti essenziali. Ma il modello di business di Hertz, Avis ed altri era già sotto pressione da anni dopo la comparsa sul mercato di Uber e Lyft, le app che fanno parte della share economy, e offrono l’opzione alternativa di autonoleggio con autista. La pandemia li ha messi in crisi tutti insieme: Uber di recente ha avviato il licenziamento del 25% della sua forza lavoro.
La Hertz è un’ultracentenaria, caso non molto frequente nel capitalismo americano che è caratterizzato da un alto turnover. Fu fondata a Chicago nel 1918 e all’inizio si chiamava Rent-a-Car: di fatto divenne sinonimo di autonoleggio, un business all’epoca nascente. Inaugurò nel 1932 il primo deposito di auto presso un aeroporto, lo scalo Midway di Chicago: ben presto il modello “aereo più autonoleggio” sarebbe diventato parte dell’ American Way of Life e una componente essenziale del suo business. Ci furono fasi di eccezionale prosperità, tali da indurre la Ford ad acquisire Hertz in un’epoca in cui le case automobilistiche cercavano un’integrazione del proprio modello industriale assorbendo attività collegate. Oggi Hertz è arrivata a gestire una flotta di 770 mila veicoli. In America è la numero due dietro Enterprise per l’entità della flotta, a livello mondiale è la numero uno.
Il Chapter 11, la più importante delle leggi fallimentari americane, è stata spesso considerata un modello per la sua flessibilità. Consente di alleggerire il peso dei debiti rapidamente, e se possibile ripartire. Perciò spesso si entra e si esce da questa procedura con un’azienda dimagrita — e meno dipendenti – ma in grado di sopravvivere. Il conto lo pagano banche e fornitori che devono rinunciare a molti crediti; però anche queste categorie possono avere interesse ad una procedura che fa rinascere le aziende anziché seppellirle definitivamente. Nel caso della Hertz la liquidazione sarà più complicata del solito. Infatti una parte dei debiti, essendo garantiti dalla flotta di autoveicoli, sono strutturati in filiali separate; e i creditori che hanno finanziato l’acquisto delle auto hanno diritto prioritario ad essere rimborsati. Le difficoltà della Hertz furono chiare già all’inizio dei lockdown nordamericani con l’annuncio di diecimila licenziamenti.