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 2020  maggio 24 Domenica calendario

Il contropiano dei paesi frugali dell’Ue

Un documento dei rigoristi del nord Europa per stracciare il Recovery Fund nella parte in cui prevede 500 miliardi di sussidi a fondo perduto ai Paesi europei più colpiti dal Covid. Ecco la reazione di Olanda, Austria, Danimarca e Svezia al patto tra Macron e Merkel, sostenuto dall’Italia. «Non possiamo essere d’accordo – scrivono – con qualsiasi strumento che porti alla mutualizzazione del debito o a un significativo aumento del bilancio dell’Unione».
Il contropiano dei “frugali” arriva giusto in tempo per mettere pressione sul piano sul Recovery fund che la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, pubblicherà mercoledì. Nel testo, i quattro propongono invece un Emergency Recovery Fund basato sui «prestiti da restituire» e comunque da subordinare a «un forte impegno alle riforme e al quadro finanziario», dal sapore rigorista. «Una recessione così dura – si arrabbia il governo italiano, con il ministro Enzo Amendola – richiede proposte ambiziose come il Recovery Fund. Il documento è inadatto, serve più coraggio dalla Commissione europea».
A dire il vero, l’Italia è convinta di poter spaccare il fronte ostile, giocando di sponda con Parigi e Berlino. La lettera dei “frugali” non contiene cifre e sembra una reazione obbligata al patto sui 500 miliardi tra Macron e Merkel. Per difendere quell’accordo, Giuseppe Conte si è messo in moto.
La prima mossa è gestita dal Pd, visto che i governi danesi e svedesi sono a guida socialista. Nicola Zingaretti – assieme a Emanuele Fiano spinge per un documento dei leader del Pse che metta di fatto alla porta i rigoristi. Un ultimatum che dovrebbe arrivare nelle prossime ore. «Ci stiamo lavorando, serve una posizione forte», si limita a dire Piero Fassino. Ma c’è di più. Amendola vedrà lunedì i suoi omologhi socialisti. Ed è pronto a dare battaglia, ricordando che l’Italia contribuisce al bilancio Ue più dei quattro messi assieme. L’obiettivo di Roma è ammorbidire gli svedesi (che però presiedono un esecutivo di minoranza ostaggio del Parlamento). Quanto ai danesi, sono talmente euroscettici da essere considerati persi alla causa.
Conte sa che deve muoversi anche in prima persona, perché un patto al ribasso rischia di far implodere la maggioranza. Per questo, sentirà nelle prossime ore Sanchez e l’olandese Mark Rutte, a sua volta pressato da Macron e Gozi, della stessa famiglia liberale. A lui dirà che l’Italia userà le risorse a fondo perduto per «riformare il Paese, senza perdere di vista gli equilibri di bilancio». Ma aggiungerà anche che non si può sacrificare la ripresa in nome del solo rigore: «Con la Grecia sappiamo come è andata, non riaccadrà». Di Kurz, invece, si occuperà Angela Merkel, assieme ai verdi tedeschi che lavorano ai fianchi i colleghi di partito austriaci, in coalizione con il Cancelliere di Vienna. A Est, infine, Conte spera di coprirsi per intercessione di Merkel, assecondando le richieste di Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria, che puntano a non ridurre i fondi agricoli e per la coesione. Il nodo, però, resta la tenuta di von der Leyen. A lei il premier chiederà «più coraggio».