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 2020  maggio 23 Sabato calendario

Lo sfogo di Marconi: grazie cari nemici

Il cammino di avvicinamento alla scoperta che gli varrà il Nobel per la Fisica nel 1909 è raccontato da Guglielmo Marconi, con tanto di aneddoti e curiosità, nelle memorie pubblicate dall’editore Pendragon e curate da Gabriele Falciasecca. 
Un dattiloscritto in inglese, ritrovato fra i documenti conservati nella Bodleian Library di Oxford, in cui l’inventore bolognese, allora poco più che ventenne, ripercorre gli anni fra il 1895 e il 1899, a volte usando un tono confidenziale e ironico che ben descrive i rapporti non facili col mondo scientifico. A cominciare dalle schermaglie col professor Oliver Lodge, che gli fu sempre ostile, o col russo Aleksandr Popov, che l’Unione sovietica sostenne essere il vero inventore della radio. 
A proposito degli esperimenti di quest’ultimo, Marconi, tanto per ristabilire le distanze, si limita a constatare gelidamente che «l’apparato usato da Popov richiedeva una scarica elettrica tremenda, come quella che si verifica con un fulmine, e i suoi esperimenti sono stati comunque condotti nel 1895, dopo che io avevo già cominciato i miei». 
Ma è con lo scienziato inglese che Marconi si trova a ingaggiare una sfida giocata sul filo del sarcasmo, quando ricorda: «All’inizio ho avuto l’intero mondo scientifico contro di me, che diceva e faceva ogni cosa che potesse danneggiarmi». Un fuoco nemico dall’esito opposto e contrario, a sentire il futuro premio Nobel, che infatti subito dopo ci tiene a chiarire «che provo grande gratitudine verso di loro per questa opposizione. In particolare desidero ringraziare il professor Lodge che si è continuamente opposto a me. Senza di lui non avrei potuto ottenere neanche la metà del successo che ho avuto. Davvero sono in debito verso di lui più che verso chiunque altri per la sua posizione». 
Non va perso di vista il periodo a cui si riferisce lo scritto, dettato a una dattilografa e probabilmente non destinato alla pubblicazione, come osserva il curatore Falciasecca, studioso di Marconi ed ex presidente dell’omonima fondazione: «Siamo negli anni pionieristici che avrebbero portato alla prima trasmissione transoceanica, è un Marconi ironico che a Londra aveva un avversario, Lodge appunto, che pubblicava articoli furibondi contro di lui ogni volta che presentava le sue novità».
Ma al di là delle polemiche con parte del mondo accademico britannico, queste memorie sono anche la testimonianza dei progressi degli esperimenti del giovane talento italiano nelle trasmissioni radio, ripresi dalla stampa inglese in articoli puntualmente allegati da Marconi. Emerge lo sforzo e la fatica del lavoro di ricerca, come quando si dilunga nel sistema individuato per eliminare le interferenze, ma allo stesso tempo c’è la sicurezza di chi è convinto, un giorno, di riuscire a inviare il segnale radio dall’altra parte dell’oceano, superando la curvatura terrestre (cosa che avvenne nel 1901, ndr): «Con un’antenna abbastanza lunga e con una certa potenza era sicuro di farcela – spiega il curatore -. In realtà poi la ionosfera ha fatto rimbalzare il segnale, e in questo ha avuto fortuna».
Il libro contiene anche un riepilogo marconiano della storia della comunicazione senza fili, da Omero in poi, una lunga premessa utile a capire come la logica digitale, in un certo senso, fosse già praticata da Greci e Romani, dal momento che si servivano di segnalazioni ottiche a distanza con messaggi in codice. Ci sono accenni divertiti ai tentativi di trasmissione wireless tramite lumache, quindi arrivano altre bacchettate, stavolta indirizzate a Tesla, che «vari anni fa, a Londra, aveva profetizzato che si sarebbero trasmessi messaggi attraverso la terra fino all’Australia». Conclusione tranchant: «Poiché Tesla ha stupito il mondo facendo passare una corrente di un milione di volt attraverso il proprio corpo, le sue più stravaganti profezie hanno trovato dei fedeli».
Non mancano considerazioni sulle attribuzioni fasulle di invenzioni geniali, perché «la scienza è piena di esempi di credito mal riposto, ed è quasi una fatica sprecata tentare di correggere gli errori», così ecco l’esempio di Franklin, da tutti considerato il costruttore del primo parafulmine quando invece "Un povero monaco di Boemia ne fabbricò uno diversi anni prima, anche se i contadini lo distrussero perché pensavano che provocasse la siccità…». 
C’è poi una parte dedicata gli articoli entusiastici dei giornali inglesi sugli esiti degli esperimenti su distanze via via più lunghe, fino al resoconto del 6 luglio 1897, quando «il signor Marconi ha illustrato il funzionamento del suo apparecchio per telegrafare senza fili al cospetto del Re e della Regina al Quirinale». Ma siccome anche allora la stampa era capace di fantasie assurde, lo stesso anno si materializzano sul Daily Mail quelle che il nostro scienziato definisce «storie di inauditi miracoli» e «folli predizioni attribuite direttamente a me»: «Marconi prevede di essere capace di far esplodere i depositi della polvere da sparo a bordo delle navi da lunga distanza». Argomenti «ancora più dannosi delle critiche avverse», è il commento incredulo dello scienziato.